Il costo nascosto di Schengen

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  Francesca Bellini
  27 gennaio 2023
  4 minuti, 5 secondi

Era il 2013 quando la Croazia entrava ufficialmente all’interno dell’Unione Europea. Il primo gennaio 2023, dieci anni dopo quell’ingresso, il governo di Zagabria ha festeggiato l'adozione dell’euro, in sostituzione alla storica Kuna croata, assieme all’ ingresso nella zona Schengen, l’area all’interno dell’Unione Europea in cui i Paesi aderenti hanno abolito i propri confini permettendo la libera circolazione di merci e persone provenienti dagli stati membri. Si tratta di un importante traguardo per la Croazia che entra a pieno titolo nell’Unione Europea, sperando, tra le altre cose, di incrementare il proprio settore turistico (già indice del 20% del proprio PIL) grazie alla rimozione delle code al confine e alla possibilità di poter pagare con l’euro (Ceran, 2023).

Ma quanto vale l’ingresso in Schengen? Le vicine Romania e Bulgaria, anche loro da anni sulla lista d’attesa, si sono viste rifiutare l’ingresso in Schengen per un veto imposto da Austria e Paesi Bassi. In particolare, Vienna ha contestato a Bucarest e Sofia la capacità di soddisfare uno dei requisiti fondamentali per l’accesso: la protezione delle frontiere. Il ministro dell’Interno austriaco, Gerhard Karner, ha infatti denunciato l’ingresso nel proprio territorio di 100mila migranti irregolari, 75mila dei quali non registrati, che per Karner il 40% transiterebbero proprio da Bulgaria e Romania (Genovese, 2023). 

Il passaggio di queste persone avviene attraverso la rotta balcanica, percorso che passando dalla Turchia permette di risalire fino ai confini UE. Agli stati che desiderano entrare a far parte di Schengen viene chiesto di dimostrare la propria capacità di bloccare l’ingresso ai migranti irregolari, per proteggere la suddetta “Fortezza Europa”. Difatti, in questi anni Zagabria si è distinta per il duro trattamento riservato alle persone sorprese nel tentativo di attraversare la frontiera, porta di accesso per entrare in Unione Europea, passando da Serbia e Bosnia. E se la Bosnia svolgeva il ruolo di paese-transito, facilmente accessibile, Zagabria negli anni ha rappresentato l’ostacolo maggiore (Siragusa, 2022:36). 

Il Presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà, ex presidente dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, Gianfranco Schiavone ha definito la strategia europea ‘esternalizzazione della frontiera’ (Schiavone, 2022:8). Paesi esterni all’Unione, come per esempio Bosnia e Serbia, vengono assoldati per la costruzione di campi che contengono gli individui che da Afghanistan, Pakistan, Siria, Burundi, India, si incamminano sognando un futuro migliore in Europa. Il campo di Lipa, per esempio, con una capienza di 1.500 posti letto, è una delle strutture finanziate dall’UE (54%), insieme ai governi di Austria (20.9%), Germania (19.2%), Svizzera (6%), Italia (2.5%) e dalla Banca Centrale Europea (2.25%) (Clementi, 2021:17). Sulla carta campi di ‘transito’, realizzati come punto di stop nel corso del viaggio per raggiungere l’Europa centrale, nella realtà però campi di confinamento che trattengono gli indesiderati del Continente: perché quale transito può esistere con una frontiera serrata? (Schiavone, 2022:12). È una forma di neocolonialismo europeo, prendere stati terzi, per svolgere il "lavoro sporco" dell’UE, nascondendone i misfatti e le irregolarità. Come denunciato dal giornalista Luca Rondi (2022), la direzione di Bruxelles è chiara: tenere gli indesiderati lontani dai propri confini. E per farlo si ricorre a diverse soluzioni. Ad esempio, con i fondi di assistenza preadesione (Ipa) le istituzioni europee sostengono con investimenti i Paesi candidati o potenzialmente candidati ad entrare nell’Unione, ottenendo in cambio diversi benefici, tra cui quello di poter dettare l’agenda in materia di gestione del fenomeno migratorio, incoraggiando politiche di confinamento e respingimento. “Do ut des”, questa è la strategia europea: do a te perché tu dia a me (Rondi, 2022).

Come denunciato dal giornalista Valerio Nicolosi nel suo ultimo libro inchiesta “Il gioco sporco”, in questi anni il "game", espressione impiegata per indicare il viaggio irregolare dei migranti verso la frontiera dell'UE, poteva avere due esiti: la vittoria, e l’ingresso nel territorio europeo, oppure l’incontro con la polizia croata e le botte, le rapine, le umiliazioni e gli annessi respingimenti che ne conseguivano (2023:90). Questo gioco lo ha vinto la Croazia e Schengen è il suo premio. Ma a che prezzo?


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Le fonti utilizzate per la stesura dell'articolo sono consultabili ai seguenti link

Ceran, Mia, 2023. “La Croazia diventa più europea. Dubai rivede la tassazione degli alcolici”, The Essential, Will Italia

Clementi, Anna [et al.], 2021. "Lipa, the camp where Europe fails", Rivolti ai Balcani

Genovese, Vincenzo, 2023. “La Croazia entra in Schengen, Bulgaria e Romania restano fuori”, Euronews [https://it.euronews.com/my-europe/2022/12/08/niente-schengen-per-bulgaria-e-romania]

Nicolosi, Valerio, 2023. “Il gioco sporco”, Rizzoli

Rondi, Luca, 2022. “I campi di confinamento voluti dall’Unione Europea per bloccare i migranti”, Altreconomia [https://altreconomia.it/i-campi-di-confinamento-voluti-dallunione-europea-per-bloccare-i-migranti/]

Siragusa, Marco, Tano Luigi, Tondo, Lorenzo (a cura di Martina Napolitano), 2022. "Capire la Rotta Balcanica", Bottega Errante Edizioni

Schiavone, Ginafranco, 2021. “L’asilo dà diritto a concessione”, in Respinti, ed. Facchini, Duccio, Rondi, Luca, Altreconomia, (7-16)

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Francesca Bellini

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Diritti umani migrazione Schengen croazia Unione Europea