Emergenza sanitaria, cosa aspettarsi dal futuro?

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  Redazione
  28 marzo 2023
  4 minuti, 47 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, Specialista in Otorinolaringoiatria e membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Sono stati tre anni che hanno scosso il mondo, la pandemia si è evoluta caratterizzandosi clinicamente con infezioni comuni, ricoveri ospedalieri nei casi più gravi e decessi per distress respiratorio meno frequenti. Altre conseguenze sono state e continuano ad essere l’ansia generata su larghi strati della popolazione e l’isolamento continuo di numerose persone, in maggioranza anziane e con il sistema immunitario indebolito.

Il CDC

Dopo circa 2 anni e mezzo di ricerca scientifica e consumo enorme di mascherine, specie di FFP2, il CDC ha recentemente revocato la loro raccomandazione per il mascheramento perpetuo ed universale.

Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) (Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie) è il più importante organismo di controllo sulla sanità pubblica nel territorio degli Stati Uniti d'America.

Alcune fra le attuali e numerose analisi statistiche effettuate, raccontano la storia scientifica di quanta strada ha fatto la ricerca scientifica occidentale nella terapia e profilassi di questo flagello umanitario.

I casi settimanali di COVID-19 negli USA sono scesi a quasi 171.000 l'8 marzo 2023: un enorme calo rispetto ai 5,6 milioni di casi settimanali segnalati nel gennaio 2022.

I decessi per COVID-19, che hanno raggiunto il picco nel gennaio 2021 a oltre 23.000 a settimana, si sono attestati a 1.862 a settimana l'8 marzo 2023.

Conviene citare gli studi statunitensi in quanto la società americana è molto simile a quella europea e, ancora di più, per la possibilità unica di raccogliere dati sensibili da tutto il territorio nazionale tramite una coordinata rete territoriale ed ospedaliera, legata ai centri di studio e ricerca.

La situazione attuale

Poiché la variante virale “Omicron” è risultata più virulenta di quella precedente, è lecito dedurre che la maggior parte delle persone nel mondo ne sia stata infettata.

Le indagini di siero-prevalenza o la percentuale di persone in una popolazione che presentano nel sangue anticorpi per una malattia infettiva supportano questa logica epidemiologica.

Dopo tanta diffusione del virus, per il momento la pandemia è ad un livello definibile come “stazionario”.

Il passaggio è lontano dal controllo universale della fonte di contagio - in cui ogni incontro del paziente nel sistema comportava l’uso della mascherina, distanziamento e altro - per garantire che tutti fossero e siano ben protetti

La ricerca effettuata dal “Johns Hopkins Hospital” di Baltimora ha riscontrato una "marcata riduzione" del numero di persone giunte all'unità di terapia intensiva a causa del COVID.

Bastano questi dati come testimonianza dell'incredibile potere immunitario che hanno avuto i vaccini sulla popolazione.

Oggi, gli scompensi respiratori che hanno segnato molti casi critici di COVID nel 2020 e nel 2021 sono molto più rari.

Attualmente, che cosa tiene in allarme gli esperti ?

  1. La possibilità che emerga una variante SARS-CoV-2 più virulenta
  2. Potrebbe emergere una nuova sottovariante di Omicron
  3. La nascita di una variante virale capace di ridurre le protezioni immunitarie. Se ciò dovesse accadere, questa nuova variante potrebbe infettare anche le persone già immunizzate contro l’Omicron.

Che fare ?

  1. Attuare una stretta sorveglianza genomica relativa ai ceppi oggi circolanti di SARS-CoV-2 rispetto a quelli esistenti prima della pandemia.
  2. Dati più affidabili e quotidiani hanno anche aiutato di recente ad individuare l'epidemia di virus respiratorio sinciziale (RSV) in età pediatrica e quella causata dai virus influenzali.
  3. La sorveglianza di laboratorio delle acque reflue come sistema di allarme precoce per COVID-19 o altri picchi di virus respiratori può essere utile.
  4. Con più persone che effettuano i test al proprio domicilio, i tassi di positività ai test sono probabilmente sottostimati.
  5. Considerare che i tassi di ospedalizzazione per COVID grave e altre malattie respiratorie rimangono uno dei monitoraggi sanitari più affidabili sulla comunità.

L’importanza della diagnosi differenziale

Un avvertimento è che a volte non è chiaro se il COVID-19 sia la ragione principale per la quale il paziente viene ricoverato in ospedale rispetto a chi entra per un altro motivo patologico e risulta positivo al virus solo al momento del ricovero.

In tali casi il suggerimento più virtuoso consiste nell’utilizzo di più accertamenti intesi a ridurre la probabilità di errori e/o distorsioni associati all’adozione di una singola strategia.

In pratica è necessario esaminare un'intera varietà di test, anche ambientali, per consentirci di elaborare un buon indirizzo diagnostico.

Qualora emergesse il consenso tra le diverse valutazioni – sorveglianza delle acque reflue, ospedalizzazione e positività ai test, potremmo dedurre che sussiste un’epidemia in corso e che dovremmo adottare l’approccio terapeutico più adeguato in campo sanitario.

Dove potremo andare ?

Fare previsioni è sempre stata una procedura sbagliata, così come affidarsi alla proverbiale “speranza”.

La società ha resistito alla tempesta epidemica invernale, della quale ci siamo preoccupati in relazione alla coesistenza della RSV, influenza e COVID.

È certo che in tre anni la ricerca e la terapia antivirale hanno fatto passi avanti straordinari. Al punto che attualmente non si parla più di epidemia, ma di stato endemico.

Infatti, non esistono più condizioni da stato di emergenza-urgenza. Ma è probabile che il COVID in qualche forma sia ancora in circolazione per molto tempo, se non per sempre.

Quindi, un altro problema è quello di intendersi: ovvero la comprensione dipende anche da come venga definita e presentata la pandemia da media non sempre affidabili.

Se per la malattia da Covid-19 si intende una condizione di emergenza sanitaria, è chiaro che ne siamo fuori.

Se invece si intende un’infezione che continua a diffondere ovunque, come comunica falsamente la stampa allarmistica, allora ci staremo dentro ancora per molto tempo.

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