La Cina ha avviato il ricorso all'OMC contro i dazi europei. Come funziona la procedura?

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  Michele Bodei
  07 novembre 2024
  5 minuti, 38 secondi

La Cina ha presentato ricorso all'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) contro i nuovi dazi europei sulle auto elettriche importate. Bruxelles ha recentemente introdotto le misure dopo aver accusato Pechino di sostenere le esportazioni dei produttori cinesi con sovvenzioni ingenti, a danno della concorrenza europea. La risposta del governo cinese non ha tardato, e ha definito i dazi una forma di protezionismo che ostacola il mercato sostenibile e colpisce ingiustamente le imprese cinesi, come BYD e Geely.

Cos’è l’OMC?

L’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) è un’organizzazione internazionale globale che oggi rappresenta il fulcro del sistema commerciale internazionale, promotrice della cooperazione economica e della risoluzione delle controversie controversie tra stati. Fondata il 1° gennaio 1995 con l’entrata in vigore della Dichiarazione di Marrakech, l’OMC ha rimpiazzato il General Agreement on Tariffs and Trade (GATT), accordo che dal 1948 mirava a ridurre barriere tariffarie per facilitare il commercio globale.

Con sede a Ginevra e composta da 164 membri, l'OMC copre oggi il 98% del commercio globale e lavora come forum per la negoziazione di accordi, la supervisione di politiche commerciali nazionali e la risoluzione delle dispute commerciali tra i Paesi membri. Il principio fondamentale dell’organizzazione è la non discriminazione, declinato nella regola della “nazione più favorita” e del “trattamento nazionale”. Ciò significa che ogni paese membro deve riservare agli altri lo stesso trattamento concesso al partner commerciale preferito, e trattare i beni importati come quelli nazionali una volta superata la dogana.

Antidumping: perché Bruxelles ha imposto i dazi?

L’introduzione dei dazi da parte dell’Unione Europea (UE) sui veicoli elettrici cinesi fa parte di una misura detta “antidumping”. Secondo Bruxelles le sovvenzioni di Pechino permettono alle aziende cinesi di entrare nei mercati europei a prezzi considerevolmente bassi e a condizioni che sfavoriscono le aziende europee in modo sleale. I nuovi dazi, che vanno dal 17% al 35,3% a seconda del produttore, resteranno in vigore per cinque anni e sono giustificati dall’UE come una risposta alla distorsione del mercato, in linea con la politica commerciale dell’Unione e con le regole del commercio internazionale che regolano il dumping.

E’ comunque prevista una procedura antidumping dagli accordi internazionali come quelli dell’OMC e consente ai Paesi di applicare dazi temporanei su prodotti sovvenzionati che danneggiano l'industria locale. Tuttavia, Bruxelles ha preferito evitare di portare la questione direttamente al tavolo dell'OMC. La motivazione sarebbe legata ai lunghi tempi di risoluzione dei contenziosi presso questa organizzazione.

In cosa consistono le accuse di Pechino?

La Cina sostiene che l’UE non ha seguito la procedura di valutazione imparziale necessaria per stabilire un effettivo danno per l’industria automobilistica europea, un requisito chiave nelle norme di anti-dumping stabilite dall'OMC.

Nel suo ricorso, Pechino richiama le norme degli Accordi sui Sussidi e le Misure Compensative (ASCM) – sempre dell’OMC - che regolano l'applicazione dei dazi solo in presenza di un danno dimostrabile causato da sussidi dannosi. A questo si aggiungerebbero le violazioni dei principi di non discriminazione e di parità di trattamento, sanciti dagli stessi accordi.

Come funziona la procedura?

La procedura segue un percorso strutturato e scandito da tempistiche precise.

1. Richiesta di Consultazioni. La procedura inizia con la richiesta formale di consultazioni, presentata dalla Cina, che rappresenta il primo tentativo di risoluzione amichevole della disputa. In questa fase, le parti coinvolte (Cina e UE) hanno un periodo di 60 giorni per dialogare e cercare una soluzione consensuale che possa evitare ulteriori escalation. Le consultazioni sono obbligatorie, e solo se queste non portano a un accordo, la Cina potrà procedere allo step successivo.

2. Costituzione di un Panel. Se le consultazioni falliscono, la Cina può richiedere all’OMC la costituzione di un “panel” di esperti indipendenti per valutare il caso. Questo comitato viene di solito formato entro un periodo di 30 giorni dalla richiesta. Il panel esamina il caso sulla base delle normative del sistema OMC e degli accordi sottoscritti dai membri (come il GATT e l'Accordo sulle Sovvenzioni e sulle Misure Compensative). L'intero processo di esame può richiedere dai 6 ai 9 mesi per arrivare a una conclusione, ma la tempistica può estendersi ulteriormente per controversie complesse.

3. Appello (se necessario). Se una delle parti non è soddisfatta della decisione del panel, può fare appello alla Divisione d'Appello dell'OMC, che normalmente ha 60-90 giorni per esaminare il caso. Tuttavia, attualmente, il funzionamento della divisione è sospeso a causa di un blocco nella nomina dei giudici da parte degli Stati Uniti, rendendo incerto il completamento di questa fase in tempi brevi.

4. Attuazione e Sanzioni. Se l'OMC stabilisce che l'UE ha violato le regole, le parti hanno un termine concordato per modificare le misure contestate in conformità alle regole dell'OMC. Se l’UE non si adegua, la Cina può richiedere autorizzazione per imporre sanzioni o misure compensative contro l'UE.

Attenzione, il caso può essere archiviato se l'Unione Europea e la Cina trovano una soluzione diplomatica. Secondo le regole dell’OMC, le parti in una disputa commerciale hanno la facoltà di risolvere i propri conflitti al di fuori del sistema formale. Tale soluzione può avvenire attraverso consultazioni iniziali o trattative bilaterali in corso d’opera.

Un esempio noto è il caso della Cina con il Messico sui prodotti tessili e l’abbigliamento, dove le due nazioni hanno raggiunto un compromesso senza procedere fino alla fine del processo presso l'OMC.

Ci sono altre cause in corso all’OMC?

Tra i precedenti simili, il caso della disputa tra Cina e Stati Uniti sul Inflation Reduction Act fornisce un esempio: anche gli Stati Uniti sono stati recentemente accusati di distorsione del mercato attraverso sussidi per veicoli elettrici, che – sempre secondo Pechino - sarebbero discriminatorie e contro l'Accordo sulle Misure relative agli Investimenti e l'Accordo sulle Sovvenzioni e Misure Compensative – altri accordi internazionali conclusi tramite l’Omc.

Allo stesso modo, molti Paesi si sono rivolti a questa organizzazione internazionale negli ultimi decenni per risolvere contenziosi su sussidi e dumping in settori che vanno dall'acciaio ai pannelli solari, anche se i risultati di tali contenziosi variano per complessità e tempistiche di risoluzione. La disputa tra Cina e Stati Uniti sull'Inflation Reduction Act (IRA) è ancora in evoluzione: l’OMC deve ancora completare la sua analisi del ricorso presentato da Pechino.

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Michele Bodei

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