Prosperity Guardian e Aspis: Ue e Usa fianco a fianco nel Mar Rosso contro gli attacchi Houthi

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  Tiziano Sini
  19 gennaio 2024
  2 minuti, 50 secondi

Sono ormai passati 100 giorni dall’attentano provocato da Hamas contro Israele e dal conseguente scoppio del conflitto a Gaza. Visto che gli scontri nel territorio palestinese continuano ferocemente, le soluzioni negoziali sono sempre più all’orizzonte.

Di fronte ad uno scenario sempre più catastrofico, l’unica cosa che al momento pare evidente è il crescente pericolo di una “regionalizzazione del conflitto”, come dimostrano gli equilibri sempre più precari nelle relazioni fra attori nell’area.

Una situazione che è stata ben delineata dalle parole di Jack Sullivan, Consigliere per la Sicurezza Nazionale americano, durante il suo intervento presso il World Economic Forum di Davos, definendo l’attuale fase storica come una “nuova era della geopolitica” estremamente complessa e piena di sfide.[1]

Per chiarire queste dinamiche un esempio interessante è il caso degli attacchi da parte degli Houthi, gruppo politico e militare, che negli ultimi 30 anni ha ricoperto un ruolo crescente nelle dinamiche interne ed internazionali dello Yemen[2].

Con lo scoppio della Guerra Israele-Hamas, infatti, gli Houthi, in solidarietà al popolo palestinese hanno lanciato una serie di attacchi missilistici contro Israele, ma soprattutto contro navi la largo delle coste dello Yemen, nel Mar Rosso.

Le conseguenze di questo intervento sono state profonde, andando a rimodellare i flussi di navigazione e le catene globali del valore, con conseguente aumento dei prezzi. Una condizione che come riferito delle ultime rilevazioni va a danneggiare l’economia di alcuni Paesi europei, fra cui l’export italiano[3].

Di fronte ad un’iniziativa dagli impatti così rilevanti, si sono aperte le prime discussioni su quali contromisure adottare per limitare la portata degli attacchi nell’area e ristabilire i flussi commerciale ed il regolare passaggio dallo Stretto di Bab al-Mandeb. Una fase negoziale che però ha trovato fin da subito numerose complicazioni, soprattutto nel delineare le priorità strategiche e la governance della missione, come dimostrato dal venir meno dell’appoggio di diversi Paesi europei alla missione a guida americana Prosperity Guardian.

Ragioni che in parte sono ricollegabili al mutamento delle operazioni militari, che dal carattere difensivo si sono ben presto tramutate anche in operazioni offensive, visti i quattro attacchi portati avanti da Usa e Gran Bretagna contro strutture militari e strategiche yemenite[4].

Nonostante lo stop e le numerose difficoltà, però, anche i Paesi europei sembrano aver trovato un accordo per programmare un intervento strategico congiunto nell’area, che vada ad integrarsi con la missione Usa.

Secondo quanto dichiarato dagli esponenti politici nazionali ed europei, dopo un tormentato e complesso Consiglio dell’Unione Europea, tenutosi lo scorso lunedì 22 gennaio, i Ministri degli Esteri, nonostante la reticenza iniziale della Spagna, hanno accolto la proposta lanciata dall’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, che prevede il lancio della Missione Aspis.

Ancora poco è emerso delle prerogative operative che guideranno tale missione, che verranno svelate nei prossimi giorni, ma secondo le prime indiscrezione Aspis dovrebbe iniziare ad operare già dal prossimo 22 gennaio[5]

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