Elezioni Europee - “L’UE sullo scacchiere internazionale”

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  10 April 2024
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MIPP - Rubrica Elezioni Europee

A cura di Ilaria Ferrante, Junior Policy Analyst

Lo stato dell’arte del processo di allargamento

Negli ultimi decenni, l'Unione Europea (UE) ha svolto un ruolo sempre più centrale sulla scena internazionale, promuovendo la pace, la stabilità e la cooperazione tra le nazioni. Una delle sue strategie chiave per raggiungere questi obiettivi è stata l'allargamento, un processo attraverso il quale nuovi stati sono diventati membri dell'UE. Tuttavia, questo processo è stato oggetto di discussioni e negoziati complessi, soprattutto in relazione a Paesi come l'Ucraina (UCR), la Moldavia (MDA), la Georgia (GEO) e i Balcani occidentali.

Per quanto riguarda l’Ucraina, la Moldavia e la Georgia, esse hanno manifestato un forte interesse nell'unirsi all'UE, spinti dalla ricerca di stabilità politica, sviluppo economico e integrazione con l'Europa occidentale. La corruzione endemica, i conflitti armati e le tensioni geopolitiche con la Russia rappresentano ostacoli significativi sulla strada dell'integrazione europea. Tuttavia, continuano a compiere progressi verso l'adesione, implementando riforme politiche ed economiche volte a soddisfare i requisiti dell'UE.

I Balcani Occidentali, in secondo luogo, sono un tema che da anni domina l'agenda di Bruxelles, poiché la stabilizzazione di questa regione dell'Europa, caratterizzata da conflitti, tensioni etniche e rivalità interstatali, è essenziale per garantire la sicurezza dell'Unione e per evitare influenze esterne. Innanzitutto, affinché un paese possa aderire all'Unione, deve soddisfare i cosiddetti "criteri di Copenhagen", che richiedono istituzioni democratiche solide, un'economia di mercato competitiva e la capacità giuridica di adottare e attuare il diritto europeo. Tuttavia, la storia recente dei Balcani occidentali suggerisce che i paesi della regione devono ancora compiere progressi significativi per soddisfare appieno questi requisiti. Inoltre, l'UE deve affrontare ostacoli interni all'interno della stessa Unione, poiché l'adesione di un nuovo stato richiede il consenso unanime di tutti gli Stati membri. Tuttavia, attualmente diversi paesi hanno delle riserve sull'eventuale allargamento. Queste preoccupazioni possono derivare da una serie di motivi, tra cui preoccupazioni legate alla capacità di integrazione dei nuovi membri, timori per la stabilità economica e politica dell'UE e la necessità di riforme interne prima di procedere con ulteriori adesioni.

Le elezioni presidenziali americane del 2024: impatti potenziali sull'UE

Il 2024 è un crocevia per l'Europa, ma sarà altrettanto determinante anche per gli Stati Uniti. Le elezioni di novembre sembrano destinare una possibile rivincita tra il presidente Biden e l'ex presidente Trump.

Le elezioni presidenziali americane del 2024 rappresentano un punto focale non solo per gli Stati Uniti, ma anche per l’intera comunità internazionale, compresa l’UE. L'ascesa di un nuovo leader alla Casa Bianca ha innescato una serie di possibili cambiamenti politici ed economici che potrebbero avere profonde ripercussioni sulla regione europea. Esse potrebbero altresì esercitare un impatto sull'Unione Europea e sul suo ruolo nel contesto internazionale.

Un presidente che promuove attivamente l'integrazione europea e la cooperazione multilaterale potrebbe consolidare l'UE come attore globale e favorire una maggiore coesione tra gli Stati membri. Tuttavia, nel caso in cui gli Stati Uniti si ritirassero dal sostegno all'UE o adottassero una posizione ostile verso l'integrazione europea, potrebbero emergere divisioni all'interno dell'Unione e un indebolimento del suo ruolo sulla scena mondiale. Dunque, è essenziale che i leader europei seguano da vicino gli sviluppi negli Stati Uniti e si preparino ad adattarsi a eventuali cambiamenti che potrebbero verificarsi, al fine di salvaguardare gli interessi e la stabilità della regione.

Le relazioni sull’asse Bruxelles-Pechino

Nell’ambito delle strategie economiche e di sviluppo le relazioni tra l'Unione Europea e la Cina si delineano come diametralmente opposte, sia per ragioni ideologiche che per il modo in cui operano. L'UE, con la sua struttura ibrida caratterizzata dalla libera circolazione delle merci e dal mercato unico, vanta nei commerci interni tra gli Stati membri uno dei suoi punti di forza. Tuttavia, rimane fortemente dipendente dalla Cina. Essa, dunque, emerge come uno dei principali fornitori globali di componenti essenziali sia per la produzione di beni di uso quotidiano come automobili e dispositivi elettronici, sia per le transizioni ecologiche e digitali in corso. Questa interdipendenza si traduce in uno scenario in cui mettere in discussione i legami economici tra i due attori potrebbe essere catastrofico sia per le industrie sia per l'equilibrio economico globale.

Tuttavia, le profonde divergenze ideologiche su temi quali i diritti umani, il conflitto in Ucraina e la tutela dell'ambiente costringono Bruxelles e Pechino a riconfigurare le loro relazioni. La strategia attuale dell'Unione Europea non contempla l'interruzione degli scambi con la Cina, nota come "de-coupling", ma piuttosto mira a una politica di "de-risking". Questa strategia è volta a ridurre la dipendenza energetica dalla Cina, mentre nel contempo promuove una cooperazione bilaterale più stretta in settori diversi, tra cui la sicurezza, lo scambio di dati e la gestione della proprietà intellettuale. Pur partendo da basi ideologiche e politiche opposte, la Cina e l’UE sono consapevoli della loro importanza reciproca e della necessità di cooperare per raggiungere traguardi comuni.

La collaborazione con i Paesi BRICS

La collaborazione con i Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) rappresenta un elemento chiave della politica estera dell'Unione Europea, poiché questi paesi giocano un ruolo sempre più influente sulla scena internazionale. In principio c’erano Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Tuttavia, il primo gennaio 2024 ha segnato l'ingresso di sei nuovi Paesi nel gruppo dei BRICS: Iran, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e l'Argentina. Questa espansione ha catalizzato una serie di aspettative e prospettive, tra cui il potenziale cambiamento del modello economico e finanziario globale e della sua governance. Con lo scoppio della guerra in Ucraina, il formato dei BRICS ha riacquistato una propria centralità per due motivi fondamentali. In primo luogo, nei primi mesi del conflitto, Russia e Cina hanno sperimentato una crescente pressione da parte dell'Occidente per essere isolate nel contesto del contrasto tra "autocrazie" e "democrazie", sentendo l'esigenza di dimostrare di godere di un ampio sostegno internazionale. In secondo luogo, molti paesi in via di sviluppo hanno visto nella destabilizzazione dell'equilibrio globale un'opportunità per affermare il proprio peso politico sul palcoscenico internazionale. Il crescente gruppo di Paesi prevede di assumere un ruolo dominante, soprattutto nei settori energetico e delle materie prime.

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