La questione della Crimea: una prospettiva ucraina

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  Redazione
  24 aprile 2023
  7 minuti, 53 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Per il popolo ucraino è stato poco più di un anno dominato da tragedie belliche ma anche da risultati di rilevanza storica. Nel febbraio 2022, la Russia ha invaso l'Ucraina con un esercito di circa 190.000 soldati, radendo al suolo alcune città e numerosi centri urbani, infliggendo decine di migliaia di vittime civili.

Ma nel giro di poche settimane, l'esercito ucraino è riuscito a fermare l'offensiva. Poi, ha costretto le truppe russe a ritirarsi quasi del tutto ribaltando irreversibilmente le speranze di successo di Mosca, specie nel fronte settentrionale.

Per dimostrare alcuni guadagni territoriali, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato di aver annesso quattro province ucraine – Donetsk, Kherson, Lugansk e Zaporizhzhya – alla fine di settembre. Ma anche questo non è stato rilevante neanche a fini propagandistici. La Russia non aveva il pieno controllo su alcuna di queste province quando Putin ha fatto il suo annuncio, e da allora le sue forze hanno perso ancora più terreno.

Attualmente, la Russia controlla totalmente la provincia di Crimea, occupata militarmente nel 2014. Nel prendere la penisola, la propaganda di Putin ha comunicato di aver corretto quello che ha definito un "errore" del passato e migliorato la posizione internazionale della Russia, ripristinando il suo paese allo status di grande potenza a livello internazionale.

La storia

Queste premesse sono prive di fondamento sotto il profilo storico. Infatti, la Crimea ha un passato ricco di avvenimenti e unico su quello statuale.

La Crimea è diventata una parte legittima dell'Ucraina indipendente dopo un regolare – e quindi legittimo - referendum nazionale del 1991 nel quale i residenti ucraini hanno votato a grande maggioranza per l'indipendenza dall'Unione Sovietica in sfacelo.

È facile capire perché i crimeani volevano andarsene. L'Unione Sovietica era uno stato totalitario, mentre l'Ucraina aveva intrapreso, seppur tra tante difficoltà e dissidi politici, la strada virtuosa per diventare una democrazia moderna, pluralistica ed orientata verso l’ingresso nella comunità europea. L'attuale governo di Mosca ha rivitalizzato molte delle pratiche dittatoriali dell'Unione Sovietica in Crimea, tra cui l'oppressione delle minoranze e la sottomissione dei cittadini alla propaganda di stato.

Mosca ha trasformato l'area in una gigantesca e minacciosa guarnigione, che ha poi usato per invadere l'Ucraina.

Finché la penisola rimane nelle mani del Cremlino, gli ucraini non possono sentirsi ed essere di fatto esenti dall'aggressione russa.

Le prospettive

Le opinioni dei protagonisti sono differenti. Alcuni analisti ritengono che la reintegrazione della Crimea nell’ Ucraina potrebbe rivelarsi troppo incerta e complicata oppure la possibilità che un attacco alla Crimea provocherebbe una rappresaglia nucleare. Meglio, suggeriscono, che l'Ucraina non combatta per la penisola. Alcuni dicono addirittura che Kiev dovrebbe offrirla in cambio della pace.

I timori dell'Occidente non sono del tutto infondati. La Russia ha avuto otto anni per assorbire la Crimea e ha costruito una significativa presenza militare nella penisola. La Crimea ha anche almeno 700.000 residenti russi che si sono trasferiti dopo il 2014 (su una popolazione di 2,4 milioni): un fatto che complicherà qualsiasi sforzo di reintegrazione.

Il mondo non può mai escludere la possibilità che la Russia usi armi nucleari, specialmente ora che è governata da un autocrate cinico come Putin.

Le preoccupazioni sulla capacità dell'Ucraina di riprendere la penisola e la possibilità di attacchi nucleari sono tutte almeno un po' esagerate e più simili a spacconate che altro.

L'Ucraina dovrebbe quindi pianificare la liberazione della Crimea e l'Occidente dovrebbe programmare gli aiuti necessari per la sua realizzazione.

La Crimea è l’Ucraina

Una delle narrazioni chiave della Russia, spinta da Mosca per decenni e ripetuta da molti osservatori internazionali, è che la Crimea detiene uno speciale legame storico con la Russia. D’altra parte, è vero che Sebastopoli, città d’importanza strategica sul man Nero, è stata a lungo una base navale commerciale e militare russa e che la sua costa meridionale ospita molti palazzi aristocratici russi del XIX secolo. La maggior parte della popolazione della penisola parla russo.

Di conseguenza, Putin ha ragionato sul fatto che nel riprendersi la Crimea, ha corretto un errore che egli stesso definisce come storico, ma la storia della Crimea è molto più ricca e diversificata di quanto questa narrazione suggerisca.

La penisola divenne parte della Russia solo dopo che il paese la invase, nel 1783; È stata governata da più imperi nel corso dell'ultimo millennio. La Crimea ha migliaia di punti di riferimento unici senza alcun legame con la Russia, ed è sede di molti gruppi etnici.

La versione russa del passato della Crimea è selezionata con cura, e la sua giustificazione per l'occupazione si basa sul ridicolo presupposto che il passato possesso e la linguistica possano conferire a uno stato il diritto al territorio di un vicino.

Il Regno Unito ha governato l'Irlanda per secoli e, sotto il governo di Londra, l'inglese divenne la lingua più parlata dell'isola. Ma ciò non significa che il Regno Unito sarebbe giustificato a invadere quest’isola ritenendola una sua esclusiva proprietà.

Una valutazione rigidamente aderente ai fatti concreti della storia chiarisce che la Crimea dovrebbe far parte dell'Ucraina, non della Russia: è legalmente riconosciuto e accettato come territorio ucraino da tutto il mondo, compresa, fino al 2014, dalla Russia. La Crimea è stata governata da Kiev per 60 degli ultimi 70 anni, e quindi la maggior parte dei suoi residenti la conosce prima di tutto come una penisola ucraina.

Nel corso di quel periodo, la regione è passata dall'essere economicamente depressa a una solida classe media, grazie alle forniture idriche ucraine, alle forniture energetiche e, dopo l'indipendenza ucraina, a un boom dell'attività turistica.

Putin può avere ragione sul fatto che milioni di russi hanno un'affinità con il territorio, ma lo stesso vale per milioni di ucraini che hanno vissuto lì.

C'è una ragione per cui la stragrande maggioranza dei membri dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha condannato fermamente l'annessione della Crimea e l'ha ritenuta non valida. La Crimea non fa parte della Russia da tempo immemorabile.

La Russia non permetterà mai un vero referendum sul futuro della penisola, e quindi è impossibile sapere esattamente come si sentano oggi gli abitanti della Crimea.

Un sondaggio, condotto nel 2019 dal Levada Center (organizzazione russa indipendente e non governativa che compie sondaggi e ricerche sociologiche), ha mostrato che la maggioranza dei residenti della penisola voleva che la Crimea facesse parte della Russia, ma è difficile fidarsi di qualsiasi sondaggio promosso ed eseguito in uno stato totalitario. I cittadini della Crimea avrebbero potuto aver paura di ammettere il loro favore a far parte dell'Ucraina.

E ci sono molte ragioni per pensare che un voto libero ed equo sullo status della Crimea oggi produrrebbe gli stessi risultati di quello tenutosi nel 1991.

Inizialmente, tale referendum dovrebbe includere gli oltre 100.000 residenti della Crimea che la Russia ha intimidito, molestato e persino aggredito fisicamente fino a quando non hanno lasciato la penisola. Molte di queste persone sono state costrette a vendere le loro proprietà in perdita e ad abbandonare le loro attività.

Anche la maggior parte delle grandi aziende ucraine del territorio hanno perso i loro beni.

Questi emigrati di Crimea opterebbero quasi certamente per il governo ucraino, dando alla fazione pro-Kiev una solida base elettorale di partenza. Molti dei restanti residenti della penisola voterebbero anche per l'Ucraina, così come molti nuovi arrivati che preferirebbero vivere in uno stato liberale e ricco di opportunità.

I residenti della Crimea sono noti per lamentarsi di come la Russia tratta l'ambiente della penisola, così come le perturbazioni economiche create dalle sanzioni.

La liberazione ucraina si rivelerebbe particolarmente popolare anche per centinaia di migliaia di tatari residenti in Crimea, un gruppo che è stato particolarmente perseguitato da Mosca. Questo gruppo etnico, a differenza dei russi, ha abitato la penisola fin dall'era altomedievale.

Per secoli, i tatari di Crimea hanno visto la Crimea come la loro unica patria. Ma sotto il dominio sovietico e russo, sono stati violentemente perseguitati.

Nel 1944, ad esempio, furono deportati con la forza, autorizzati a tornare solo alla fine degli anni 1980, quando l'Unione Sovietica stava per crollare.

Sotto il governo di Putin, sono stati spinti ad andarsene di nuovo. A coloro che sono rimasti viene spesso proibito di lavorare, arrestati senza motivo e detenuti senza essere accusati di illeciti. Alcuni sono stati rapiti. Diversi loro monumenti culturali sono in fase di smantellamento. Meritano la fine del regime totalitario della Russia.

Si va oltre i principi

L'Ucraina deve riprendere la Crimea per ragioni che vanno oltre i principi e postulati di giustizia: la Russia ha trasformato la Crimea in una grande base militare, servita per lanciare la sua attuale invasione dell’Ucraina.

Il Cremlino continua a utilizzare la flotta militare di Sebastopoli di stanza in Crimea e le basi aeree della penisola per lanciare attacchi di droni e missili contro Kiev. Questa belligeranza chiarisce che l'Ucraina non può essere sicura o ricostruire la sua economia fino a quando la Crimea non sarà fuori dalle mani russe.  Questa è solo una delle ragioni principali per la quale Kiev non smetterà di combattere fino a quando non riconquisterà l’intera Crimea.

Sarà una lezione di valore oggettivo che tradurrà i suoi effetti anche nel resto del mondo.

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