La Moldavia nel mirino del Cremlino

  Focus - Allegati
  20 April 2023
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La Moldavia nel mirino del Cremlino

Abstract: la recente crisi economica e politica in Moldavia hanno attirato l’attenzione del Cremlino. Sfruttando figure politiche vicine a Mosca e partiti politici filo-russi, la Russia sta fomentando il malcontento popolare in Moldavia nel tentativo di rovesciare l’attuale governo filo-occidentale.. Alla luce della recente revoca di un decreto sensibile sulla Moldavia da parte di Putin, si teme, inoltre, che la Russia possa sfruttare la questione della Transnistria come “casus belli” per mettere in atto un’invasione dello stato.

A cura di

Jovan Knezevic - Senior Researcher, G.E.O Difesa e Sicurezza

Introduzione

Durante un discorso tenutosi a febbraio, il presidente russo Vladimir Putin ha revocato un decreto del 2012 che impegnava Mosca a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale della Moldavia nel definire lo status speciale della Transnistria – regione separatista politicamente allineata con Mosca. Tale decisione è stata presa per “garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali” (Euractiv, 2023) e rappresenterebbe, secondo la presidente della Moldavia, Maia Sandu, l’ultimo di una serie di tentativi da parte del Cremlino di destabilizzare lo stato. Il governo moldavo teme, infatti, che la Russia stia approfittando del malcontento popolare in Moldavia, dovuto principalmente ad un aumento generale dei prezzi, per forzare un cambio di regime e rimpiazzare l’attuale esecutivo filo-occidentale. Secondo alcuni analisti ed esponenti politici moldavi, invece, gli obiettivi del Cremlino in Moldavia andrebbero ben oltre la destabilizzazione ed il cambio di regime. Alla luce della revoca del decreto del 2012, si teme che la Russia possa usare la questione della Transnistria come “casus belli” per invadere la Moldavia.

La recente crisi politica ed economica in Moldavia

La crisi politica ed economica che il paese sta affrontando affonda le proprie radici nel novembre del 2021. A causa del rincaro dei prezzi dovuto alla crisi energetica allora in atto, il governo moldavo si vide costretto a ridurre le forniture di gas russo del 30% cercando, al contempo, di diversificare i propri fornitori. Tuttavia, tale manovra portò ad un’ importante impennata dei costi dell’energia gravando pesantemente sull’economia del paese, già colpito da un tasso di inflazione superiore al 30% (Di Liddo, 2023). Il conflitto russo-ucraino, iniziato nel febbraio del 2022, ha, a sua volta, esacerbato la complessa situazione economica e politica del paese. Dall’inizio della guerra la Moldavia ha accolto circa 750.000 rifugiati ucraini mentre il governo filo-occidentale, guidato da Natalia Gavrilita, ha dovuto fronteggiare numerosi tentativi di destabilizzazione da parte del Cremlino (Magno, 2023), dovuti, in gran parte, alle posizioni europeiste dell’ex prima ministra Natalia Gavrilita e del Partito di Azione e Solidarietà (PAS). A causa del rincaro del costo della vita e del deterioramento della situazione securitaria nel paese, molta gente è scesa in piazza, prima nel settembre del 2022 e poi lo scorso febbraio. In entrambe le occasioni le proteste sono state organizzate e guidate dal Movimento per il Popolo, che riunisce diverse sigle tra cui il partito filorusso Sor. Durante le manifestazioni i partecipanti hanno chiesto le dimissioni del governo in carica ed elezioni anticipate. Incapace di gestire il mutato contesto economico, politico e securitario, nel febbraio del 2022 Gavrilita ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni. La decisione di abbandonare l’incarico è avvenuta a pochi giorni dallo sconfinamento di due missili russi nello spazio aereo moldavo e a poche settimane dalla caduta di frammenti di missili russi in Moldavia, episodi che hanno ulteriormente aumentato la percezione di insicurezza tra i cittadini e il malcontento popolare nei confronti dell’esecutivo (Di Liddo, 2023). A prendere il posto della premier uscente è stato Dorin Recean, già Consigliere per la difesa e la sicurezza nazionale del Presidente e Segretario del Consiglio Supremo di Sicurezza della Moldavia. Secondo alcuni analisti politici, le dimissioni del governo sono state anche una conseguenza del calo di popolarità del PAS. Pertanto, con l’avvicinarsi delle elezioni, Maia Sandu, presidente della Moldavia, e il PAS, hanno optato per una figura dal profilo più sicuro (Cassonet, 2023).

Aldilà della recente crisi economica e politica, la Moldavia è un paese fortemente polarizzato. La destra, tendenzialmente filoeuropeista e filooccidentale, è composta dal Partito d’Azione e Solidarietà mentre la sinistra, più vicina a Mosca, è formata dal Blocco dei Socialisti e Comunisti e dal Partito Sor. Tale polarizzazione rispecchia le suddivisioni sociali tra i cittadini moldavi di lingua rumena, orientati verso la Romania e l'Europa e quelli di lingua russa, vicini a Mosca (Vecchi, 2023).


I tentativi di destabilizzazione del Cremlino

Il 13 febbraio del 2023, il capo di Stato moldavo, Maia Sandu, ha accusato la Russia di aver messo a punto un piano per installare un governo filorusso in Moldavia in modo tale da poter esercitare il controllo politico sullo stato. A lanciare l’allarme era già stato il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensk’kyj, il quale avrebbe intercettato il piano grazie al lavoro di un consorzio di media investigativi indipendenti (Magno, 2023). Tale piano “non prevede(va) interventi militari, ma pressioni politiche tramite le forniture di energia e la questione della Transnistria, l’espansione di media filorussi e la creazione di organizzazione pro Mosca” (Adnkronos, 2023). Oltre a confermare quanto già svelato dal presidente dell’Ucraina, Maia Sandu ha fatto sapere che i servizi segreti moldavi hanno sventato una serie di azioni messe in atto da figure e gruppi politici e militari vicini al Cremlino. Tra questi spicca il nome di Ilan Shor, leader del partito Shor, spesso elogiato da politici russi come “un degno partner a lungo termine”. Nel settembre del 2022, Shor aveva organizzato delle proteste per chiedere elezioni anticipate in Moldavia, motivo per il quale è stato sanzionato dal Dipartimento del tesoro statunitense. Nel febbraio del 2023, invece, egli ha finanziato una campagna mediatica contro la presidente Sandu, fomentando tensioni che sono poi sfociate nel tentativo, da parte di alcuni manifestanti, di entrare nella sede del governo (Vecchi, 2023). Sandu ha aggiunto che i disordini degli ultimi mesi, secondo quanto riportato dai servizi ucraini, sarebbero stati fomentati da cittadini russi, bielorussi, serbi e montenegrini, giunti in Moldavia grazie a dei piani appositi (Haski, 2023).

A parte alimentare indirettamente le proteste contro il governo filoccidentale e supportare l’agenda politica di partiti filo russi, un ulteriore strumento utilizzato dal Cremlino per destabilizzare la Moldavia sono le campagne di disinformazione. Mediante media locali pro-russi, social network (Tik Tok, Telegram) e programmi tv, vengono divulgate notizie false sul governo filooccidentale, l’Unione Europea, la NATO e la guerra in Ucraina. Ad esempio, nel febbraio scorso, il Cremlino ha accusato Ucraina e Moldavia di pianificare un attacco contro la Transnistria, notizia smentita prontamente dai leader politici dei rispettivi stati. La questione della Transnistria è un’ulteriore arma nelle mani di Mosca per esercitare pressione su Chisinau. L’ esistenza di un “conflitto congelato” consente a Mosca di fomentare tensioni tra la componente russofona della Transnistria e la “Moldavia”, minando la stabilità dello stato. Infine, a causa della quasi totale dipendenza della Moldavia dal gas russo, il Cremlino ha a più riprese utilizzato il ricatto energetico per mettere in crisi l’economia moldava (Wolff, 2023).

I tentativi di destabilizzazione politica ed economica fanno parte delle strategie utilizzate dal Cremlino per mantenere salda la propria influenza nella regione. Nel caso specifico della Moldavia essi rappresentano una risposta ai tentativi da parte dei vari governi filoeuropeisti di avvicinarsi all’Unione Europea. Supportando figure vicine al Cremlino (come Ilan Shor) e l’agenda politica di partiti filorussi, Mosca mira a rovesciare il governo moldavo, riportando lo stato sotto la propria influenza. Ricordiamo che la Moldavia, insieme all’Ucraina, la Bielorussia, la Georgia, l’Armenia ed altri stati nella regione, appartiene a quella che la Russia considera la propria sfera di influenza. Il concetto di “sfera d’influenza” ha un ruolo fondamentale nella politica estera russa. Secondo Mosca, infatti, “la leadership regionale e lo status di attore globale (…) sono indubbiamente concatenati” (Minora, 2022). Pertanto, mantenere il controllo politico, economico e culturale degli stati una volta facenti parte dell’ Unione Sovietica è un requisito fondamentale affinché la Russia si possa considerare, e soprattutto, venga considerata, una grande potenza. Da qui la necessità di prevenire l’adesione e l'integrazione di questi stati all’interno di organizzazioni “occidentali” quali UE e NATO, processo che ridurrebbe in maniera notevole l’influenza della Russia a livello regionale, compromettendone lo status di “grande potenza”.

Assicurarsi una sfera d’influenza nel vicinato risponde anche ad esigenze di carattere securitario e geo-strategico. In tal senso, Ucraina, Georgia, Armenia, Bielorussia vengono visti come “stati cuscinetto” che separano la Russia dalla NATO e spiega perché il Cremlino abbia tentato a tutti i costi di ostacolare l’entrata di questi stati nell’ Alleanza, ricorrendo anche all’uso della forza (2008 in Georgia, 2014 e 2022 in Ucraina) (Marshall, 2015).

Dopo l’Ucraina, la Moldavia?

Secondo alcuni analisti, la Russia potrebbe invadere la Moldavia usando la questione della Transnistria come casus belli, un po’ come è successo in Ucraina con il Donbass. La Transnistria è una regione separatista situata ad Est della Moldavia, oltre il fiume Dnestr, al confine con l’Ucraina. In seguito al conflitto combattuto contro le forze moldave all'inizio degli anni 90, essa ha ottenuto de facto ma non de jure l’indipendenza dalla Moldavia. Attualmente la Transnistria possiede un proprio governo, parlamento, esercito, polizia, sistema postale e valuta. Tuttavia, essa non è riconosciuta né dalla Moldavia, né dalla Russia. È abitata da una popolazione prevalentemente russofona, ospita circa 1.500 soldati russi ed il più grande deposito di munizioni e armi dell’Europa orientale (Pizzolo, 2022). Di conseguenza, diversi esponenti politici e analisti moldavi e non, temono che la revoca da parte di Putin del decreto che impegnava la Russia a rispettare la sovranità della Moldavia nella risoluzione dello status della Transnistria possa riflettere il tentativo, da parte di Cremlino, di mettere in atto un’ “escalation orizzontale” del conflitto combattuto contro l’Ucraina estendendolo ad altri stati (Haski, 2023). Da un punto di vista strategico, un’eventuale annessione della Transnistria o un’invasione della Moldavia consentirebbe alla Russia di accerchiare l’Ucraina, costringendo le forze ucraine a concentrarsi su un nuovo fronte, ad occidente. Inoltre, nel caso in cui la Russia non dovesse limitarsi a cercare di ottenere il riconoscimento internazionale della Crimea e dell’indipendenza del Donbass e volesse invece anche acquisire il controllo dell’Ucraina meridionale e costiera, “allora la Transnistria rappresenterebbe un tassello fondamentale per creare continuità politico-territoriale congeniale a Mosca da poter usare come baluardo difensivo nei confronti di UE e NATO” (Pizzolo, 2022). Quello di creare continuità territoriale tra Donbass, Crimea e Transnistria era, presumibilmente, uno degli obiettivi originali di Mosca, successivamente abbandonato a causa della resistenza ucraina (Haski, 2023).

Tuttavia, per il momento, un’ invasione della Moldavia o della Transnistria è inverosimile. Secondo George Barros, la Russia non possiede né i mezzi militari né abbastanza soldati per invadere la Moldavia. Il contributo del contingente russo presente in Transnistria sarebbe pressoché insignificante a causa del basso numero di soldati (circa 1.500) e dello scarso addestramento che questi hanno ricevuto nel corso degli anni. Inoltre, sottolinea Barros, le forze aeree russe, già impegnate in Ucraina, non sarebbero in grado di supportare delle eventuali operazioni di terra in Moldavia (Wesolowsky, 2023). L’incapacità, da parte delle forze aeree russe di fornire supporto costante alle truppe di terra è stata, infatti, una delle maggiori cause dell’insuccesso della campagna militare del Cremlino in Ucraina (Gioculano, Knezevic, Mezzabotta, 2022).

Secondo Barros, Spencer ed altri esperti, è molto più probabile che Putin e il Cremlino stiano cercando di distrarre le forze ucraine, costringendole a concentrarsi su più fronti (Wesolovsky, 2023) (Gilchrist, 2023). Si tratta di una strategia già adottata l’anno scorso, quando Aleksandr Lukashenko, presidente della Bielorussia, e Putin minacciavano l’entrata della Bielorussia nel conflitto russo-ucrino per costringere le forze ucraine a spostare una parte delle proprie truppe a nord, alleggerendo la pressione sulle truppe russe (Knezevic, 2022).

Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?

Alla luce della crisi politica ed economica in atto in Moldavia, è probabile che il Cremlino continuerà a fomentare il malcontento popolare contro il governo filoccidentale. Così facendo, Mosca eviterà un ulteriore avvicinamento di Chisinau all’Unione Europea, a pochi mesi dall’assegnazione dello status di candidato all’ UE alla Moldavia. Il governo guidato da Recean, invece, continuerà ad accusare il Cremlino di voler destabilizzare la Moldavia per assicurarsi la protezione di Stati Uniti ed Unione Europea. Infatti, per quanto i tentativi di destabilizzazione del Cremlino siano concreti, alcune notizie riportate dalla Presidente Sandu e dal Primo Ministro Recean potrebbero non essere del tutto veritiere. Ad esempio, la notizia riportata da Zelenskij e confermata da Sandu circa l’esistenza di un piano russo contro la Moldavia potrebbe far parte di una strategia atta ad assicurare il supporto politico dell’ Occidente, in un momento in cui la popolarità del PAS è calata drasticamente.

Un’ eventuale invasione russa della Moldavia è invece, attualmente, improbabile. Come sottolineano diversi esperti, la Russia non possiede né le armi né i soldati che le consentirebbero di combattere contro le forze moldave (Wesolovsky, 2023). Pertanto le minacce del Cremlino indirizzate ai leader moldavi potrebbero essere un modo per confondere le truppe ucraine e costringerle a spostare la propria attenzione su altri fronti.

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Sitografia

Bibliografia

  • Marshall T., “Prisoners of Geography: Ten Maps that tell you everything you need to know about Global Politics”, Elliot and Thompson Limited, 2015, A1
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