Le uccisioni di cristiani in Nigeria da parte di Boko Haram

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  Veronica Grazzi
  11 aprile 2025
  4 minuti, 20 secondi

Il 12 gennaio scorso, gli estremisti di Boko Haram hanno lanciato una serie di attacchi contro alcuni villaggi nella zona di Chibok in Nigeria colpendo specificamente gli abitanti di religione cristiana. Almeno dieci persone sono state uccise, diverse ferite e almeno cinque chiese sono state incendiate, insieme a numerose abitazioni.

Negli ultimi anni, la Nigeria è diventata uno dei paesi più pericolosi al mondo per i cristiani. Le violenze contro la comunità cristiana vengono compiute da gruppi terroristici e milizie armate che prendono di mira preti, fedeli e intere comunità cristiane. Secondo i dati dell’ONG Open Doors, la Nigeria è uno dei primi paesi al mondo per numero di cristiani uccisi o perseguitati a causa della loro fede. Open Doors è una ONG che si occupa di classificare i Paesi in cui i cristiani subiscono le persecuzioni più estreme e si occupa di fornire supporto pratico ed emergenziale a coloro che subiscono persecuzioni e discriminazioni proprio a causa della loro fede.

Alle radici degli attacchi

Uno dei principali responsabili delle uccisioni è il gruppo terroristco jihadista Boko Haram, nato nei primi anni 2000 con l’obiettivo di instaurare un califfato islamico nel nord della Nigeria. Il nome ufficiale in arabo è Jama’atul ahlis sunnah lidda’awati wal jihad, cioè “Popolo impegnato a diffondere gli insegnamenti del profeta e al jihad”. Era noto per la sua opposizione all’istruzione occidentale e per questo soprannominato Boko Haram, che in lingua hausa significa “l’educazione occidentale è proibita”.

Boko Haram ha iniziato la sua campagna di terrore attaccando scuole, chiese e villaggi cristiani, spesso rapendo e uccidendo sacerdoti e pastori. L’episodio del gennaio scorso infatti non è assolutamente un caso isolato: sempre a Chibok, il 22 dicembre 2024 numerosi villaggi sono stati assaliti e nel giro delle settimane successive almeno due chiese sono state incendiate. Secondo la Christian Association of Nigeria (CAN) per la regione di Chibok, 12 chiese sono state attaccate complessivamente, alcune delle quali saccheggiate e danneggiate gravemente.

La questione degli attacchi non si limita a Boko Haram. Dal 2016, un altro gruppo estremista, lo Stato Islamico nella Provincia dell'Africa Occidentale (ISWAP), ha preso piede nella regione e si è reso protagonista di attacchi sistematici contro le comunità cristiane. La loro strategia include non solo gli attacchi diretti, ma anche l'imposizione di tasse (jizya) sulle minoranze religiose per spingerle alla conversione o alla fuga.

Uno degli aspetti più allarmanti degli attacchi in Nigeria è il crescente numero di rapimenti e omicidi di sacerdoti. Secondo un rapporto della conferenza episcopale cattolica della Nigeria, nel 2024 sono stati rapiti almeno 21 preti cattolici, alcuni dei quali sono stati rilasciati solo dietro il pagamento di un riscatto, altri brutalmente uccisi ed alcuni persino rapiti e rilasciati più e pù volte, gettando gli abitanti dei villaggi in un clima di terrore. Nonostante ci siano cause economiche legate alle richieste di riscatto, molti casi sono direttamente imputabili ad atti di terrorismo religioso fondamentalista.

Un altro aspetto di questo fenomeno è l’impunità con cui avvengono questi crimini. Nonostante le denunce delle organizzazioni per i diritti umani che operano direttamente sul campo, il governo nigeriano ha fatto poco per proteggere le comunità cristiane. In molti casi, le forze di sicurezza arrivano solo dopo che i massacri sono stati compiuti e raramente gli autori vengono arrestati o processati. Secondo un rapporto del Global Centre for the Responsibility to Protect, il governo federale ha spesso minimizzato la portata delle violenze, classificandole come semplici “conflitti interetnici” piuttosto che riconoscerli come attacchi mirati alla libertà religiosa.

Una notizia di cui non si sente parlare abbastanza

Nonostante la gravità della situazione, la comunità internazionale ha fatto ben poco per affrontare le continue uccisioni dei cristiani in Nigeria e in generale c’è molto silenzio attorno alla questione. Se da un lato l’Unione Europea e le Nazioni Unite hanno parzialmente discusso gli attacchi, la questione non è mai stata approfondita nella sua totalità ed è sempre stata inserita all’interno del quadro più ampio della violenza contro i civili o affrontata senza azioni concrete per costringere il governo nigeriano a proteggere i diritti delle minoranze religiose, ed affrontare la questione delle tensioni etniche.

Senza un intervento deciso, la situazione dei cristiani in Nigeria è destinata a rimanere tesa ed inserita in un clima di terrore. Servirebbero misure come un’indagine internazionale sui crimini commessi contro le comunità cristiane e sanzioni mirate contro funzionari governativi nigeriani che chiudono un occhio sulle violenze. Inoltre, molte comunità cristiane sono state costrette a fuggire dai loro villaggi e sono bisognose di assistenza umanitaria rafforzata con programmi di supporto per le vittime di rapimenti.

Va comunque ricordata la complessità geopoltica della Nigeria nella quale si inseriscono tali uccisioni; alcune zone del paese sono un mix esplosivo di estremismo religioso, tensioni etniche molto radicate, impunità e alti livelli di corruzione. Senza un’azione decisa, migliaia di uomini, donne e bambini continueranno a essere vittime di violenze estremamente brutali ma purtroppo in un silenzio generalizzato.


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L'Autore

Veronica Grazzi

Veronica Grazzi è originaria di un piccolo paese vicino a Trento, Trentino Alto-Adige ed è nata il 10 dicembre 1999.

Si è laureata in scienze internazionali e diplomatiche all’università di Bologna, ed è durante questo periodo che si è appassionata al mondo della scrittura grazie ad un tirocinio presso la testata giornalistica Il Post di Milano. Si è poi iscritta ad una Laurea Magistrale in inglese in Studi Europei ed Internazionali presso la scuola di Studi Internazionali dell’Università di Trento.

Grazie al Progetto Erasmus+ ha vissuto sei mesi in Estonia, dove ha focalizzato i suoi studi sulla relazione tra diritti umani e tecnologia. Si è poi spostata in Ungheria per svolgere un tirocinio presso l’ambasciata d’Italia a Budapest nell’ambito del bando MAECI-CRUI, dove si è appassionata ulteriormente alla politica europea ed alle politiche di confine.

Veronica si trova ora a Vienna, dove sta svolgendo un tirocinio presso l’Agenzia specializzata ONU per lo Sviluppo Industriale Sostenibile. È in questo contesto che ha sviluppato il suo interesse per l’area di aiuti umanitari e diritti umani, prendendo poi parte a varie opportunità di formazione nell’ambito.

In Mondo Internazionale Post, Veronica è un'Autrice per l’area tematica di Diritti Umani.

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Diritti Umani

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