La nuova norma sul rientro dei cervelli in Italia

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  Maria Pol
  10 novembre 2023
  5 minuti, 9 secondi

L'età media della popolazione è salita da 45,7 anni all'inizio del 2020 a 46,5 all'inizio del 2023”. Questo è il risultato presentato nel rapporto annuale dell’Istat.

Se da una parte questo è dovuto alla diminuzione di nascite, un ruolo importante lo ha sicuramente la “fuga di cervelli”, dato che sempre più giovani lasciano l’Italia, creando un gap generazionale all’interno del Paese. E’ proprio su questo aspetto che sarà incentrata l’analisi di questo articolo.

La fuga degli italiani

Secondo le ricerche Istat le emigrazioni verso il mondo sono cresciute in maniera costante negli ultimi vent’anni. Nel 2021 -anno più recente a cui i dati si riferiscono- hanno lasciato l’Italia 94.219 persone; dato in leggero calo rispetto al 2020, in cui sono espatriati 120.950 italiani.

La maggior parte delle persone che lasciano il Paese si muovono verso l’Europa, in particolare il Paese preferito nel 2021 è stato il Regno Unito (22.579), seguito da Germania (13.686) e Francia (11.229).

Questo flusso di persone viene diviso dalla ricerca Istat in quattro categorie in base all'età degli emigrati: 18.195 hanno meno di diciassette anni, 50.697 hanno tra i diciotto e trentanove anni, 21.412 hanno tra i quaranta e sessantaquattro anni e infine 3.915 hanno più di sessantacinque anni.

Secondo il rapporto Migrants, derivato dalla fondazione omonima che si occupa di elaborare annualmente i dati di coloro che lasciano l’Italia e di chi invece arriva, gli italiani iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) il primo gennaio 2022 sono “5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia”.

Se da una parte questi numeri hanno già un significato di per se, non esiste nessuna ricerca statistica che analizzi la motivazione per cui i giovani, nella maggior parte, lascino l’Italia.

Se si pensa però all’età in cui si concentra l’emigrazione si può ipotizzare che i motivi per cui un giovane con più di diciotto anni voglia lasciare il Paese sono principalmente: la qualità di vita, lo studio e il lavoro.

Il rientro dei cervelli

Tendenzialmente si pensa alla “fuga dei cervelli” come un fenomeno negativo e necessario da arginare in qualche modo. Eppure, nella ricerca lo spostamento di competenze, e quindi di “cervelli” gioca un ruolo importantissimo. Secondo la Commissione Europea infatti non si tratta di un problema da arginare, ma invece è necessario facilitare questa mobilità; è infatti noto che l’Unione Europea è uno dei principali promotori di opportunità quali Erasmus Plus, tirocini, workshop e tanto altro che è possibile svolgere in un altro Paese membro o esterno all'Unione. 

Questa tesi vale fin quando, in seguito ad un periodo di espatrio, è previsto un rientro che tendenzialmente l’Unione Europea garantisce dando delle borse di studio con delle “condizioni” finali.

Questo però non basta e infatti come sottolineano alcuni ricercatori, il miglior modo per garantire il rientro di questi cervelli -che avranno ora delle conoscenze e capacità che non solo arricchiscono il loro curriculum ma anche, possibilmente, il Paese di provenienza- è garantire le migliori condizioni.

Questo perché molto spesso lasciare il proprio Paese non è semplice per tutti e come sostengono gli stessi ricercatori non è qualcosa che si fa sempre volentieri, tuttavia molte volte si è spinti da condizioni di lavoro, di ricerca, di studio o di vita in generale migliori. Per coloro che compiono il grande passo, molte volte ritornare non è possibile appunto perché mancano questi presupposti.

Le politiche fiscali italiane

In particolare, il rientro dei cervelli in Italia è regolato da specifiche norme. Il 16 ottobre 2023 il governo ha approvato un nuovo decreto legislativo che mette in atto dei cambiamenti per quanto riguarda la politica fiscale dei “lavoratori imparati” che entrerebbe in vigore dal primo gennaio 2024.

Fino ad allora, per chi rientra in Italia rimane in vigore la tassazione agevolata approvata con la Legge di Bilancio 2023.

Per capire al meglio come il governo cambierà questa regolamentazione a partire dal 2024, è necessario prima comprendere cosa dice l’attuale politica fiscale e a chi si rivolge. In particolare, facciamo riferimento ai “lavoratori imparati”.

Prima di tutto è necessario che il lavoratore, perché sia beneficiario di queste agevolazioni, non sia stato residente in Italia per almeno i due periodi d’imposta- ovvero la dichiarazione di reddito per scopi fiscali- precedenti al rientro; che ci rimanga per almeno due anni e che concentri la sua futura attività in Italia. Questi sgravi corrispondono all'abbattimento dell’imponibile del 70% per i primi cinque anni, con possibilità di estensione per ulteriori cinque anni quando il lavoratore diventa proprietario di almeno un’unità immobiliare in Italia oppure quando il lavoratore ha almeno un figlio minorenne o a carico. In questo caso, il reddito tassabile derivante da questi redditi viene ridotto del 50% rispetto al loro ammontare effettivo.

Inoltre, viene assicurata una tassazione del 10% per i lavoratori che spostano la residenza fiscale nelle regioni del Centro-Sud d’Italia.

Rientro dei cervelli 2024

Con l’entrata in vigore della nuova disposizione resteranno esclusi dall’esenzione fiscale i redditi d’impresa e viene inoltre stabilito un limite alle esenzioni fiscali pari a 600.000,00 euro. Oltre a questo, la riduzione del carico fiscale scende dal 70% al 50%. Questi benefici possono essere goduti dal lavoratore fino a un massimo di cinque anni, senza alcuna proroga.

Si modificano anche i prerequisiti per ottenere questi benefici. Il lavoratore deve essersi trovato all’estero per i tre anni precedenti e impegnarsi a risiedere in Italia per i cinque anni successivi. Inoltre, deve svolgere un'attività lavorativa nel territorio italiano con un soggetto rispetto a quello con il quale il lavoratore si trovava all’estero. Infine, è necessario che il lavoratori appartenga ad una categoria con requisiti di elevata qualificazione o specializzazione, prerequisito totalmente nuovo rispetto alla disciplina precedente.

Queste sono le modifiche apportate dall’attuale governo e che entreranno effettivamente in vigore dal 1 gennaio 2024.

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L'Autore

Maria Pol

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Europa

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