"Roba da matti!" Lo Psicologo: pregiudizi e miti da sfatare

  RAISE
  Fabio Di Gioia
  16 marzo 2020
  7 minuti, 57 secondi

Lo “strizzacervelli”, quello che ti psicoanalizza, che ti fa sfogare e che ti dà consigli… Dalla disinformazione sulla figura professionale dello psicologo emerge un mix curioso, tanto che esso viene visto come un professionista a metà strada tra il buon amico e il cartomante, tra l’interprete dei sogni e il guru dispensatore di saggezza. Facciamo quindi chiarezza per individuare le caratteristiche di questo specialista e il modo in cui lavora: chi è lo psicologo e di cosa si occupa? Quali sono i principali pregiudizi che ne deformano l’immagine?

Nonostante il ruolo dello psicologo sia stato riconosciuto in Italia dall’istituzione dell’Ordine professionale nel 1989, questa figura è stata sempre circondata da un'aura di mistero e ancora oggi pregiudizi e luoghi comuni rendono difficile chiederne l’intervento.
In occasione dell’apertura della rubrica RAISE, si intende fare un po’ di chiarezza su questo professionista, sul suo ruolo e sulle false credenze che lo riguardano. Spesso, infatti, gli psicologi sono coinvolti nelle tematiche che riguardano l’età evolutiva e intervengono in maniera diversa su aspetti educativi, relazionali e diagnostici che riguardano bambini e adolescenti.

Chi è lo Psicologo e di cosa si occupa?
L'art. 1 della Legge 56/89 definisce:
"La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità.
Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito."

Lo psicologo è un professionista sanitario che opera per favorire il benessere: lo scopo del suo lavoro è promuovere il cambiamento, potenziare le risorse e accompagnare gli individui, le coppie, le famiglie, le organizzazioni (es. scuola, azienda, ecc.) in particolari momenti critici o di difficoltà.
Non si occupa solo di psicopatologia, ma anche di altre importanti aree di intervento relative ad una molteplicità di situazioni, personali e relazionali, che possono essere fonte di sofferenza e di disagio. Può essere quindi d’aiuto in contesti di vita quotidiana come: fasi del ciclo di vita (infanzia, adolescenza, gravidanza), educazione e crescita (sostegno alla genitorialità, orientamento, processi di formazione), salute (stili di vita, alimentazione, sicurezza), eventi di vita traumatici (lutti, malattie, separazioni, perdite).

Come si diventa psicologo?
Per diventare Psicologo in Italia è necessario:
• laurearsi in Psicologia (5 anni nella forma 3+2);
• svolgere un tirocinio post-lauream della durata di un anno, per un totale di 1000 ore;
• conseguire l’Abilitazione all'esercizio della professione mediante Esame di Stato;
• iscriversi all'Albo professionale.
Sono abilitati all'esercizio dell’attività di Psicologo solo i professionisti iscritti all'Albo, a cui i cittadini possono fare riferimento per verificare se un professionista è abilitato (https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi).


La figura dello psicologo è ormai affermata nella realtà italiana, tuttavia una serie di diffusi pregiudizi attraversano ancora in maniera trasversale tutte le estrazioni culturali e sociali. Ecco un elenco dei 10 preconcetti più comuni sugli psicologi e i relativi “antidoti”, stilato dall’Ordine degli Psicologi della Lombardia.

  1. Lo psicologo è per i matti
    Gli psicologi non si occupano unicamente di gravi patologie. Tra le persone che si rivolgono allo psicologo troviamo infatti anche quelle che desiderano migliorare la propria qualità di vita attraverso un percorso di conoscenza di sé e altre che stanno vivendo problematiche circoscritte (difficoltà emotive o relazionali, momenti di crisi, eventi stressanti…). Ciascuno di noi si trova ad affrontare delle criticità lungo il corso della vita: un aiuto qualificato può fare la differenza perché ci permette di uscirne rapidamente.

  2. Lo psicologo è per i deboli (e io voglio farcela da solo)
    Questa credenza è scorretta per almeno tre motivi:
    - Cercare autonomamente soluzioni ai propri problemi è salutare, ma di fronte a tentativi ripetuti e infruttuosi perché non ricorrere ad un professionista? Qualcuno si è mai vergognato di fare un controllo cardiologico? La nostra mente e dovrebbe poter essere oggetto di prevenzione e cura come qualsiasi altro organo vitale;
    - Riconoscere disagi e limiti personali è un grande atto di forza: allo psicologo in realtà si rivolgono i coraggiosi, quelli che accettano i propri difetti e sono disposti a lavorare per migliorarsi;
    - Nessuno può affrontare al nostro posto il disagio che proviamo, anche all’interno di un percorso psicologico la responsabilità e il merito del cambiamento sono esclusivamente personali.

  3. Lo psicologo potrebbe manipolare la mia mente
    Il Codice Deontologico degli Psicologi all’art. 4 recita: “Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori.”

  4. Io sono fatto così (cambiare è impossibile)
    Tanti credono di essere nati con un determinato carattere e di non poter fare nulla per cambiarlo. In realtà, nella maggior parte dei casi, ciascuno di noi ha il potere di regolare le proprie azioni e modularle a seconda delle circostanze. Questo è possibile se si lavora su se stessi in modo autonomo o con l’aiuto di un professionista.

  5. Nessuno può capire il mio dolore / Come può capirmi chi non ha vissuto il mio stesso problema?
    È importante notare che già da soli questi convincimenti sono in grado di sostenere e alimentare il malessere, ostacolando la ripresa. Per contrastare queste credenze è necessario sapere che lo psicologo utilizza strumenti specifici, utili anche per poter affrontare situazioni che non ha sperimentato in prima persona: l’esperienza maturata nel tempo, la formazione continua (obbligatoria!) e l’empatia (cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altro per comprenderne il punto di vista).

  6. È impossibile risolvere problemi concreti parlando
    Il linguaggio, diversamente da quanto comunemente si crede, non serve solo per descrivere la realtà ma è il mezzo attraverso cui essa viene costruita: parlare ci aiuta a cambiare il modo con cui attribuiamo significato al mondo.
    I viaggi che portano alle scoperte maggiori non sono quelli in cui si vedono mondi nuovi, ma quelli in cui rivediamo mondi conosciuti con occhi diversi” (Marcel Proust)

  7. Il percorso psicologico dura troppo
    Questa idea deriva dalla conoscenza della “vecchia” psicoanalisi, che prevedeva fino a tre sedute settimanali e si prolungava talvolta anche per un decennio. Oggi però la durata del percorso varia molto: può concludersi dopo qualche colloquio oppure continuare per alcuni mesi, o per anni. Tutto dipende dal motivo della consultazione, dall’approccio del terapeuta e da quanto concordato nelle prime sedute.

  8. Lo psicologo costa troppo
    Non sempre questo è vero: in alcuni casi esistono percorsi a prezzi calmierati come ad esempio nel servizio pubblico o in strutture private accreditate. Anche gli studi privati possono proporre tariffe meno costose, per avere informazioni basta consultare direttamente gli specialisti. In ogni caso il denaro speso è un vero e proprio investimento sul proprio benessere!

  9. Perché rivolgersi ad uno psicologo quando posso parlare con un amico?
    Parlare con gli psicologi non è come parlare con amici, conoscenti, mentori o padri spirituali. Senza voler sminuire nessuna di queste importanti figure nella vita di ciascuno di noi, la psicologia è una scienza, un metodo e un’arte insieme. Chi non ha avuto una specifica formazione in materia può elargire consigli, ma non curare persone. Se un consiglio di un amico è utile, un parere professionale è determinante: affidereste le sorti di una vostra vicenda legale al parere di un conoscente, o vi rivolgereste a un bravo avvocato?
    La relazione amicale e quella cliente-professionista inoltre hanno caratteristiche diverse. Lo psicologo infatti:
    - è concentrato sul paziente, il paziente è concentrato su di sé e ciò crea uno spazio utile all'esplorazione e al cambiamento;
    - non è coinvolto in dinamiche affettive con il paziente, ed è pertanto più obiettivo;
    - è legalmente vincolato al segreto professionale;
    - non giudica quanto gli viene riportato in seduta.

  10. Ah… sei psicologo?! Allora devo stare attento a quello che dico o mi analizzi… / Stanotte ho sognato xyz, cosa significa?
    In realtà lo psicologo non è dotato di poteri paranormali (fortunatamente!!), quindi non è in grado di capirvi al primo sguardo. Per quanto concerne i sogni, invece, non tutti gli psicologi ci lavorano e in più essi acquistano senso solo all’interno della vita del singolo (e quindi no, non hanno significati prestabiliti!).

Oltre ai pregiudizi analizzati, un aspetto culturale ormai radicato nella nostra società rischia di ostacolare la possibilità di chiedere aiuto: raramente ci interroghiamo sui nostri bisogni e non siamo educati all’idea di prenderci cura di noi.

Molte volte le persone sono così lontane da se stesse che la comparsa di un disagio viene vissuta come una seccatura e come tale viene ignorata. Nella frenesia degli impegni quotidiani, delle responsabilità e dei mille “devo” della vita moderna, può succedere che ci si adatti a condizioni scarsamente soddisfacenti, perdendo di vista ciò che realmente farebbe stare meglio. Succede perfino che si intraprendano azioni che, invece di migliorare la situazione, creano circoli viziosi finendo per mantenere il disagio nel tempo.

L’intervento di uno psicologo può davvero migliorare il benessere delle persone, ma da solo non può fare miracoli: sono gli individui che compiono il percorso a fare la fatica più grande. Affrontare le proprie difficoltà mettendosi in discussione è certamente faticoso e raggiungere i cambiamenti sperati richiede molte energie. Ma è proprio l’investimento nella cura sé e l’impegno che mettiamo nel nostro percorso di cambiamento che rendono possibile il raggiungimento di una migliore qualità di vita.

Le fonti usate per la redazione della presente pubblicazione sono liberamente consultabili sul sito dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia (www.opl.it)


A cura di Sara bergamini

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L'Autore

Fabio Di Gioia

Dottore in Scienze internazionali ed istituzioni europee, attualmente si sta specializzando nel corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali. È stato Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, Referente di Segreteria e co-ideatore del progetto TrattaMI Bene. È ora Caporedattore e autore per la sezione Diritti Umani.

Bachelors degree in International Sciences and European Institutions, currently majoring in International Relations. He has served as Chairman of the Board of Auditors, Secretariat Liaison, and co-creator of the TrattaMI Bene project. He is now Editor-in-Chief and author for the Human Rights section.

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