CPTPP: l’Accordo Commerciale del Pacifico: Da Contromisura al Potere Economico di Pechino alla Possibilità di Adesione

  Focus - Allegati
  13 April 2023
  10 minutes, 49 seconds

di Sofia Termentini, Junior Researcher G.E.O. Economia

CPTPP: l’Accordo Commerciale del Pacifico

Da contromisura al potere economico di Pechino ad una sua possibile inclusione

Abstract

Di fronte a uno scenario geopolitico sempre più complesso, l’accordo commerciale CPTPP in favore del libero scambio, tra Canada e altri 10 paesi nella regione indo-pacifica non passa inosservato. Per questa ragione, è opportuno analizzare la sua storia, dalla nascita ad oggi, e soffermarsi sui cambiamenti principali, come l’uscita degli Stati Uniti e di conseguenza tutti i vantaggi e gli svantaggi inerenti. In particolare è stata svolta un’analisi dei due candidati Cina e Taiwan e la loro possibile entrata nell’accordo commerciale. Nonostante il partenariato è aperto a chiunque sia disposto ad accettare le sue regole, bisogna tenere in considerazione anche il contesto geopolitico. In conclusione, non è un accordo contro qualcuno, ma in favore del libero scambio e sebbene Taipei sia vista positivamente rispetto alla Cina, gli scenari plausibili sono svariati.

Definire il CPTPP

L’attuale CPTPP è nato dall’accordo commerciale del Partenariato Trans-Pacifico (TPP), il patto di 12 paesi finalizzato nel 2015. Il TPP, a differenza dell’attuale accordo, comprendeva anche gli Stati Uniti d’America. L’amministrazione Obama intendeva realizzare il “pivot” statunitense verso la regione indo-pacifica. Per la prima volta, l’America era andata oltre il mero impegno finanziario. Grazie alla sua piena partecipazione, altri paesi come Australia, Perù e Vietnam, avevano deciso di unirsi. La posizione canadese è cambiata quando è stato deciso di offrire ai membri del TPP un migliore accesso al mercato statunitense e di conseguenza annullare alcuni vantaggi NAFTA. Nel 2012, sia Canada che Messico sono diventati partner negoziali, insieme anche al Giappone, formando 12 stati partecipanti. Nel 2015 è stato raggiunto un accordo che ha permesso di mettere in moto il processo di ratifica. Per far entrare l’accordo in vigore, era fondamentale la ratifica sia del Giappone che degli Stati Uniti, a causa delle dimensioni delle loro economie. A inizio 2017, su iniziativa di Trump, gli Stati Uniti si sono ritirati per rimanere coerenti con il programma protezionistico e l’imposizione di dazi, che aveva l’intento di favorire accordi bilaterali su quelli multilaterali, e quindi di incidere efficacemente nella riduzione del deficit commerciale. Il Canada, di conseguenza, decise di non ratificare l’accordo. Sebbene il TPP fosse apparentemente in stallo, il Giappone era avulso a vanificare tutti gli sforzi e decise di convincere i paesi membri rimasti a mantenere l’accordo in vita, ad eccezione degli elementi strettamente correlati agli Stati Uniti. Alla fine, il TPP-11, ribattezzato Accordo Globale e Progressivo del Partenariato Trans-Pacifico, è stato firmato l’8 marzo 2018. Il testo originario è stato adottato ad eccezione delle 22 clausole, di interesse statunitense, in particolare riguardo questioni come protezione degli investimenti e proprietà intellettuale. L’accordo è entrato in vigore 60 giorni dopo, il 30 dicembre 2018, per i sei stati ratificanti. Da allora, Vietnam, Perù e Malesia hanno ratificato il CPTPP.

In conclusione, il CPTPP è un accordo commerciale in favore del libero scambio tra Canada e altri 10 paesi nella regione indo-pacifica: Australia, Brunei, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. Il suo obiettivo è la riduzione dei dazi e l’implementazione
degli investimenti transfrontalieri fra gli stati aderenti.

Vantaggi e Svantaggi del CPTPP

Il fine iniziale del TPP era di abbattere barriere tariffarie e non tariffarie (TBs e le NTBs). Tra le misure principali vi erano la liberalizzazione della connessione ad internet, l’istituzione di arbitraggi internazionali per le controversie tra stati e società multinazionali, minori ostacoli alla circolazione delle merci agricole, tessili e del settore calzaturiero. Da un lato il TPP rappresentava un quadro giuridico istituzionale volto a risolvere le difficoltà collegate al WTO causate dalla multi-polarizzazione dell’ordine globale. Dall’altro, esso assumeva come punto di riferimento la strategia americana, nonché un’apertura dello spazio geoeconomico globale mantenendo il dominio geopolitico. Di conseguenza, rafforzando in Asia-Pacifico un multilateralismo favorevole agli Stati Uniti, il trattato escludeva la Cina. L’obiettivo era imporre libero mercato di fronte al capitalismo cinese, portando le aziende cinesi sul terreno di libera concorrenza, e grazie a questa forma di protezionismo mascherata, alcuni settori dell’industria statunitense avrebbero prosperato.

Il CPTPP rimane, ad ogni modo, un mega-accordo commerciale, il terzo accordo mondiale per volume di PIL, dopo l’RCEP e il NAFTA. La combinazione dei vantaggi geoeconomici e strategici del TPP-11 è rimasta invariata. Di più, l’assenza statunitense potrebbe comportare un vantaggio per le aziende giapponesi in questo settore. Il Vietnam si erge a produttore per eccellenza di tessuti e abbigliamento a basso costo. Un altro beneficio sarà la possibilità di esportare i prodotti agricoli australiani in maggiore quantità. I paesi economicamente più rilevanti in termini di PIL all’interno dell’accordo, Giappone e Australia, hanno tentato fino all’ultimo di richiamare gli Stati Uniti, mentre il Canada si è dimostrato meno propenso a farlo. Inoltre, il ministro degli esteri messicano ha affermato che il CPTPP è “un forte segnale contro le pressioni protezionistiche, in favore di un mondo aperto al libero scambio, senza sanzioni unilaterali e la minaccia di guerre commerciali”, riferendosi velatamente agli Stati Uniti.

Una delle più grandi preoccupazioni, soprattutto del Giappone, è sempre stata che un’intesa nata come contromisura al potere economico di Pechino possa trasformarsi e aprire le porte alla Cina, in quanto “il partenariato sarà aperto verso tutti coloro che vorranno accettare le sue regole. Non è un accordo contro qualcuno, è in favore del libero scambio”. A quasi cinque anni dal ritiro degli Stati Uniti, entrare nell’accordo è diventato uno degli obiettivi di Pechino, ma per il ministro dell’economia giapponese Yasutoshi Nishimura “sarà necessario determinare che la Cina rispetti gli standard elevati” per l’accesso al trattato commerciale. Come sottolinea il Ministro giapponese delle Finanze Kenji Nakanishi, Pechino è un paese “lontano dal mondo libero, equo e altamente trasparente del TPP”.

Da un lato, il blocco CPTPP vuole espandersi promouovendo l’adesione di altre economie, ma dall’altro i futuri membri dovranno poter garantire il rispetto delle disposizioni dell’accordo e anche di questioni non commerciali, quali alcune. Per quanto l’adesione all’accordo commerciale sia principalmente una decisione economica, non bisogna sottovalutare le questioni geopolitiche e di sicurezza inerenti.

Candidature di Cina e Taiwan: Problemi e Controversie

Il CPTPP accoglie tutte le economie dell’APEC e i territori doganali separati che sono disposti a rispettare gli obblighi, ma non bisogna sottovalutare che le richieste di entrata di Cina e Taiwan, all’interno dell’accordo, sono arrivate in un contesto geopolitico complesso e in un periodo di alte tensioni fra le due economie. La volontà di aderire al CPTPP è stata manifestata da tempo da Taiwan, e il Giappone ha accolto in maniera positiva la candidatura in quanto sinonimo di uno “sviluppo positivo”. Per contro, la Cina è riuscita a presentare la propria domanda di ammissione precedentemente, con il fine di bloccare l’ingresso di Taiwan.

Entrambe offrono vantaggi da un punto di vista economico. La Cina è ormai la seconda potenza al mondo. Difatti, essa rappresenta un partner ideale per l’accordo, soprattutto per ottenere i vantaggi dati dalla sua posizione nelle catene di approvvigionamento globali. Inoltre, anche per la Cina stessa ciò potrebbe essere vantaggioso, in quanto potrebbe liberalizzare ulteriormente i suoi mercati e smorzare future politiche protezionistiche. Taiwan, nonostante sia un’economia piccola su scala globale, è una potenza in alcuni settori come quello dei semiconduttori avanzati, un settore attraente per i membri dell’accordo. Molti ritengono che le intenzioni della Cina, in termini geopolitici, abbiano il mero obiettivo di disincentivare la candidatura di Taiwan e non di apportare e trarre beneficio dall’accordo. Da non sottovalutare sono le ultime azioni cinesi, come le esercitazioni militari aggressive nello stretto di Taiwan o le pesanti denunce per la violazione dei diritti umani, da parte dell’alto commissario delle Nazioni Unite. Esse minano la stabilità di un accordo commerciale e non sono coerenti con i principi da rispettare. Inoltre, la Cina intrattiene dispute con molti membri del CPTPP, in quanto usare la coercizione economica contro i paesi con cui è in disaccordo ha messo a dura prova le sue relazioni. È soggetta a sanzioni economiche da parte del Canada per presunte violazioni dei diritti umani, ha in corso discussioni territoriali con Giappone, Malesia, Brunei e Vietnam. Nel 2010 ha negato l’accesso alle terre rare al Giappone e l’Australia ha sofferto per i divieti cinesi sulle sue esportazioni. A complicare la sua accettazione sono le paure di un possibile futuro sostegno alla Russia nella guerra Russo-Ucraina e gli aspetti negativi della Belt Road initiative. Allo stesso tempo, anche l’entrata di Taiwan è temuta dai membri dell’accordo commerciale, soprattutto dai paesi del Sud Est Asiatico, che temono le conseguenze per le loro relazioni con la Cina. Infatti, tutti gli Stati membri del CPTPP riconoscono Pechino come unico governo legittimo della Cina e nessuno riconosce Taiwan come stato indipendente. Un altro problema è che le legislazioni di entrambi i paesi non sono compatibili con lo scopo dell’accordo, nonché la promozione di un commercio libero e aperto. Taiwan è una società democratica, libera e aperta, con un'economia di mercato esente dalle pressioni del governo. La Cina è uno stato autoritario con un controllo politico forte esercitato dal partito comunista. In particolare, si è assistito sempre più all’intervento dello Stato e ad un dominio sul settore privato. Di conseguenza, sorgono i dubbi su quanto la Cina sia realmente disposta ad aprirsi ad un commercio libero.

L’accordo nato inizialmente con l’obiettivo di contrastare l’influenza della Cina nell’Indo-Pacifico, ha condotto al risultato opposto, dando la possibilità a Pechino di rafforzare la sua potenza economica nella regione. Nonostante gli Stati Uniti abbiano ormai abbandonato l’accordo, essi sono interessati alle decisioni di adesione e per esprimere la loro opinione hanno aumentato le restrizioni alla Cina per alcuni prodotti e tecnologie e hanno dato sostegno a Taiwan, sia dal punto di vista economico che politico. Dati i forti legami tra i membri dell’accordo commerciale e gli Stati Uniti, è lecito pensare che questi non intendano accogliere la Cina per non mutare in negativo i rapporti con gli USA.

Un altro elemento che mostra l’incompatibilità della Cina con il CPTPP, è l’iniziativa “Made in China 2025” volta a garantire la leadership cinese in determinate tecnologie. Anche la strategia della doppia circolazione è incompatibile con i principi e gli obietti del CPTPP, in quanto mostra lo scopo cinese di divenire indipendente sul lungo termine e ridurre la sua dipendenza dalle importazioni di risorse naturali e alcune tecnologie, perciò promuovere l’autosufficienza e servire all’interno del mercato cinese.

Prima di presentare la domanda di adesione al CPTPP, la Cina ha dichiarato di aver studiato le varie disposizioni dell’accordo, tanto che lo stesso presidente XI Jinping ha dichiarato che la Cina “assumerà un atteggiamento pro-attivo e aperto” nei negoziati su questioni come l’ambiente o l’economia digitale. Nonostante ciò, il CPTPP contiene diverse disposizioni in contrasto con le attuali politiche e pratiche della Cina e risulta molto improbabile che Pechino sia abile a conformarsi, soprattutto se i cambiamenti devono venire dall’interno.

Anche Taiwan ha condotto delle ricerche sul testo ufficiale del CPTPP, con l’obiettivo di identificare differenze tra le leggi e regolamenti nazionali di Taipei. Sono state individuate undici leggi, riguardanti agricoltura, pesca, brevetti farmaceutici, cosmetici, pesticidi e ambiente, da modificare per renderle conformi alle disposizioni richieste.

Sebbene sia la Cina che Taiwan abbiano presentato la richiesta di adesione all’accordo commerciale ed entrambe stiano lavorando per conformarsi ai criteri previsti, alcune disposizioni rendono la candidatura cinese più problematica.

Conclusione

Secondo l’articolo 30.4 del CPTPP, tutte le economie APEC e i territori doganali separati, disposti ad accettare gli obblighi sono accolti. Per questa ragione, sia Cina che Taiwan possiedono il diritto di presentare domanda, ma le conseguenze possono essere svariate.

Una di queste potrebbe essere che le domande di entrambe vengano rigettate, in quanto i membri dell’accordo possono non raggiungere un consenso. Allo stesso tempo, se dovessero scegliere in base a chi soddisfa i criteri di adesione, Taiwan avrebbe la meglio sulla Cina. I membri dell’accordo, tuttavia, preferirebbero escluderle entrambe al fine di non creare favoritissimi e ulteriori tensioni fra i due Paesi.

Ogni candidatura deve essere giudicata sulla base della volontà di rispettare i termini dell’accordo commerciale. In aggiunta, i non membri non dovrebbero possedere il diritto di dettare chi sia ammesso o meno.

In conclusione, se da un lato la candidatura di Taipei è stata accolta positivamente, dall’altro quella cinese ha riscontrato più problemi, soprattutto per le dispute territoriali, commerciali e politiche che ha con molti paesi membri dell’accordo. Ottenere il via libera dalle nazioni del CPTPP sarà complicato per Pechino.

Bibliografia

AsiaNews. “Scontro tra Pechino e Taipei sul possibile ingresso nella CPTPP”. AsiaNews. 24 settembre 2021.

https://www.asianews.it/notizie-it/Scontro-tra-Pechino-e-Taipei-sul-possibile-ingresso-nella-Cptpp-54136.html

Dalla Libera, Andrea. 2018. “CPTPP, l’accordo commerciale del pacifico salpa senza gli USA”.The Bottom Up. 12 aprile 2018.

https://thebottomup.it/2018/04/12/cptpp-laccordo-commerciale-del-pacifico-salpa-senza-gli-stati-uniti-a-bordo/

Leoni, Zeno. 2018. “Libero scambio in Asia-Pacifico fra integrazione regionale e competizione”. Twai. 6 dicembre 2018.

https://www.twai.it/articles/libero-scambio-in-asia-pacifico-fra-integrazione-regionale-e-competizione/

Stephens, Hugh. Jeff Kucharski. 2022. “The CPTPP Bids of China and Taiwan: Issues and Implications”. Asia Pacific Foundation of Canada. 15 novembre 2022.

https://www.asiapacific.ca/fr/publication/cptpp-bids-of-china-and-taiwan-issues-and-implications


Share the post