I danni del cambiamento climatico sono anche economici

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  Valeria Fraquelli
  10 maggio 2024
  4 minuti, 32 secondi

Il cambiamento climatico produce tantissimi danni, lo sappiamo tutti e lo vediamo ogni giorno con ondate di caldo e di freddo, eventi meteorologici estremi e improvvise tempeste di sabbia, o ancora le inondazioni che hanno colpito Dubai causando moltissimi danni.

Non ci viene spontaneo pensarlo, ma tutte le volte che siamo alle prese con l’ennesima emergenza, dovuta ai capricci del clima impazzito, spendiamo dei soldi che potremmo risparmiare, se solo fossimo più attenti all’ambiente.

Gli esperti del National Geographic sottolineano che “siccità e ondate di calore stanno uccidendo alberi e coralli; l’aumento del livello del mare sta obbligando gli abitanti delle aree più vulnerabili a lasciare le proprie case e le condizioni metereologiche estreme potrebbero aumentare la probabilità di conflitti violenti. Se non viene fermato in tempo il riscaldamento globale potrebbe portare all’estinzione della metà delle specie terrestri, alla diffusione della malnutrizione in tutte le aree più deboli del globo e ad una frequenza sempre maggiore di scenari climatici estremi”. A pagare il prezzo maggiore saranno i giovani e le donne, insieme alle minoranze etniche, quella parte di popolazione più vulnerabile che ha meno risorse per affrontare le difficoltà.

Ecco perché è più che mai urgente la transizione ecologica, nel lungo periodo costa meno e permette di aumentare la produttività, di migliorare la nostra salute e del nostro pianeta e di risparmiare parecchio.

Secondo un rapporto del McKinsey Global Studies, “oggi si spendono poco meno di 6 milioni di dollari, ma se ne dovrebbero spendere più di 9 per mettersi sulla traiettoria che porta alla neutralità climatica a metà secolo. Secondo IRENA i costi della sola transizione energetica dovrebbero essere di circa 5.000 miliardi di dollari l’anno, mentre nel 2022 gli investimenti in fonti rinnovabili si sono assestati intorno ai 1.300 miliardi di dollari”.

Anche se dovessimo ridurre le nostre emissioni di gas climalteranti, questo potrebbe non fermare il circolo vizioso che abbiamo creato. Infatti, gli esperti sottolineano che “l'economia mondiale è destinata a una riduzione del reddito del 19% fino al 2050 a causa dei cambiamenti climatici. In Italia il reddito medio si ridurrà del 15%, di più che in Francia (13%), ma meno che in Grecia (17%) e Spagna (18%). Complessivamente, i danni annuali globali sono stimati in 38 mila miliardi di dollari. È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato su 'Nature' firmato da tre ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impacts Research”.

Sono le infrastrutture a essere maggiormente colpite dal cambiamento climatico: strade, ponti, ferrovie e porti sono a rischio e, nel caso in cui ricevessero troppe sollecitazioni non resisterebbero, danneggiandosi e deteriorandosi.
Per coloro che devono gestire queste infrastrutture e occuparsi della manutenzione, i costi negli ultimi anni sono aumentati enormemente e se continuiamo così saranno sempre più alti, avremo strutture sempre meno efficienti, che si deteriorano facilmente, che sono sempre più difficili da riparare e tutto si ripercuoterà inevitabilmente sugli utenti.

Lo stesso si può dire anche per la rete elettrica, idrica e fognaria, che saranno sempre più instabili e a rischio di guasti, inoltre, i costi di gestione aumenteranno notevolmente e, di conseguenza, anche le bollette che l’utente finale si ritroverà a dover pagare per il servizio.

Dei costi economici del cambiamento climatico si è già accennato all’inizio dell’articolo, ma è necessario ritornare sull’argomento: il clima che cambia rende tutte le infrastrutture, le nostre case, le nostre vite più fragili e aumentano in misura esponenziale i costi per mantenere il nostro stile di vita inalterato; tutti soldi che, se solo riuscissimo a vivere in maniera più sostenibile, potremo tranquillamente risparmiare.

Dobbiamo essere consapevoli del fatto che il cambiamento climatico impoverisce la popolazione: è una pura illusione pensare che continuando così si potrà risparmiare, perché, a lungo andare, tutti i nostri risparmi se ne andranno in spese destinate a risanare i danni provocati dal clima impazzito, e i costi saranno altissimi.

Aumenteranno i danni all’agricoltura e una conseguente mancanza di cibo penalizzerà le persone più in difficoltà, le più fragili, che non hanno mezzi sufficienti per far fronte a una nuova e drammatica realtà. Nei Paesi più poveri ci sono già guerre per avere accesso all’acqua o ai cereali per fare il pane e non è escluso che tra qualche anno situazioni simili potranno verificarsi anche nelle nostre periferie.

Ovviamente, aumenteranno anche i danni al settore turistico, il fiore all’occhiello del nostro Paese, e tanti luoghi da sogno, che ogni anno scegliamo come meta delle nostre vacanze, come ad esempio la nostra meravigliosa Venezia, andranno persi per sempre inghiottiti dalle acque a causa dell’innalzamento dei mari.

In conclusione sarebbe meglio ridurre le nostre emissioni adesso, prima che sia troppo tardi.


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L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

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