Il 28 luglio 2024 si terranno le elezioni in Venezuela dopo 11 anni della presidenza autoritaria e chavista di Nicolás Maduro. L’attuale presidente del Venezuela guida con circa il 54,2% le intenzioni di voto, il rivale di opposizione, Urrutia, è al 21,1%, secondo recenti dichiarazioni. A una decina di giorni dalle presidenziali, le tensioni nel Paese rimangono elevate.
Perché sono importanti queste elezioni?
Negli ultimi 25 anni il governo venezuelano è stato sotto il controllo del Chavismo, il movimento politico e ideologico ispirato al socialismo, che si è posto in continuità alla rivoluzione bolivariana nel 1999 e che deve il nome al suo fondatore, Hugo Chávez. Socialista, anti-imperialista e populista, denunciava il capitalismo occidentale, ma allo stesso tempo prometteva di rispettare la priorità privata.
Dopo la morte di Chávez il termine "chavista" è stato legittimato e utilizzato regolarmente dai principali dirigenti della rivoluzione bolivariana, tra cui il presidente Nicolás Maduro. Quando Chavez morì nel 2013, il suo protégé Maduro prese il suo posto, mantenendo la presidenza del Venezuela fino al giorno d’oggi. L'attuale presidente è sostenuto dal Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) al potere e dalle forze rivoluzionarie alleate raggruppate nel cosiddetto Grande polo patriottico (Gpp), la sua politica si concentra infatti su un ulteriore rafforzamento del partito socialista.
Dopo quasi un decennio, le elezioni che si terranno il 28 luglio sono le prime a vedere un’opposizione con qualche chance di vittoria. Le percentuali tra i due favoriti, naturalmente, non sono allo stesso livello. In seguito all’esclusione dal voto della leader all’opposizione, Maria Corina Machado, ineleggibile per corruzione, il principale avversario di Maduro è l’ex diplomatico e politologo Edmundo González Urrutia.
Ciononostante, le ultime elezioni nel 2018 in cui Maduro era risultato vincitore, erano state dichiarate ingiuste e non libere. L’usura del modello chavista, la grave crisi economica, oltre all’emergenza umanitaria del Paese, sono alcune delle ragioni che farebbero pensare a un possibile ribaltamento dei risultati e a una nuova guida di governo di Caracas.
La crisi Venezuelana
Il Venezuela ha sempre rappresentato la perla dell’America Latina, un gioiello dato da un’incredibile presenza di risorse petrolifere.
Come si è arrivati a questo punto?
Corruzione, povera amministrazione delle risorse da parte dei governi socialisti e interferenze straniere, come le sanzioni provenienti dagli Stati Uniti (di stampo strategico, a causa della vicinanza venezuelana con il governo di Fidel Castro) e che hanno solamente portato a impoverire la popolazione.
Dall’ascesa del leader chavista nel 2013, il Venezuela ha attraversato una delle crisi migratorie ed economiche più profonde al mondo, provocando milioni di rifugiati e richiedenti asilo, in particolar modo negli Stati Uniti. Lo scorso anno le persone costrette alla fuga hanno raggiunto nuovi livelli storici in tutto il mondo: è quanto riportato nel Rapporto Global Trends 2024 dell’UNHCR, agenzia dell'Onu per i rifugiati, e il Venezuela risulta tra gli Stati più critici con circa 7,7 milioni di rifugiati.
Sotto la sua presidenza, il Paese caraibico ha affrontato una grave crisi economica, caratterizzata da iperinflazione (in cui la moneta nazionale, il bolivar, ha perso tutto il suo valore), scarsità di beni di prima necessità, aumento della povertà e della criminalità, come anche del narcotraffico. A causa delle politiche autoritarie di Maduro, a partire dal 2016, le proteste di massa sono sfociate in atti e sommosse di estrema violenza in tutto il Paese.
Nonostante queste sfide, Maduro ha continuato a mantenere il controllo tramite decreti e misure di emergenza. Nel 2020, le Nazioni Unite hanno accusato il suo governo di crimini contro l’umanità, chiedendo che fosse processato dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja.
Ultime notizie e cosa ci si aspetta
Durante un recente comizio elettorale tenutosi a Caracas, il presidente ha fatto una dichiarazione allarmante, evocando la possibilità di un “bagno di sangue” nel caso non fosse riconfermato alle imminenti elezioni del 28 luglio.
In un discorso infuocato, pronunciato davanti ai suoi sostenitori nel quartiere occidentale di Pueblo de Parroquia de la Vega, Maduro ha dipinto un quadro apocalittico del futuro del Venezuela se la sua amministrazione non dovesse ottenere una vittoria decisiva. Recentemente, il Tribunale superiore elettorale (Tse) brasiliano ha annunciato che invierà due osservatori per monitorare le elezioni presidenziali del 28 luglio.
Se avverrà un cambio radicale, rompendo il ciclo autoritario chavista, non è dato a sapere, visto il delicato clima politico e il controllo oppressivo del potere legislativo, dell'esercito, delle forze dell'ordine e della stampa, senza tralasciare i violenti gruppi paramilitari sotto l'egida del presidente.
D'altra parte, il leader all'opposizione gode di un travolgente sostegno popolare e, come previsto dall'organo elettorale, le elezioni presidenziali sembrano essere accompagnate da vari attori internazionali, dimostrando robustezza e trasparenza.
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L'Autore
Alessia Boni
Alessia Boni è originaria di Modena, Emilia-Romagna ed è nata il 13 giugno 1998. Ha una profonda passione per la politica internazionale, l'economia, la diplomazia, le questioni ambientali e i diritti umani.
Alessia ha conseguito una laurea in Relazioni internazionali e Lingue straniere, con un semestre trascorso come studentessa di scambio per il programma Overseas in Argentina presso l'Universidad Austral de Buenos Aires, dove ha sviluppato il suo profondo interesse per l'America Latina.
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