La ripresa economica cinese a tre anni dallo scoppio della pandemia

A che punto è la ripresa dell’economia cinese dopo la recessione causata dalla pandemia

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  Elisa Modonutti
  31 marzo 2023
  5 minuti, 6 secondi

Sono passati ormai tre anni dallo scoppio della pandemia di Covid-19 generata dal virus SarsCov2 che ha avuto origine nella città di Wuhan, in Cina e che poi si è sparsa in tutto il mondo, portando moltissimi Stati mondiali a dover proclamare stati di emergenza con restrizioni non solo alla circolazione delle persone ma anche alle attività produttive.

La Cina, uno dei Paesi maggiormente colpiti dal virus, durante questi anni ha utilizzato la cosiddetta strategia “contagi zero”, per riuscire a bloccare la diffusione di Covid 19, mettendo in atto severe misure di restrizione sulla circolazione e sulla produzione che sono costate care al Paese dal punto di vista economico e sociale. Infatti, non solo circa il 65% della produzione negli ultimi tre anni è stata rallentata, ma la strategia governativa per riportare i contagi della malattia a zero casi che prevedeva continui lockdown, numerosi controlli e quarantene ha fatto si che i consumi interni al Paese siano stati brutalmente recisi. Secondo i dati forniti dall’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), infatti, nel 2022, vi è stato un calo del 64% rispetto all’acquisto dei biglietti per il cinema, indicatore della volontà di svago e di uscita dei cittadini, ma anche una drastica diminuzione dei voli aerei (con punte anche del -65%, dato registrato alla prima settimana di novembre 2022). Oltre a questi numeri, il dato che emerge più chiaramente è quello relativo al tasso di disoccupazione giovanile, che nel 2022 si era assestato intorno al 19,9% (circa un giovane su cinque non trovava lavoro).

Tutte queste misure straordinarie di contenimento del contagio messe in atto dal governo hanno avuto un grossissimo impatto, dunque, sul PIL del Paese. Se nel 2020, in concomitanza con il periodo più fosco della pandemia, il Pil cinese registrava una diminuzione con picchi periodici anche oltre al -5%, il 2021 e il 2022 hanno registrato un tasso leggermente positivo, ma non sufficiente per poter parlare di una ripresa economica del Paese, in quanto, anche nel 2022 è stato registrato uno dei tassi di crescita più bassi degli ultimi decenni, con un Pil in crescita di solo il 3% su base annua.

Segni di cauta ripresa nel 2023

Con l’avvento del 2023, tuttavia, si stanno verificando, seppur lentamente, i primi segnali di ripresa dell’economia cinese. Nonostante la diffusione del virus non si sia fermata, il governo di Xi Jinping, eletto al suo terzo mandato, ha deciso a fine 2022 di cambiare rotta, ponendo fine alla politica dei “contagi zero”. In questo modo, non solo sono aumentati gli spostamenti dei cittadini, come pure le loro uscite per svago, ma anche le attività produttive sono tornate alla loro piena capacità lavorativa. Come conseguenza di questo ritorno alla normalità, anche il Pil cinese ha visto una luce di ripresa, tanto che secondo le previsioni del FMI, per il 2023 la crescita annuale dovrebbe assestarsi intorno ad un +5,2%, con ben due punti percentuali in più rispetto al dato del 2022.

Tuttavia, sebbene vi siano prospettive di crescita positiva per l’anno corrente, il Work Report che ha aperto i lavori del Congresso Nazionale del Popolo a Pechino i primi giorni di marzo, ha indicato una prospettiva di crescita del Pil per il 2023 prudente, intorno al 5%, leggermente inferiore anche alle previsioni del FMI.

Il governo cinese, infatti, preferisce non sbilanciarsi troppo sulla prospettiva di ripresa post pandemia dopo il drastico calo produttivo del 2022, assestatosi intorno al 3%, al contrario delle stime nazionali che lo avevano previsto intorno al 5%.

Per il 2023, secondo il governo cinese, sono necessarie maggiori misure di controllo sull’economia, sulle imprese e sulla società, allo scopo di favorire la ripresa del mercato interno.

In particolare, per favorire una stabilizzazione ed una crescita del mercato interno, sono necessarie misure volte ad un rinvigorimento del mercato immobiliare, uno dei settori gravemente colpiti dalla pandemia e che fatica ancora a riprendersi.

Il mercato immobiliare cinese dalla pandemia ad oggi

Dopo anni di investimenti e spese dispendiose effettuate dalle città e dalle province cinesi, ma soprattutto dai grandi gruppi immobiliari per costruire infrastrutture e aumentare così il Pil del Paese, con lo scoppio della pandemia sono venuti al pettine tutti i nodi di questi dispendiosi investimenti. Infatti, per la costruzione e l’ammodernamento delle province si sono a venuti a creare debiti di livelli straordinari a causa di prestiti fatti da enti di finanziamento del governo locale, combinati in complessi strumenti finanziari che hanno eluso la regolamentazione statale. 


Con l’avvento della pandemia e il rallentamento delle attività produttive, di conseguenza, tutto il settore immobiliare è piombato in una grossa crisi, facendo emergere chiaramente il problema del sovraindebitamento. Molti sono i gruppi immobiliari che lottano per sopravvivere, come ad esempio Evergrande, strangolato lo scorso anno da un maxidebito di 300 miliardi di dollari. Tuttavia, i problemi non si fermano qui in quanto al blocco delle costruzioni si aggiunge di conseguenza anche un calo delle vendite e dei prezzi degli immobili, oltre alla sospensione della costruzione di abitazioni, con le conseguenti minacce degli investitori e proprietari di case che vorrebbero interrompere i pagamenti dei mutui.

La Banca Popolare Cinese (PBOC) e la China Banking Insurance Regulatory Commission (CBIRC) sono intervenute a sostegno del settore con misure volte ad affrontare le crisi di liquidità degli sviluppatori immobiliari, prorogando il rimborso dei prestiti e altre norme relative al settore degli acquisti immobiliari. Tuttavia, queste misure non sono risultate sufficienti.

Ad oggi, infatti, il mercato immobiliare segna solo un debole segnale di ripresa, non sufficiente per far salire adeguatamente il Pil nazionale (di cui il settore immobiliare va a costituire il 25%) a livelli pre-pandemici, facendo si che l’economia cinese ritorni alla sua piena capacità produttiva.

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Fonti utilizzate per il seguente articolo:

https://unsplash.com/it/foto/x... Fonte immagine 

https://www.economist.com/finance-and-economics/2023/02/27/chinas-cities-are-on-the-verge-of-a-debt-crisis

https://www.agi.it/estero/news/2023-01-17/cina-ripresa-post-covid-infuenza-economia-mondiale-19656750/

https://www.bancagenerali.com/blog/crescita-economia-cinese#:~:text=%C3%88%20stata%20una%20strategia%20molto,mai%20registrati%20negli%20ultimi%20decenni.

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/cina-zero-covid-tempesta-perfetta-36820

https://www.ilsole24ore.com/art/cina-obiettivo-pil-2023-5percento-piu-fondi-la-difesa-72percento-AESeODyC

https://www.startmag.it/energia/economia-cinese-rischi/

https://www.milanofinanza.it/news/la-cina-interviene-per-rianimare-il-settore-immobiliare-ma-e-nuovo-record-dei-risparmi-delle-famiglie-202211141105348903?refresh_cens

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L'Autore

Elisa Modonutti

Studentessa di Scienze internazionali e diplomatiche, amante della lettura, dei viaggi e con una curiosità innata di scoprire il mondo che ci circonda

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Crisi economica cinese Pandemia Settore immobiliare Contagi zero disoccupazione giovanile PIL