Framing The World, Edizione C

Le principali notizie dal mondo

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  Redazione
  23 gennaio 2023
  23 minuti, 16 secondi

In occasione del 100esimo numero di Framing the World abbiamo raccolto le notizie che hanno cambiato il 2022 e che hanno effetto tutt’oggi. In questo report abbiamo ripreso avvenimenti fondamentali come l’invasione russa dell’Ucraina, le elezioni di midterm degli Stati Uniti e la proiezione internazionale di Xi Jinping al G20 di Bali. Andando invece alla disamina dei quadranti regionali, ci siamo soffermati sullo status delle democrazie in America Latina, sulla crisi securitaria in Sahel e sui cambiamenti in corso in area MENA, rappresentati dalle proteste in Iran. Infine, ma non per importanza, un focus sull’Unione europea con il versamento della prima rata di PNRR all’Italia e la descrizione delle trattative per l’ingresso di nuovi membri dell’Europa orientale. Il tutto collegato agli eventi economici più rilevanti.

Tutto questo e molto altro nel 100° numero di Framing the World!

DIRITTI UMANI

ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE

AFRICA SUB SAHARIANA

AMERICA DEL NORD

AMERICA LATINA

ASIA ED ESTREMO ORIENTE

EUROPA OCCIDENTALE E UNIONE EUROPEA

EUROPA ORIENTALE E RUSSIA

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)

TERRORISMO E SICUREZZA INTERNAZIONALE




DIRITTI UMANI

24 giugno: Usa, la Corte Suprema annulla la sentenza Roe vs Wade. Il 24 giugno, la Corte Suprema ha abolito la sentenza Roe vs Wade che dal 1973 garantiva la tutela costituzionale del diritto all’aborto. La decisione – approvata con 6 voti a favore e 3 contrari - era già nell’aria da quando, nel maggio scorso, era stata pubblicata una bozza redatta dal giudice repubblicano Samuel Alito in cui emergeva la volontà della Corte di annullare la sentenza. Dopo la pubblicazione della sentenza, 9 stati hanno emanato leggi che hanno vietato fin da subito l’aborto nella gran parte dei casi. Ci sono poi altri 9 stati che stanno ancora discutendo della possibilità di vietare o comunque limitare il diritto all’interruzione di gravidanza. Nel caso in cui anche quest’ultimi dovessero porre delle limitazioni, sarebbero più di 37 milioni le donne che non potranno ottenere l’accesso all’aborto nello stato in cui vivono.


16 settembre: Iran, aumentano le proteste dopo la morte di Mahsa Amini. Lo scorso 16 settembre, la 22enne Mahsa Amini è morta a Tehran, dove si trovava in vacanza, dopo 3 giorni di coma. Amini era stata arrestata il 13 settembre dalla ‘polizia morale’ per non aver rispettato la legge sull’obbligo del velo, in vigore dal 1981. La polizia ha da subito negato ogni responsabilità dichiarando che Amini era deceduta a seguito di un infarto. Numerosi medici, però, hanno confermato che le ferite trovate sul suo corpo erano riconducibili ad un pestaggio. La morte di Mahsa Amini ha scatenato proteste in tutto il paese, a cui il regime ha risposto con una dura repressione. Secondo la Human Rights Activists News Agency, al 10 gennaio 2023 almeno 520 persone – di cui 70 bambini – sono state uccise, mentre più di 19 mila sarebbero state arrestate. Tra le morti si ricordano Mohsen Shekari e Majidreza Rahnavard impiccati a dicembre dopo essere stati giudicati colpevoli di “aver dichiarato guerra a Dio”.

Lorenzo Franceschetti



ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE

26 settembre UK, la sterlina affonda. Il cambio sterlina-dollaro è crollato ai minimi dal 1985 (1 £=1.086$) dopo che Kwarteng, il nuovo cancelliere dello scacchiere (ministro dell’economia) del governo Truss, ha presentato in parlamento un pacchetto di tagli alle tasse per £45 miliardi. Le misure includono il maggior taglio di tasse dai tempi della Thatcher, l’eliminazione dell’aliquota del 45% sui redditi più alti e una riduzione della tassazione dei dividendi, con l’obiettivo di innescare un circolo virtuoso di crescita. Il piano ha però preoccupato i mercati per i dubbi sulla sua sostenibilità economica e l’ammontare di nuovo debito richiesto, con la sterlina che ha perso il 3.57% nelle ore successive. Le critiche più dure sono arrivate dall’ex segretario del tesoro americano Summers: L’UK si sta comportando come un mercato emergente che vuole "affondare"("turning into a submerging market”) e sarà ricordata per aver seguito le peggiori politiche macroeconomiche tra le maggiori economie mondiali.

21 novembre: FTX, spariti $10 miliardi. Il problema iniziale di FTX, ovvero la perdita di fiducia di Binance nel token di FTX dopo un articolo di CoinDesk, e la conseguente corsa alla sportello da parte di chi aveva dei wallet presso la piattaforma per circa $6 miliardi, ha rivelato la mancanza di liquidità di FTX. Binance inizialmente accetta di salvare FTX acquistandola ma l’affare salta dopo la rivelazione che diverse agenzie federali stanno investigando la società. Successivamente si scopre come FTX ha prestato indebitamente $10 miliardi di fondi dei clienti ad una società collegata (Alameda Research), “perdendoli” in investimenti sbagliati e in prestiti personali ai fondatori di FTX. La società è ora in stato di bancarotta e il curatore e nuovo CEO John Ray III (già liquidatore di Enron, altro noto scandalo contabile), ha ammesso in una dichiarazione giurata che la situazione è senza precedenti per il livello di compromissione dei sistemi di controllo aziendale.

9 gennaio: Borse, anno da dimenticare. Il 2022 degli investitori si è chiuso con il primo calo annuale dal 2018, con gli indici americani in calo tra il 9% del Dow Jones e il 33% del Nasdaq (il dato peggiore dal 2008), mentre quelli europei in genere contengono i cali (Ftse MIB -15%, Dax 30 -8%, CAC 40 -5%) o addirittura chiudono in positivo (Ftse 100 +3%) grazie al rally autunnale. La performance è però estremamente variegata: se il settore tecnologico è stato bersagliato dalle vendite (Apple -27%, Amazon -50%, Meta, Tesla e PayPal oltre -60%), settori come energia (+59% nonostante il petrolio abbia chiuso l’anno a solo +6%) e aerospaziale e difesa (Northrop e Lockheed +40%) sono stati delle ancore di salvezza. In negativo anche il settore dei bond, che addirittura ha vissuto il quarto peggior anno dal 1700 ad oggi, mentre un ipotetico portafoglio combinato di azioni e bond ottiene il peggior dato dal 1871.

Leonardo Aldeghi




AFRICA SUB SAHARIANA

26 settembre: Guinea Equatoriale, abolita la pena di morte. "La pena di morte è totalmente abolita nella Repubblica della Guinea Equatoriale” così recita la legge del nuovo codice penale firmata dal capo dello Stato. Oltre che essere annunciato dalla televisione nazionale, il testo sopracitato è stato anche postato dal vicepresidente su Twitter, per dare ulteriore visibilità alla notizia. La Guinea Equatoriale è uno dei paesi più chiusi al mondo, governato da un regime totalitario guidato dal Presidente Nguema Mbasogo, tuttavia il piccolo paese africano ha effettuato questo importante passo in avanti per i diritti umani. L’ultima esecuzione ufficiale risale al 2014. Tuttavia il governo nazionale è accusato di detenzioni arbitrarie, sparizioni e torture, e il paese resta sotto il controllo di un regime autoritario.

(Andrea Ghilardi)

7 novembre: Sud Sudan, decine di morti sospette nel Parlamento. Sono più di 50 i decessi di esponenti della camera bassa del parlamento sudsudanese da quando, nell’agosto 2021, l’Assemblea legislativa nazionale di transizione, ovvero la cosiddetta camera bassa del parlamento nazionale, è stata ricostituita. Una media di circa quattro vittime ogni mese, un decesso alla settimana. Come riportato dal sito d’informazione The City Review, questo insolito numero di morti tra le fila dei parlamentari sta suscitando una profonda preoccupazione per l’intero parlamento, come confermato anche dal vicepresidente della commissione parlamentare per gli affari, l’etica e l’integrità dei membri del parlamento, Alier Samuel Ateny, il quale ha sottolineato le importanti ripercussioni che questi decessi hanno sulle attività dell’assemblea e degli uffici ad essa collegati. Sebbene la maggior parte dei deceduti fossero persone anziane, mancate a causa di attacchi di cuore, l’elevato numero suscita comunque sospetti. Questo anche perché in diversi casi il decesso è avvenuto senza che si fosse a conoscenza di particolari patologie.

(Andrea Ghilardi)

10 ottobre: Etiopia, il governo accetta di partecipare ai negoziati con i ribelli del Tigrè. Addis Abeba ha annunciato di aver risposto favorevolmente all'invito dell'Unione Africana a partecipare a colloqui di pace con i ribelli della regione del Tigrè. Non sono stati specificati né la data né il luogo dei negoziati, che , da quanto comunicato dal servizio di comunicazione del governo etiope, sarebbero però già stati decisi. Un tweet di un esponente vicino al primo ministro etiope ha twittato “Il governo dell'Etiopia ha accettato questo invito, in linea con la nostra posizione di principio in merito alla risoluzione pacifica del conflitto e alla necessità di colloqui senza precondizioni”. Dopo una tregua di cinque mesi, che aveva spinto le parti verso dei negoziati di pace, il 24 agosto sono ripresi i combattimenti tra l'esercito federale etiope, sostenuto dalle forze delle regioni vicine e dalle truppe della confinante Eritrea, e i ribelli della regione autonomista del nord. Da molti osservatori il conflitto è visto come lo scontro fra il tentativo del premier Abiy di superare l'attuale federalismo etnico e le resistenze di un'etnia, appunto quella tigrina, che pur costituendo solo il circa 6% dei quasi 120 milioni di etiopi non si rassegna a un ridimensionamento dell'egemonia politico-economica che aveva esercitato sull'intera Etiopia per quasi tre decenni fino al 2018.

(Giulio Ciofini)

Andrea Ghilardi e Giulio Ciofini



AMERICA DEL NORD

17 novembre: Usa, elezioni Midterm. Senato ai Democratici, Camera al Gop. Dopo la vittoria dei democratici al Senato, i repubblicani hanno riconquistato la Camera dopo quattro anni raggiungendo i 218 seggi necessari per la maggioranza. Una maggioranza comunque ridotta: secondo le proiezioni i repubblicani dovrebbero alla fine vincere tra i 218 e i 223 seggi su 435. Il presidente Biden dovrà dunque confrontarsi con un Congresso spaccato.


21 novembre: Casa Bianca 2024, Trump annuncia la ricandidatura. Donald Trump ha annunciato la propria ricandidatura alla Presidenza americana, per la nomination del partito repubblicano, dal suo quartier generale a Mar-a-Lago in Florida. Nessuno finora era mai sceso in campo nei panni di candidato alla Casa Bianca tanto presto, due anni interi prima dell'appuntamento con le urne. “La riscossa comincia adesso, per fare di nuovo grande e gloriosa l'America", ha dichiarato il tycoon.

26 settembre: Usa, revocato all'Afghanistan lo status di alleato strategico. Joe Biden ha revocato all'Afghanistan lo status di "alleato strategico" non membro della Nato. Una misura annunciata già dallo scorso giugno. Lo status speciale era stato assegnato al Paese nel 2012, dall'allora presidente Barack Obama, anni duranti i quali l'Afghanistan ha ricevuto assistenza e addestramento militare. Dal ritiro di tutte le truppe Usa e Nato nell'estate del 2012, coinciso con il ritorno al potere dei talebani, Washington e l'Alleanza Atlantica avevano sospeso ogni supporto a Kabul.

Federico Pani



AMERICA LATINA

30 ottobre: Brasile, Lula vince al ballottaggio. Il 30 ottobre in Brasile si è tenuto il secondo turno elettorale per la carica di Presidente: lo scontro è stato tra l’ex Presidente leader del PT - Partito dei lavoratori - Lula, e l’attuale presidente di destra Bolsonaro. Nonostante gli ultimi sondaggi avessero fatto vacillare le sicurezze di vittoria di Lula, il 77enne ha vinto con il 50,9% dei voti. Nelle sue parole subito dopo la notizia tutta la sua felicità: “Hanno cercato di seppellirmi vivo, ma io sono rinato”.

(Ludovica Costantini)

7 dicembre: Perù, il Presidente Castillo viene deposto e si apre la crisi istituzionale. Il 7 dicembre 2022, poche ore prima della seduta del Congresso nazionale del Perù che avrebbe dovuto votare l’impeachment per il Presidente, Castillo in diretta nazionale ha annunciato lo scioglimento del Congresso, le elezioni anticipate insieme al coprifuoco. In poche ore il Perù è sceso in un vortice di incertezza istituzionale: il Congresso si riunisce e depone Castillo a seguito del suo “auto-golpe”, al suo posto ricopre la carica Dina Boluarte, vice Presidente. Castillo viene arrestato ed iniziano le prime proteste nel Paese, che ad oggi contano più di 50 morti e duri scontri con le Forze Armate.

(Ludovica Costantini)

24 ottobre: Colombia, si cerca di riaprire il dialogo con il maggiore gruppo guerrigliero presente nel paese. Il governo colombiano e il gruppo guerrigliero più grande del paese, l’esercito nazionale di liberazione, hanno annunciato che sono state restaurate delle trattative di pace tra entrambe le parti per la prima volta dal 2018. Le Trattative dovrebbero iniziare nelle prime settimane di novembre, come stabilito a Caracas, ed è da notare che numerosi stati internazionali, in particolare Cuba, il Venezuela e la Norvegia faranno da garanti nella sorveglianza delle trattative interne. L’ELN (Ejército de Liberación Nacional) è stato fondato nel 1960 da studenti, preti cattolici e leader ispirati dalla rivoluzione cubana e dopo l’accordo di pace con la FARC è rimasto il gruppo guerrigliero più importante nel paese.

(Francesco Andrea Rossi)

Ludovica Costantini e Francesco Andrea Rossi

ASIA ED ESTREMO ORIENTE

8 agosto: Sri Lanka, dialogo con l’FMI per contrastare la crisi finanziaria. Il secondo round di negoziati con il Fondo Monetario Internazionale sembrerebbe propendere a favore del Paese asiatico, seriamente indebitato a causa di cattive scelte di politica economica, peggiorate dall’inflazione galoppante che ha ridotto a brandelli il potere d’acquisto degli Srilankesi. La questione finanziaria, però, non riguarda solo Colombo, ma interessa anche Pechino; nello specifico, la Cina sarebbe esposta per un quinto del debito totale dello Sri Lanka, dovuto al grande numero di investimenti in infrastrutture. L’infrastruttura di vitale importanza per Pechino è il porto di Hambantota, in leasing dal 2017 per 99 anni, uno dei punti centrali della Belt Road Initiative cinese, nella sua versione marittima. La presenza cinese in Sri Lanka viene guardata con preoccupazione dagli altri players in Indo-Pacifico quali Giappone e India, la quale sta cercando di riconquistare un ruolo nella ristrutturazione del tessuto economico-finanziario dell’isola.

(Sara Oldani)

21 novembre: Corea del Nord, nuovo test missilistico a largo delle coste giapponesi. Secondo quanto riportato dalle autorità giapponesi e sudcoreane, Pyongyang avrebbe testato un secondo missile balistico intercontinentale in meno di un mese. In relazione alle analisi condotte sulla traiettoria del missile e sul peso di un’eventuale arma trasportata, con un’angolazione diversa, lo stesso avrebbe potuto raggiungere un’altitudine più bassa includendo un raggio di azione di quasi 15.000 km di distanza, arrivando così a costituire una minaccia per gli stessi Stati Uniti. Proprio l’incremento del supporto militare di questi ultimi nei confronti di Tokyo e Seoul è stato aspramente criticato dal regime nordcoreano, il quale, nella giornata di giovedì, aveva minacciato “azioni militari feroci”.

(Davide Shahhosseini)

15-16 novembre: Cina, gli incontri di Xi durante il G20 di Bali. Lo scorso 15 e 16 novembre si è tenuta a Bali, Indonesia, la diciassettesima edizione del Summit del G20, quest’anno dedicato a tre macro-temi: la transizione energetica, la salute globale e la trasformazione digitale. Diversi incontri tenuti da Xi Jinping con i leader dei Paesi partecipanti in questi giorni hanno suscitato interesse e attenzione mediatica. Tra essi vi è sicuramente la discussione tra Xi e il premier canadese Justin Trudeau, ripresa in un video che mostra il leader cinese esprimere il proprio disappunto per la circolazione sui media dei contenuti della loro conversazione avvenuta il 15 novembre ai margini della conferenza. Inoltre, Xi Jinping ha incontrato bilateralmente Emmanuel Macron, a cui avrebbe riferito la posizione di Pechino circa la crisi ucraina, che parrebbe spingere per un cessate il fuoco. Il presidente cinese avrebbe espresso l’auspicio che Parigi sollecitasse un ambiente commerciale più equo e non discriminatorio per lo sviluppo delle imprese cinesi in Francia.

(Laura Salvemini)

Laura Salvemini, Davide Shahhosseini e Sara Oldani

EUROPA OCCIDENTALE E UNIONE EUROPEA

16 marzo: La Russia non fa più parte del Consiglio d'Europa. Il 16 marzo 2022 il Consiglio d'Europa ha decretato l'esclusione della Russia in seguito all'invasione dell'Ucraina. Dopo aver consultato l’Assemblea parlamentare, il Comitato dei Ministri, nel quadro della procedura avviata in virtù dell’art. 8 dello Statuto del Consiglio d’Europa, ha stabilito l’esclusione della Federazione russa dall’organizzazione. Tuttavia, Mosca ne è ufficialmente uscita "in autonomia", annunciando il proprio ritiro prima della dichiarazione del Comitato dei Ministri, avvenuta il 15 marzo 2022. La Russia ha anche comunicato l'intenzione di denunciare la Convenzione Europea dei Diritti Umani, così di fatto terminando la giurisdizione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul suo territorio. Il 13 ottobre 2022, l’Assemblea parlamentare dell’organizzazione ha chiesto a tutti gli Stati membri di "dichiarare l'attuale regime russo come regime terrorista”; la richiesta è passata quasi all’unanimità. A novembre 2022, Putin ha ufficializzato il ritiro della Russia dall’organizzazione firmando un decreto per la rimozione di Ivan Soltanovsky dalla carica di rappresentante permanente di Mosca presso il Consiglio d’Europa. La Russia aveva aderito al Consiglio d’Europa il 28 febbraio 1996.

Primavera 2022: Coronavirus, nel 2022 restrizioni rimosse in numerosi Paesi europei. Nonostante in Italia e in altri Paesi europei durante la primavera 2022 si stesse assistendo ad un aumento dei casi di Covid-19, dovuto anche alla rapida circolazione della sottovariante BA.2 di Omicron, molti stati dell'Unione hanno dato il via al progressivo abbandono delle restrizioni. In Italia, il Consiglio dei Ministri ha disposto al 31 marzo 2022 la chiusura dello stato di emergenza dichiarato il 31 gennaio 2020 e presentato un decreto per il graduale superamento di tutte le misure di contrasto alla diffusione del virus. Nel 2022 per molti Paesi lo scopo è stato infatti quello di uscire dalla fase di emergenza. A partire dall'estate, nella maggior parte dei Paesi europei, le principali restrizioni erano state gradualmente superate. Tuttavia data la recrudescenza del virus in Cina alla fine del 2022, l'Europa mira ora ad implementare iniziative che creino un argine per limitare gli impatti della nuova ondata di infezioni in seguito allo stop della politica "zero Covid" in Cina.

Aprile, Novembre 2022: Pnrr, versate nel 2022 dall'Unione Europea le prime due rate all'Italia. Come annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen, lo scorso 13 aprile la Commissione Europea ha versato la prima rata da 21 miliardi di euro all'Italia per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Lo sblocco del pagamento arriva in seguito alla valutazione positiva della richiesta, presentata dall’Italia nel dicembre 2022, che ha certificato il raggiungimento degli obiettivi per il 2021. Lo scorso novembre l’UE ha dato il via al pagamento della seconda rata, mentre ad inizio 2023 la Commissione Europea ha ricevuto dall’Italia la richiesta per la terza tranche da 19 miliardi. Alla Commissione spetta ora valutare il raggiungimento da parte dell’Italia degli obiettivi richiesti per questo terzo pagamento. Verrà anche valutato il lavoro effettuato negli ultimi mesi dal governo Meloni, presidente del Consiglio dopo le elezioni del 25 settembre 2022. Il nuovo governo ha tra gli obiettivi per il 2023 quello di rendere più fluida e celere la capacità di utilizzo di questi fondi e rafforzare la collaborazione tra Italia e UE nell’ ambito del progetto NextGenerationEU.


Bianca Franzini

EUROPA CENTRO-ORIENTALE E RUSSIA

21 Novembre: Ucraina, i bombardamenti russi delle ultime settimane puntano alle risorse energetiche del paese. Come gia descritto nelle scorse settimane, dallo scorso Novembre la Russia ha attaccato con bombardamenti e droni, infrastrutture e centrali energetiche al fine di rallentare il sostentamento della guerra da parte dell’Ucraina. L’ultimo di questi attacchi, avvenuto lo scorso 14 Gennaio, ha avuto come obiettivo delle infrastrutture energetiche nel distretto di Dniprovsky a pochi chilometri di distanza dal centro di Kyiv. L’attacco ha danneggiato solamente per poche ore la rete energetica del distretto, colpendo però ben 18 appartamenti nell’area circostante. Da quando tali attacchi hanno iniziato ad essere più frequenti, la maggior parte dei paesi che supportano l’Ucraina hanno incluso nei pacchetti di aiuti, un gran numero di generatori; L’ultimo grande gruppo di 1300 generatori e stato donato dagli Emirati Arabi lo scorso 6 gennaio. L’immediata inclusione di generatori nei pacchetti di aiuti, ha permesso all’Ucraina di ristabilire rapidamente la rete energetica, fortemente danneggiata dagli attacchi russi dello scorso Novembre. Analizzandone gli effetti, la strategia russa non sembrerebbe aver avuto gli effetti desiderati: i maggiori operatori energetici del paese – DTEK ed Ukrenergo – hanno prontamente riparato i danni subiti alle loro infrastrutture lungo tutto il territorio nazionale mentre, a seguito dei danni inflitti ai civili, ulteriori aspre condanne contro l’aggressione Russa son piovute da parte della comunità internazionale.

(Rosario Giorgio Maria Saffioti)

Giugno, luglio 2022: Macedonia del Nord, la sfida verso l’integrazione europea. La Macedonia del Nord, nonostante sia sempre più determinata ad entrare nell’Unione europea, continua ad incontrare ostacoli nella sua integrazione. I blocchi nel proseguire il suo cammino nel diventare un Paese comunitario sono dovuti al fatto che il Paese non riconosce la minoranza bulgara, una tra le più importanti a livello etnico. Di recente, il Parlamento macedone ha approvato la proposta francese di inserire la minoranza bulgara nella sua Costituzione. Alcuni partiti politici macedoni si sono opposti a questa decisione, chiedendo la possibilità di un referendum ai propri cittadini.

(Francesco Andrea Rossi)

Francesco Andrea Rossi e Rosario Giorgio Maria Saffioti


MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)

1 novembre: Israele, il ritorno di Re Bibi. La coalizione di destra guidata dal leader Benjamin Netanyahu ha ottenuto una decisiva vittoria alle elezioni israeliane del primo novembre. Ma i veri vincitori di questa tornata elettorale sono gli alleati di Netanyahu. In particolare, avanzano il partito ultraortodosso Shas e la coalizione di partiti estremisti, riuniti sotto il cartello elettorale Sionismo Religioso. La coalizione di destra ottiene in totale 64 seggi, assicurandosi quindi una solida maggioranza. Anche il partito liberale del principale avversario di Bibi e attuale capo di governo, Yair Lapid, aumenta i propri consensi, mentre i suoi alleati di destra e di sinistra subiscono una sonora sconfitta elettorale. I laburisti, il cartello elettorale di Benny Gantz e Gideon Sa’ar e il partito nazionalista laico di Lieberman perdono alcuni seggi. Gli islamisti aumentano i consensi mentre uno dei due partiti nazionalisti arabi non passa la soglia dello sbarramento, come il partito progressista Meretz.

(Michele Magistretti)

30 giugno: Tunisia, pubblicata la bozza costituzionale. Il 30 giugno è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il progetto della nuova Costituzione tunisina, esito di consultazioni “popolari” su piattaforma online come indicato dall’attuale Presidente della Repubblica Kais Saied. Suddetta bozza sarà vagliata dai cittadini il 25 luglio per mezzo di un referendum, il quale non prevede un quorum e una fase successiva qualora prevalgano i “no”. Si tratta in ogni caso di un passaggio importante per la storia politica tunisina, in quanto si andrebbe a mettere nero su bianco il nuovo equilibrio di poteri, palesemente sbilanciato nei confronti del Presidente. Le difficoltà politiche, economiche e sociali – il cui capro espiatorio risulta essere il partito dell’islam politico Ennahda – secondo l’ottica di Saied e i suoi sostenitori, possono essere risolte con l’adozione di un sistema di tipo presidenziale, con un ruolo forte e determinante del Presidente della Repubblica che nominerebbe un capo di governo senza necessità di assicurarsi la fiducia del Parlamento. Inoltre, in base al draft costituzionale, verrebbe ridimensionato il potere sia del Parlamento, affiancato da un “Consiglio nazionale, regionale e territoriale”, sia della magistratura che deterrebbe di una mera “funzione”. Il rischio di una deriva autoritaria è nell’aria, ma buona parte dei tunisini appoggia il Presidente in quanto ritiene che il sistema di pesi e contrappesi democratici della Costituzione del 2014 non abbia funzionato.

(Sara Oldani)

20 novembre: Qatar, si aprono i Mondiali 2022. Domenica 20 novembre si è celebrata la cerimonia di apertura dei Mondiali 2022, per la prima volta nella storia in un Paese arabo medio-orientale. L’importante competizione calcistica è un grande successo per il piccolo emirato islamico che ha aumentato il suo soft power a livello regionale e internazionale. Tuttavia, sono state rilevate delle criticità in merito allo standard dei diritti umani nel Paese, allo sfruttamento dei lavoratori migranti per le attività edilizie legate ai Mondiali e al divieto di vendita di alcolici negli stadi. Il ministro degli esteri qatarino Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani ha definito le critiche, perlopiù provenienti da esponenti politici dei Paesi occidentali, “ipocrite” e “prive di valore”. Nonostante la demonizzazione in atto – non considerata la priorità durante la stipula di accordi energetici con l’emirato – infatti, sono stati venduti il 97% dei biglietti e la maggior parte degli acquirenti proviene proprio dall’Europa. Il boicottaggio non terrebbe conto di alcune importanti riforme avvenute nel Paese, come l’abolizione del sistema della kafala in base al quale il dipendente non poteva cambiare occupazione senza l’autorizzazione del datore di lavoro (con conseguenze impattanti sulla libertà personale).

(Sara Oldani)



Michele Magistretti e Sara Oldani




TERRORISMO E SICUREZZA INTERNAZIONALE

24 febbraio: Ha inizio “l'operazione speciale” russa in Ucraina. Pochi giorni dopo il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk, Mosca ha dato il via alla cosiddetta “Operazione Speciale”, nonché l’incursione in territorio ucraino di più di 150 mila unità. Nella versione del Cremlino, l'intervento bellico era mirato a mettere in sicurezza la minoranza russofona del Donbass, la stessa, secondo Mosca, divenuta target di un programma genocida concepito da forze politiche ostili alla Russia. Tuttavia, l’accerchiamento della capitale ucraina e il tentativo di occupazione rivelano sin dal principio la reale portata dei piani del Cremlino. L’obiettivo russo, come si può osservare oggi a posteriori, non si limitava ad assicurare un controllo delle regioni orientali, bensì mirava a rovesciare l’attuale leadership politica, al fine di reintegrare Kiev nell’orbita russa. La decisione del presidente ucraino Zelensky di non abbandonare il paese, congiuntamente al supporto finanziario e militare di NATO ed Unione Europea, hanno scongiurato la disfatta di Kiev e permesso a quest’ultima di lanciare una controffensiva, consentendole di riconquistare più del 50% dei suoi territori. Alle difficoltà incontrate sul campo, la Russia ha risposto dapprima con la mobilitazione parziale, richiamando 300 mila riservisti, e successivamente con la firma, da parte di Putin, dei protocolli di annessione degli òblast di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, ponendo quest’ultimi, de jure, sotto il suo ombrello nucleare. La contromossa di Zelensky alle annessioni è stata la firma della domanda di adesione “accelerata” alla NATO; tuttavia, Washington, al fine di scongiurare uno scontro aperto con Mosca, ha assunto una posizione molto cauta nei confronti della richiesta di Zelensky, escludendo, sino ad oggi, ogni sorta di “corsia preferenziale” all’ingresso di Kiev nell’Alleanza.

(Davide Shahhosseini)

Gennaio 2022: i mercenari della Wagner si stabiliscono in Mali. Nei primi mesi del 2022 ha fatto il suo ingresso in Mali l’ormai celebre compagnia paramilitare Wagner, strumento spesso utilizzato in passato dal governo russo per intervenire in aree di conflitto come l’Ucraina, la Libia e la Siria. L’arrivo dei mercenari è avvenuto dopo un periodo di forte tensione tra la giunta militare al potere a Bamako ed il governo francese. Già nel corso del 2021 Emmanuel Macron aveva ridotto considerevolmente gli effettivi dell’operazione Barkhane, attiva in Mali dal 2012 per combattere la rivolta jihadista. Il compito della Wagner sarebbe quindi quello di sostituire la Francia nella lotta contro i gruppi islamisti. La risposta occidentale è stata di ferma condanna. Parigi in febbraio ha annunciato il ritiro completo delle proprie truppe entro sei mesi, cosa effettivamente avvenuta nel novembre 2022. Nel frattempo, diversi paesi europei hanno abbandonato la missione di pace ONU MINUSMA, che ora rischia di non essere rinnovata. La presenza della Wagner in Mali rientra quindi in un più ampio confronto tra la Federazione russa ed i paesi occidentali, in una zona del mondo come il Sahel, storicamente sotto l’influenza francese.

(Francesco Lorenzini)

Davide Shahhosseini e Francesco Lorenzini



Framing The World è un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.

Alessandra Tamponi: Asia ed Estremo Oriente

Andrea Ghilardi: Africa Sub-Sahariana

Bianca Franzini: Europa Occidentale e Unione Europea

Chiara Giovannoni: Diritti Umani

Davide Shahhosseini: Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Elisa Maggiore: America Latina

Federico Pani: America del Nord

Francesco Lorenzini: Medio Oriente e Nord Africa, Terrorismo e Sicurezza Internazionale

Francesco Rossi: America Latina, Europa Centro-Orientale e Russia

Giulio Ciofini: Africa Sub-Sahariana

Laura Salvemini: Asia ed Estremo Oriente

Leonardo Aldeghi: Economia e Finanza Internazionale

Lorenzo Franceschetti: Diritti Umani

Ludovica Costantini: America Latina

Michele Magistretti: Medio Oriente e Nord Africa

Rosario Giorgio Maria Saffioti: Europea Centro-Orientale e Russia

Samuele Abrami: Medio Oriente e Nord Africa

Sara Oldani: Medio Oriente e Nord Africa



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