L'Azerbaigian bombarda il Nagorno-Karabakh

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  Valentina Ruaro
  21 settembre 2023
  4 minuti, 43 secondi

Il 19 settembre 2023 l'Azerbaigian ha avviato un'"operazione militare" con l'intento di demilitarizzare il territorio del Nagorno-Karabakh, un'enclave armena situata all'interno del proprio territorio. È fondamentale sottolineare che il Nagorno-Karabakh non gode del riconoscimento delle Nazioni Unite come Stato indipendente. Questo conflitto, che ha preso il via nel 1991, si è sviluppato come il più prolungato nella regione post-sovietica dell'Eurasia, caratterizzato da fasi di stallo, trattative e, purtroppo, anche da riprese dei combattimenti.

Nel settembre del 2020 si è innescato un conflitto che è durato sei settimane concludendosi il 10 novembre, quando la Federazione Russa ha mediato un cessate il fuoco. Questo conflitto ha provocato la perdita di oltre 7.000 militari e circa 170 civili, con un elevato numero di feriti. L'accordo che ne è seguito ha stabilito che l'Azerbaigian avrebbe assunto il controllo di sette distretti confinanti con il Nagorno-Karabakh, precedentemente sotto il controllo armeno. Inoltre, una parte sostanziale del Nagorno-Karabakh è ora sotto l'amministrazione dell'Azerbaigian, mentre il resto rimane sotto la supervisione di una forza di peacekeeping russa e continua ad essere governato da autorità locali autoproclamate.

Tuttavia, come la psicologia ci insegna, le tensioni irrisolte tendono a riemergere, e lo stesso principio si applica ai conflitti armati. Nonostante i negoziati che hanno seguito i 44 giorni di combattimenti nel 2020, era evidente che il conflitto rimaneva suscettibile di riaccendersi. Il 19 settembre 2023 il Ministero della Difesa dell'Azerbaigian ha annunciato il lancio di un'"operazione antiterrorismo" con l'obiettivo di "ripristinare l'ordine costituzionale" nella regione separatista del Nagorno-Karabakh, noto anche come Artsakh. Questo intervento militare è stato scatenato dalla perdita di quattro militari e due civili nel distretto di Khojavend, a causa dell'esplosione di una mina anticarro. Secondo Baku, questa mina sarebbe stata piazzata da ribelli armeni.

È interessante notare che il linguaggio utilizzato nella dichiarazione di guerra sembra richiamare fortemente le dichiarazioni fatte da Putin prima dell'invasione dell'Ucraina. Non è solo il linguaggio, ma anche l'abbigliamento dei militari azeri, che sembrano emulare quello dei militari russi. Inoltre, i mezzi militari delle Forze Armate dell'Azerbaigian, precedentemente schierati lungo i confini del Nagorno-Karabakh e dell'Armenia sotto il pretesto di esercitazioni militari, sono contrassegnati da una "A" capovolta. Questo simbolo, che ricorda il simbolo matematico del quantificatore universale (∀), sembra quasi sottolineare le ambizioni di Baku. Questo simbolo è diventato rapidamente un segno distintivo dei sostenitori e dei propagandisti dell'iniziativa militare azerbaigiana. È evidente che il modus operandi della nazione segue un percorso simile a quello adottato da Mosca nell'invasione dell'Ucraina nel febbraio 2022.

Il principale dilemma che l'Armenia affronta è la sua mancanza di alleati sufficientemente influenti. Il Nagorno-Karabakh è una regione isolata, abitata da circa 12.000 armeni, situata sulle pendici montuose e circondata su tutti i lati dal territorio azero, riconosciuto come tale dalla comunità internazionale. Gli abitanti di questa enclave, nota come Artsakh, si oppongono strenuamente a cedere alle richieste dell'Azerbaigian.

L'Azerbaigian ha lanciato l'operazione militare dopo aver indebolito notevolmente la popolazione di Artsakh, mettendola in una situazione estremamente difficile. A partire da dicembre 2022 ha imposto un embargo economico totale sulla regione, privando la popolazione civile del Nagorno-Karabakh di accesso a beni di importazione essenziali, tra cui cibo e medicinali. Inoltre, vi è uno sbilanciamento delle forze militari a favore degli azeri. In passato, l'Armenia aveva un alleato potente, ovvero la Russia. Durante un'intervista, il primo ministro armeno ha affermato che la sicurezza dello Stato si basava principalmente sulla Russia, rappresentando circa il 99,9% del suo approccio difensivo. Tuttavia, questa dipendenza è venuta meno a causa della guerra in Ucraina, il che ha portato il premier armeno a esprimere opinioni sulla Russia che erano impensabili fino a poco tempo fa. D'altra parte, l'Azerbaigian ha consolidato alleanze con nazioni influenti, tra cui la Turchia, con accordi militari e acquisti di armi significativi, e Israele, che è stato il principale fornitore di armi tra il 2017 e il 2019. Infatti, è stato rilevato che i droni suicidi impiegati nella regione, che hanno colpito il Nagorno-Karabakh e la Repubblica di Artsakh, sono di fabbricazione israeliana. Gli Stati occidentali, inclusi gli Stati Uniti e i Paesi europei, tendono a evitare la vendita di armi all'Azerbaigian a causa delle preoccupazioni sul loro possibile utilizzo, ma vi è un'eccezione notevole: l'Italia. L'azienda italiana Leonardo ha siglato un accordo con il Ministero della Difesa azero l'8 giugno per la vendita di aerei da trasporto militare. Questo accordo riflette anche il desiderio dell'Italia di accedere a fonti di energia a basso costo, rendendola il principale cliente dell'Azerbaigian in questo settore.

La mattina del 20 settembre le autorità del Nagorno-Karabakh hanno annunciato di aver concordato un accordo di cessate il fuoco sotto la mediazione delle forze di peacekeeping russe presenti nella regione. Questo accordo implica il disarmo di tutte le forze militari dei separatisti nel Nagorno-Karabakh e il ritiro di tutte le forze armate armene. In pratica, l'accordo rappresenta una vittoria per l'Azerbaigian, in quanto consente di raggiungere molti dei suoi obiettivi, tra cui la demilitarizzazione delle forze separatiste nel Nagorno-Karabakh. C'era un legittimo timore che una nuova guerra potesse scoppiare tra l'Azerbaigian e l'Armenia per il controllo di quell'area, e questo il cessate il fuoco è stato cruciale per evitare tale scenario. Tuttavia, rimane una seria preoccupazione per la sicurezza dei cittadini del Nagorno-Karabakh, dato il rischio di una nuova pulizia etnica che potrebbe colpire gli armeni, i quali costituiscono la maggioranza della popolazione nella regione.

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L'Autore

Valentina Ruaro

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna e attualmente sto frequentando il corso di laurea magistrale in Studi sulla Sicurezza, l'Intelligence e la gli studi strategici, con un percorso accademico che include prestigiose istituzioni come l'Università di Glasgow, l'Università di Trento e l'Università Karlova di Praga.

Nel campo accademico, collaboro come autrice per Mondo Internazionale, affrontando temi fondamentali sul ruolo delle organizzazioni internazionali, con particolare attenzione all’Unione Europea e alla NATO. Inoltre, per coinvolgere un pubblico più ampio, produco anche contenuti su Instagram per MI Post. Attualmente, sto svolgendo un tirocinio presso il NATO Defense College a Roma, dove approfondisco le mie competenze nell'ambito dell'educazione, della sicurezza e della difesa.

Ho maturato esperienza nel settore della ricerca lavorando per l'European Army Interoperability Centre di Bruxelles, concentrandomi sull'interoperabilità degli stati membri e sul ruolo esterno dell’UE.

I miei interessi ruotano attorno alla geopolitica, alla CSDP dell'UE, alla difesa NATO, con un focus geografico sulla regione Euro-Atlantica e il Medio Oriente, in particolare la Siria.

Motivata dall'empatia e da una determinazione incessante per il cambiamento, sono pronta a continuare a plasmare conversazioni e azioni nel campo della sicurezza internazionale e della difesa.

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I hold a Bachelor's degree in International Relations and Diplomatic Affairs from the University of Bologna, and I am currently pursuing a Master's degree in Security, Intelligence, and Strategic Studies. My academic journey includes esteemed institutions such as the University of Glasgow, the University of Trento, and Charles University in Prague.

Within the academic realm, I collaborate as an author for Mondo Internazionale, addressing pivotal topics concerning the roles of international organisations, particularly focusing on the European Union and NATO. Additionally, I engage a broader audience by creating content on Instagram for MI Post. I am currently interning at the NATO Defense College in Rome, further honing my skills in the education, security, and defence sectors.

I have gained research experience while working at the European Army Interoperability Centre in Brussels, where I focused on member states' interoperability and the EU's external role.

My interests revolve around geopolitics, EU Common Security and Defence Policy (CSDP), and NATO defence, with a geographical focus on the Euro-Atlantic region and the Middle East, specifically Syria.

Driven by empathy and an unwavering determination for positive change, I am prepared to continue shaping discussions and actions in the field of international security and defence.

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