La visita del presidente keniota Ruto a Washington: quali interessi in gioco?

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  Aurelia Maria Puliafito
  21 maggio 2024
  3 minuti, 48 secondi

Introduzione. A quindici anni dalla visita del Presidente ghanese John Kufour a Washington, nel 2008, il keniota William Ruto si recherà negli Stati Uniti, il prossimo 23 maggio, per incontrare l’attuale Presidente e candidato democratico alle elezioni presidenziali del novembre di quest’anno Joe Biden.

Tale visita porta con sé numerose implicazioni di carattere simbolico e pratico, sia dal punto di vista dell’amministrazione Biden che da quello di Ruto, la cui visione politica sembra rendere il Kenya capace di trasformare il proprio passato in una risorsa per garantirsi un futuro da leader nell’Africa orientale, regione scossa da continui conflitti e gravi crisi, ma risulta essere poco attenta al presente ed alle esigenze interne del paese.

Il contesto internazionale. Di fatto, il Kenya svolge ormai da diversi anni - già a partire dalla presidenza di Uhuru Kenyatta, predecessore di Ruto - un ruolo di spicco nell’Africa orientale, svolgendo nei conflitti regionali il ruolo di mediatore e, nel continente, di attore chiave nelle missioni di peace keeping delle Nazioni Unite attraverso l’invio di contingenti, dal Sahara Occidentale sino alla Namibia. Ad essere rafforzata, di conseguenza, è l’immagine di affidabile interlocutore ed abile playmaker che il Kenya riveste agli occhi delle super potenze globali quali gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la Russia e la Cina. Il grande attivismo diplomatico di Ruto è evidente e quasi frenetico: al maggio dello scorso anno risale la visita del Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov a Nairobi, e la dichiarazione, da parte di Ruto, della volontà di approfondire i rapporti con Mosca, la cui popolarità nel continente, crollata in seguito all’invasione dell’Ucraina, è esponenzialmente aumentata negli ultimi mesi. Nell’ottobre dello stesso anno Ruto si è recato a Pechino in occasione delle celebrazioni per il decimo anniversario della Belt and Road Initiative per confermare l’amicizia tra il proprio paese e la Cina, che del Kenya ha fatto un partner strategico per la diramazione della BRI nel continente africano, ed al fine di chiedere dei prestiti per un valore complessivo di un miliardo di euro.

È in questo affollato scacchiere che si colloca la visita di Ruto negli Stati Uniti, che nonostante il decennale impegno in ambito cooperativo nel continente, rischiano di apparire in affanno nel tentativo di contrastare l’influenza russa e cinese nell’area. Nel corso della sua presidenza, Joe Biden ha cercato di riallacciare quei rapporti strategici allentatisi durante l’amministrazione Trump, riconoscendo il ruolo prioritario che l’Africa subsahariana riveste per gli Stati Uniti, come ribadito nel dicembre del 2022 nel corso del U.S. - Africa Leaders Summit, a livello economico, strategico e securitario nell’area, specialmente nella lotta ai gruppi terroristici somali, ma non solo.

È infatti di primaria importanza, agli occhi del presidente Joe Biden, che il parlamento di Nairobi approvi la missione multilaterale a Port-au-Prince autorizzata dalle Nazioni Unite, a guida keniota, che in virtù del supporto finanziario di centinaia di milioni di dollari fornito dagli Usa, permetterebbe a Biden di rivendicare il successo nella gestione di una crisi che è diventata una questione di particolare rilievo agli occhi dell’opinione pubblica interna, oggetto di grande attenzione nel clima di competizione elettorale per la corsa alla Casa Bianca.

Do ut des, quali vantaggi per il Kenya? Le richieste che Ruto avanzerà affinché il Kenya mobiliti le proprie risorse umane e finanziarie a migliaia di chilometri di distanza, così dirottandole dalle aree di crisi che circondano il paese e da quelle interne al paese stesso, devastato da violente alluvioni, saranno verosimilmente dettate dalla necessità di sedare i bollenti spiriti dell’opinione pubblica interna, che a causa dei tagli dei sussidi a vantaggio delle classi più povere e del costante aumento delle tasse ha deciso, già lo scorso anno, di scendere in piazza per manifestare la propria frustrazione: “crediamo che il governo si disinteressi dei kenioti”, ha affermato Davji Bhimji Atellah, segretario generale dell’Unione nazionale dei medici del paese.

Al contempo, a parere di Mvemba Phezo Dizolele, Cameron Hudson, Khasai Makhulo e Catherine Nzuki, autori di un’analisi pubblicata dal Center for International and Strategic Studies, Ruto chiederà che la crescente presenza statunitense nella base di Manda Bay sia accompagnata da trasferimento di armi e know-how all’esercito keniota.


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Aurelia Maria Puliafito

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