LE RELAZIONI AFRICA - UE

  Focus - Allegati
  25 January 2024
  25 minutes, 48 seconds

Sara Torricelli (Content Analyst, Dossier Difesa)

Saverio Lesti (Head Researcher, Mondo Internazionale GEO)

Introduzione

L'Unione Europea (UE) ha una lunga storia di relazioni con l'Africa che, a sua volta, è sempre stata un partner strategico per Bruxelles e in particolare per le politiche estere di alcuni suoi Stati membri. L'attuale fase del partenariato UE-Africa combina elementi di continuità e cambiamento in termini di contenuti, basi giuridiche, istituzioni e prassi.

Dal primo vertice UE-UA nel 2000, si sono tenute numerose riunioni ad alto livello, per un totale di 6 vertici, oltre ad un crescente numero di incontri bilaterali tra gli Stati africani e gli Stati membri dell'UE. Da questi confronti emerge, oltre che la volontà delle parti di definire una comune politica di cooperazione, anche un costante sforzo per definire campi di collaborazione condivisi e definiti[1].

Bruxelles ha ribadito la sua volontà di avvicinare i due continenti riconoscendo le sfide comuni e trasformandole in opportunità. Le relazioni euro-africane si trovano di fronte a gravi sfide: l'obiettivo è quello di trasformare la cooperazione esistente in un partenariato strategico. La presidente della Commissione europea von der Leyen ha auspicato un partenariato tra pari che si allontani dal consolidato rapporto donatore-beneficiario che ha a lungo caratterizzato le relazioni UE-Africa[2].

L’UE sta perseguendo una nuova e ambiziosa strategia verso l’Africa, mentre quasi tutti gli Stati membri continuano ad attuare autonomamente la propria politica estera per l'Africa. La nuova posizione strategica di Bruxelles è delineata nella comunicazione congiunta "Verso una strategia globale per l'Africa". Da un punto di vista qualitativo, attualmente, il partenariato tra i due continenti è molto più sfaccettato rispetto a pochi anni fa, quando l'impegno degli Stati membri era rivolto esclusivamente alle questioni di sicurezza ed immigrazione[3].

Molti punti sono cruciali per l'agenda di entrambi i continenti. Il cambiamento climatico e la transizione verde hanno acquisito maggiore urgenza e slancio sia in ambito G20 che COP26. La migrazione e la mobilità rimangono una questione potenzialmente divisiva, sia nelle relazioni UE-Africa che tra gli stessi Stati europei. Infine, il tema della sicurezza rimane una priorità per tutte le parti coinvolte, a causa della serie di colpi di stato che ha colpito il Sahel e del perdurare di estesi fenomeni di terrorismo, fondamentalismo e conflitti per il controllo delle risorse. Questo rende ancora più pressante dare un nuovo impulso al partenariato Africa-UE.

Tuttavia, un rapido esame delle dichiarazioni politiche sia da parte europea che africana rivela che molte questioni, comprese quelle ritenute fondamentali come la futura forma del partenariato, il suo carattere asimmetrico, l'uguaglianza delle parti ecc., rimangono controverse e profondamente divisive[4].

I rapporti tra Africa ed Europa negli ultimi anni

Le relazioni tra Africa e Unione Europea si sono evolute in modo significativo nel corso degli anni, comprendendo vari aspetti come la cooperazione politica, economica e sociale. Tale evoluzione è da ricercare nel periodo post-coloniale, un momento in cui i rapporti tra l’Unione Europea e i paesi africani hanno subito diversi cambiamenti. Se analizzati nel dettaglio, infatti, i rapporti tra UE e Africa non possono trascurare il periodo coloniale che ha certamente lasciato un’eredità complessa e spesso problematica[5]. Dall’altro lato però, dopo le dichiarazioni di indipendenza da parte di molti Stati africani, sono emersi nuovi dinamismi proprio con l’Europa. Tutto ciò è stato un aspetto importante delle relazioni post-coloniali ed ebbe il suo incipit proprio nel riconoscimento dell'indipendenza e della sovranità dell'Africa da parte degli Stati europei. L'UE ha successivamente riconosciuto l'importanza di rispettare l'autodeterminazione dell'Africa e di sostenere i suoi sforzi verso lo sviluppo politico ed economico. Questo ha portato a un approccio più equilibrato e rispettoso nelle loro interazioni[6].

Alcuni dei principali sviluppi sono ricollegabili a una cooperazione in più ambiti come ad esempio lo sviluppo economico, sociale e infrastrutturale, la negoziazione di accordi commerciali e l’attenzione su politiche di sviluppo sostenibile. Oltre a questi, vi sono altri aspetti che hanno determinato in modo rilevante la partnership tra Europa e Africa come la gestione dell’immigrazione (da anni diventata un aspetto significativo nei rapporti tra i due continenti) e il partenariato strategico in settori chiave, tra cui la pace e la sicurezza[7]. La cooperazione tra l'UE e l'Africa, dunque, si è spinta ben oltre gli aiuti e l'assistenza allo sviluppo tradizionali. L'attenzione si è spostata verso la promozione dello sviluppo sostenibile, la promozione della crescita economica e la risoluzione di sfide comuni come la povertà, la disuguaglianza e il cambiamento climatico. L'UE ha partecipato attivamente al sostegno dell'agenda di sviluppo dell'Africa attraverso varie iniziative, tra cui l'assistenza finanziaria, il rafforzamento delle capacità e la cooperazione tecnica. Inoltre, il dialogo politico è diventato una componente cruciale delle relazioni UE-Africa. Incontri e vertici periodici ad alto livello forniscono una piattaforma ai leader di entrambe le regioni per discutere e affrontare questioni urgenti. Da questo punto di vista, la strategia congiunta Africa-UE, adottata nel 2007[8], funge da quadro di riferimento.

Si può quindi affermare che il partenariato tra l'Africa e l'Unione Europea si basa su valori condivisi, interessi reciproci e sul desiderio di affrontare sfide comuni. Negli ultimi anni l'UE ha partecipato attivamente al sostegno dell'agenda di sviluppo dell'Africa e soprattutto è stata il suo principale partner commerciale[9]. Ma due tematiche centrali da non trascurare in queste interazioni sono proprio quelle della sicurezza e della prevenzione dei conflitti, sempre più centrali soprattutto nell’area del Mediterraneo[10].

Due temi centrali: la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza

La cooperazione tra l'Unione Europea e l'Africa nella prevenzione dei conflitti e nel rafforzamento della sicurezza rappresenta un elemento cruciale per affrontare le sfide globali e promuovere la stabilità in entrambe le regioni. Questa collaborazione si basa su un approccio multifunzionale che coinvolge diversi settori, tra cui la diplomazia, lo sviluppo economico, la governance e la sicurezza. Un aspetto fondamentale di questa partnership è l'implementazione di strategie preventive che mirano a indirizzare le cause profonde dei conflitti. In questo senso si è andata sviluppando una serie di programmi congiunti volti a rafforzare le istituzioni statali, migliorare la capacità di gestione delle crisi e promuovere la partecipazione civica. Attraverso iniziative di cooperazione nel settore della sicurezza, per esempio, vengono forniti supporto logistico e addestramento alle forze di sicurezza locali, consentendo loro di affrontare al meglio nuove minacce come il terrorismo, la violenza etnica e la criminalità organizzata[11].

Uno degli strumenti più importanti di questa cooperazione è rappresentato dagli accordi regionali e bilaterali che stabiliscono una piattaforma per il dialogo continuo e la condivisione di informazioni. In questo senso il Consiglio dell’UE aveva preso importanti decisioni per quanto riguarda la Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), istituita nel 1993 e successivamente integrata e rafforzata da altri trattati. Nell’aprile del 2022 il Consiglio, riconoscendo la costante importanza strategica del partenariato Africa-UE per la pace e la sicurezza, nell’ambito della strategia comune Africa-UE, aveva stabilito una misura di assistenza sotto forma di un programma generale di sostegno all’Unione Africana nell’ambito dello strumento europeo per la pace per il periodo 2022-2024. Con questa misura, il Consiglio confermava la sua intenzione di mantenere il proprio impegno a favore dello sviluppo di capacità dell’Unione Africana (UA) in questo settore, della prestazione di assistenza alle operazioni di sostegno alla pace a guida africana e del rafforzamento dell’architettura africana di pace e di sicurezza in vista della sua piena operatività, in linea con il memorandum d’intesa tra le due Unioni su pace, sicurezza e governance del 23 maggio 2018[12].

Inoltre, è utile ricordare la presenza di numerosi programmi mirati proprio alla prevenzione dei conflitti, al rafforzamento della sicurezza e allo sviluppo di queste ultime. Tra questi troviamo varie iniziative anche dal punto di vista della sicurezza marittima, un aspetto cruciale della cooperazione tra l'Unione Europea e l'Africa, considerando la posizione geografica di molte nazioni africane e la presenza di importanti rotte commerciali e di trasporto marittimo nell'area. La collaborazione in materia di sicurezza marittima mira ad affrontare sfide come la pirateria, il traffico illecito di droga e armi, nonché a promuovere la gestione sostenibile delle risorse marine[13]. Essa è anche intrecciata con un altro tema in cui si può ravvisare la collaborazione tra UE e Africa, ovvero quello della migrazione. Ad oggi, infatti, visto il gran numero di migranti e rifugiati che con ogni mezzo tenta di raggiungere l’Europa, questa tematica è sicuramente al centro della strategia per la sicurezza marittima dell’Unione Europea. In questo quadro, l'agenzia Frontex porta avanti tre operazioni nel Mediterraneo: Themis, Poseidon e Indalo, rispettivamente attive per il Mediterraneo centrale, orientale e occidentale. A fianco di queste tre operazioni poi, troviamo l’Operazione IRINI avviata nel marzo del 2020 con l’obiettivo di smantellare reti di traffico e tratta di esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento con mezzi aerei nel Mediterraneo. E ancora, la EUCAP Sahel Niger, una missione civile che ebbe inizio nel 2012 in supporto alle autorità nigeriane proprio in materia di sicurezza e che si concluse a causa del colpo di stato in Niger[14]. E di nuovo, si ricordi la European Union Training Mission, iniziata nel 2010 e tutt’ora in corso in Somalia.

Inoltre, secondo i recenti sviluppi nel Mar Rosso, Italia, Germania e Francia hanno presentato un documento riguardante la sicurezza e la libertà di navigazione in quell’area. Sfruttando l’esperienza dell’operazione AGENOR, organizzata nell’ambito dell’iniziativa EMASOH (European-led Maritime Awareness Strait of Hormuz), i tre Paesi europei hanno proposto l’avvio di una nuova missione navale. Durante la missione EMASOH[15], vi era stato il dispiegamento di un contingente militare, a connotazione prevalentemente marittima e costituito tra le nazioni europee, in un'area di operazione centrata sullo stretto di Hormuz ed estesa verso nord a tutto il Golfo Persico e verso sud alla zona di Oceano Indiano posta in corrispondenza delle coste omanite. L’obiettivo ultimo di tale missione era quello di salvaguardare la libertà di navigazione e la sicurezza delle navi in transito nell'area dello stretto, garantendo la compilazione della Maritime Situational Awareness (MSA) tesa a rilevare eventuali atti illegali e la gestione de-escalatoria delle dinamiche locali. Ad essa partecipò anche la Marina Militare italiana inviando per prima Nave Martinengo nel 2021, e successivamente con l’impiego di altri assetti navali[16]. Oggi, di nuovo, Francia, Italia e Germania hanno dato avvio alla terza missione nell’area denominata Aspides[17]. Quest’ultima, concepita in sede dell’Unione Europea, proverà a garantire di nuovo la sicurezza dei traffici e la fine degli attacchi dei miliziani Houthi nello strategico braccio di mare che va dal Golfo di Aden al Mar Rosso, percorso obbligato per raggiungere il Canale di Suez.

Di fondamentale importanza, soprattutto per la sua posizione strategica nell’area, è il Gibuti, uno dei quattro stati che forma il Corno d’Africa, insieme ad Etiopia, Eritrea e Somalia e che si affaccia sullo Yemen. Questo piccolo Stato, situato all’incrocio tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden, deve la sua posizione strategica al fatto di trovarsi vicino alle rotte di navigazione più trafficate al mondo e ai giacimenti petroliferi della penisola arabica e per questa ragione non solo è un ottimo punto di osservazione per monitorare ciò che succede in Medio Oriente, ma è anche un punto di partenza per le operazioni militari nel Corno. Per tali ragioni il Gibuti ha visto un’ampia proliferazione di basi militari straniere sul suo solo, tra cui anche una base militare italiana[18].

Un’analisi dei rapporti militari e geopolitici con l’Egitto

Although Egypt's relations with Europe have always fluctuated between conflict and cooperation, the policy consensus in Egypt today is that relations with Europe are vitally important and that any enterprise to reinvigorate Egypt must rely on expanded relations with that continent. These relations have always occupied an important place in Egypt’s foreign policy agenda, regardless of the ideology adopted by the Egyptian regime[19].

Dall’affermazione di Emad Gad si evince innanzitutto l’importanza dei legami tra l’Unione Europea e l’Egitto, nonostante, come lo stesso autore afferma, «historical relations between Egypt and Europe are filled with contrasting experiences, both positive and negative»[20]. Questi contrasti non hanno però impedito una collaborazione dinamica e ricca tra l’Europa e lo stato nordafricano. L'Unione Europea e l’Egitto, infatti, hanno lavorato e continuano a lavorare insieme per affrontare le sfide comuni in materia di sicurezza, promozione della stabilità e rafforzamento della cooperazione in vari settori.

Negli ultimi anni, la cooperazione in materia di sicurezza tra l'Unione Europea e l'Egitto ha rappresentato un aspetto significativo delle loro relazioni bilaterali. Entrambe le parti hanno riconosciuto l'importanza di affrontare le sfide comuni in materia di sicurezza, come il terrorismo, la criminalità organizzata e la sicurezza delle frontiere, per garantire la stabilità e la pace nella regione. Da questo punto di vista, l'UE e l'Egitto hanno implementato meccanismi per rafforzare ancora maggiormente la cooperazione in materia di sicurezza. Un quadro degno di nota è l'Accordo di associazione UE-Egitto, che include disposizioni per la cooperazione nel campo della sicurezza e funge da base per il dialogo e la collaborazione[21].

Questa cooperazione in materia di sicurezza si è concentrata in particolare sull'antiterrorismo. A questo riguardo, l’Europa ha fornito sostegno all'Egitto in settori quali lo sviluppo di capacità, la condivisione di intelligence e il contrasto alla radicalizzazione e al reclutamento. Questa cooperazione mira a rafforzare la capacità dell'Egitto di prevenire e rispondere alle minacce terroristiche, affrontando anche le cause profonde dell'estremismo. Al centro poi di questa cooperazione vi sono anche le questioni marittime. Data la posizione strategica dell'Egitto nel Mediterraneo e nel Mar Rosso e il controllo egiziano sul Canale di Suez, la cooperazione in materia di sicurezza marittima e navigazione è sempre stata di estrema importanza. In questo senso si è dato avvio a livello europeo a un partenariato che sostenesse l'Egitto nel potenziamento delle sue capacità marittime, anche attraverso programmi di formazione, assistenza tecnica e condivisione di informazioni[22]. Questa cooperazione mira certamente a garantire la sicurezza delle rotte marittime, a facilitare il commercio e a combattere attività illecite come la pirateria e il contrabbando.

Inoltre, l'Unione Europea e l'Egitto hanno avviato un dialogo e una cooperazione in materia di migrazione e gestione delle frontiere. Ciò include l'affrontare le sfide associate alla migrazione irregolare, la promozione di canali di migrazione legale e il rafforzamento della cooperazione in materia di controllo e gestione delle frontiere. L'UE ha fornito sostegno finanziario all'Egitto per migliorare le infrastrutture di frontiera e rafforzare la capacità di gestire efficacemente i flussi migratori. Infine, vale la pena notare che, sebbene le relazioni tra l'UE e l'Egitto abbiano registrato sviluppi positivi, vi sono ancora tematiche che suscitano preoccupazione, tra cui i diritti umani e la governance democratica. L'UE, infatti, nel suo impegno con l’Egitto, ha sempre sottolineato l'importanza di sostenere i diritti umani, lo Stato di diritto e i principi democratici[23].

La questione delle terre rare: una sfida tra Unione Europea e Cina

Un altro tema di fondamentale importanza se si studiano i rapporti tra Unione Europea e Africa è certamente quello delle terre rare. Le terre rare sono una categoria di minerali strategici che comprende elementi come il berillio, il neodimio, il disprosio e il cerio, e questi rivestono un'importanza sempre più cruciale per l'Unione Europea e la sua economia, poiché sono elementi chiave nella produzione di tecnologie avanzate. Se si pensa ad esempio all’industria della difesa dell'UE, questi sono alla base di un'ampia gamma di materiali con proprietà uniche che li rendono essenziali per la produzione di componenti utilizzati nelle applicazioni militari. In questo contesto, l'Africa gioca un ruolo fondamentale, in quanto ospita alcune delle più ricche riserve di terre rare al mondo[24]. Tra i paesi africani che posseggono grandi quantitativi di queste risorse, possiamo annoverare il Sudafrica, la Repubblica Democratica del Congo, il Malawi, la Mauritania, la Namibia e il Madagascar.

È necessario notare però che la presenza di queste riserve di terre rare non implica necessariamente un’intensa attività di estrazione o utilizzo delle stesse. Ad influenzare la capacità di sfruttare appieno queste risorse sono sicuramente i fattori legati alla stabilità politica ed economica del paese come anche la sua rete infrastrutturale. In questo quadro, l’Unione Europea, orientata alla transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio e la promozione delle energie rinnovabili, ha riconosciuto l'importanza delle terre rare come risorsa di grande rilevanza. Dunque, la dipendenza dall'approvvigionamento di terre rare è un elemento chiave della sicurezza industriale, tecnologica ed economica dell'UE[25].

La questione delle terre rare si è complicata negli ultimi anni, non solo per la questione legata al loro approvvigionamento da parte dell’Unione Europea, ma anche per il ruolo di Pechino in questo particolare ambito. La Cina, infatti, è diventata un attore centrale in questo settore, giocando sempre di più un ruolo nella produzione ed estrazione di questi elementi. Questa sua posizione dominante in gran parte è dovuta anche ad ampie riserve di terre rare sul suolo cinese. Per quanto riguarda gli investimenti cinesi in Africa, la questione è molto complessa: alcuni Paesi africani potrebbero sicuramente beneficiare di accordi economici e di sviluppo con la Cina, però si potrebbero contemporaneamente ritrovare in un rapporto di dipendenza dagli investimenti cinesi; vanno inoltre segnalati gli impatti ambientali e sociali derivanti dall'estrazione delle terre rare. Un altro discorso deve essere fatto invece a proposito di un conflitto di interessi tra l'UE e la Cina. È possibile, infatti, che emergano tensioni in futuro, specialmente se la Cina continua a consolidare la sua posizione dominante nel settore delle terre rare. L'Unione Europea, da questo punto di vista, sta cercando di diversificare le sue fonti di approvvigionamento e ha mostrato un crescente interesse nello sviluppare risorse proprie o stringere partenariati con Paesi che possiedono ampie riserve di terre rare tra cui proprio i Paesi africani[26].

Conclusione

La possibilità di instaurare una cooperazione tra gli Stati membri dell’allora Comunità Europea (CE) con le ex colonie ed anche quella di una loro associazione con la CE, ha la sua base nel trattato di Roma del 1957. Per tale motivo, la politica comunitaria nei confronti dell'Africa è rimasta in gran parte legata al modello coloniale per decenni. La spinta al sovvertimento di questa impostazione è stata graduale, beneficiando del progressivo allargamento della CE/UE e della fine della Guerra Fredda.

Ovviamente, il passato coloniale di alcuni Stati membri ha lasciato una pesante eredità nelle relazioni tra l'UE e l’Africa. Da parte europea, la cooperazione allo sviluppo è nata in gran parte dal legame coloniale ed è stata aiutata e/o appesantita dai suoi atteggiamenti e dalle sue aspettative, comprese le relazioni commerciali privilegiate e gli approcci paternalistici allo sviluppo. Da parte africana, i sentimenti contrastanti sul passato coloniale, così come la transizione a volte traumatica verso l’indipendenza, hanno lasciato un forte riflesso anticoloniale che è riemerso con forza durante i recenti colpi di stato avvenuti nel Sahel.

Sono stati quindi necessari anni per passare ad un approccio nelle relazioni tra i due continenti basato sul modello di un partenariato, anche per far fronte ad una sempre maggiore gamma di materie di reciproco interesse e che destano una crescente preoccupazione in entrambe le parti.

Permangono molte sfide, come la diffidenza verso la tendenza europea ad aspettarsi che gli africani accettino soluzioni "made in Bruxelles", oltre alla riluttanza ad affrontare questioni delicate su governance e diritti umani quali precondizioni per l’erogazione dei fondi europei. Quest’ultima è una questione che ha assunto rilevanza strategica, in quanto la crescente penetrazione economica, politica e militare di Cina e Russia ha sfruttato proprio questa criticità per scalzare l’UE quale attore strategico in Africa.

È lecito domandarsi se l’UE, come istituzione e come Stati membri, sta perdendo la sua posizione di primo piano in Africa. Senza dubbio, le relazioni tra i due continenti sono diventate più complesse, complici le varie crisi economiche, la pandemia, la crisi dei migranti e la crescente competizione globale tra potenze che investe anche il continente africano. Tuttavia, è evidente che i due continenti condividono un’agenda comune che si propone di rafforzare la cooperazione in materia di integrazione economica, sviluppo sostenibile, sicurezza e prevenzione dei conflitti.

È necessario chiedersi se da parte europea ci sia stata la capacità di comprendere con chiarezza le priorità e gli interessi dell'Africa. In quanto attore globale che desidera garantire sia la propria sicurezza che la stabilità internazionale, l'UE è particolarmente ben attrezzata per intervenire efficacemente nella regione. Tuttavia, l'approccio dell'UE è stato per anni privo di una strategia globale che riunisse in un unico sforzo i suoi numerosi impegni nella regione.

Nonostante la narrazione ricorrente di un "partenariato paritario", le relazioni UE-Africa sono state fortemente asimmetriche a causa delle disparità nei livelli di sviluppo, e quindi nelle capacità e nelle risorse umane, tecniche, finanziarie a disposizione delle parti.

L'UE ha i suoi interessi, così come li hanno i suoi Stati membri. Inoltre, anche i Paesi africani e le stesse istituzioni regionali africane hanno propri interessi che hanno sviluppato e formulato nel corso degli anni.

Per tale motivo, è necessario che l’UE superi in maniera definitiva il modello di cooperazione postcoloniale e si doti di nuovi strumenti che riflettano meglio l'evoluzione della realtà oggi presenti nel continente africano.

I processi di integrazione africana, e il loro sostegno da parte dell'UE, dovrebbero svolgere un ruolo importante nel promuovere lo sviluppo dell'Africa e nel portare le relazioni UE-Africa ad un nuovo livello. Un continente africano prospero è nell'interesse dell'Unione europea: la futura cooperazione dovrà necessariamente basarsi sugli interessi di entrambe le parti e dovrebbe quindi essere equa, paritaria, solidale, rispettosa dell'ambiente e civile.


[1] Carbone G., “Europe and Africa – The Long Search for Common Ground”, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 2021.

[2] Kappel R., “Africa-Europe Economic Cooperation – Using the Opportunities for Reorientation”, Friedrich Ebert Stiftung, May 2020.

[3]One for All, All for One: European Strategies Towards Africa”, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Commentary, 10 February 2022.

[4] Forysiński W., Emmanuel A., “EU-Africa Relations: Towards a New Comprehensive Strategy with Africa. Between a Rock and a Hard Place”, Przegląd Strategiczny, Issue 13, 2020.

[5] Miège J. L., Expansion europeenne et decolonisation de 1870 a nos jours, Presses Universitaires de France, Paris, 1986; Freund B., The making of contemporary Africa: the development of African society since 1800, Macmillan, London, 1984; Giglio C., Colonizzazione e decolonizzazione, G. Mangiarotti, Cremona, 1964; Griffiths I. L., The African Inheritance, Routledge, London & New York, 1995; Mbembe J. A., Emergere dalla lunga notte: studio sull’Africa decolonizzata, Meltemi, Milano, 2018.

[6] Cfr. Aliboni R., A cura di, Europa e Africa: per una politica di cooperazione, Il Mulino, Bologna, 1969; Vedovato G., La cooperazione internazionale in Africa, in Rivista di Studi Politici Internazionali, Vol. 27, No. 3, 1960, pp. 343-366; Frederic T., Alle origini della politica europea di cooperazione allo sviluppo: la Francia e la politica d’associazioni Europa – Africa (1957-1975), in Ventunesimo Secolo, Vol. 6, No. 14, 2007, pp. 135-150; JONES E., European studies: past, present and future, Agenda Publishing, Newcastle upon Tyne, 2020.

[7] Mason R., Transnational Security Cooperation in the Mediterranean, Springer International Publishing, New York, 2021.

[8] Per maggiori informazioni visita:

https://international-partnerships.ec.europa.eu/policies/africa-eu-partnership_en.

[9] Per ulteriori informazioni si veda https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/africa-e-unione-europea-una-partnership-non-ancora-tra-pari-18908.

[10] Jean C., La sicurezza nel Mediterraneo, in Rivista di Studi Politici Internazionali, Vol. 80, No. 4, 2013, pp. 499-519; Silvestri S., Una strategia europea di democrazia, sviluppo e sicurezza per il Mediterraneo, Istituto Affari Internazionali (IAI), Roma, 2011; Orcalli G., La politica euro-mediterranea: cooperazione economica e politica di sicurezza, in Politico, Vol. 80, No. 2/3, 2015, pp. 276-294; Aliboni R., Partenariato nel Mediterraneo: percezioni, politiche, istituzioni, Franco Angeli, Milano, 1998; Guazzone L., Who needs conflict prevention in the Mediterranean?, in The International Spectator, Vol. 35, No. 1, 2000, pp. 83-102.

[11] Cfr. Staeger U., Africa - EU Relations and Normative Power Europe: a Decolonial Pan-African Critique, in Journal of Common Market Studies, Vol. 54, No. 4, 2016, pp. 981-998; Plank F., Evaluating the Africa-EU Partnership on Peace and Security. Interregional cooperation in peace operations, Springer International Publishing, Cham, 2022; Thierry T., EU and Africa: a changing security partnership, European Union Institute for Security Studies (EUISS), Brussels, 2016; Pirozzi N., Strengthening the Africa-EU Partnership on Peace and Security, Istituto Affari Internazionali (IAI), Roma, 2012; Valèrie V. M., Towards a stronger Africa-EU Cooperation on Peace and Security: the role of African regional organizations and civil society, Istituto Affari Internazionali (IAI), Roma, 2012; Hoebeke H., EU as a security actor in Africa. In-depth study, Clingendeal Institute, Netherlands, 2015.

[12] Cfr. Neil M. O., Security cooperation, counterterrorism, and EU-North Africa cross-border security relations. A legal perspective, in European Security, Vol. 24, No. 3, 2015, pp. 438-453; Williams P., Lessons learned from peace operations in Africa, Africa Centre for Strategic Studies, Washington DC, 2010.

[13] Dattilo G., Politica estera e sicurezza commune nell’Unione Europea, G. Giappichelli, Torino, 1996.

[14] Silvestri S., Una strategia europea di democrazia, sviluppo e sicurezza per il Mediterraneo, Istituto Affari Internazionali (IAI), Roma, 2011; Orcalli G., La politica euro-mediterranea: cooperazione economica e politica di sicurezza, in Politico, Vol. 80, No. 2/3, 2015, pp. 276-294; Aliboni R., Partenariato nel Mediterraneo: percezioni, politiche, istituzioni, Franco Angeli, Milano, 1998; Guazzone L., Who needs conflict prevention in the Mediterranean?, in The International Spectator, Vol. 35, No. 1, 2000, pp. 83-102.

[15] Per maggiori informazioni riguardanti la missione EMASOH si veda il sito https://www.emasoh-agenor.org/.

[16] Per maggiori informazioni si veda https://www.marina.difesa.it/cosa-facciamo/per-la-difesa-sicurezza/operazioni-in-corso/Pagine/EMASOH.aspx.

[17] Per ulteriori informazioni riguardanti Aspides: https://infodifesa.it/missione-aspides-italia-francia-e-germania-insieme-per-difendere-le-navi-nel-mar-rosso-dagli-houthi/.

[18] Per maggiori informazioni riguardanti la base militare italiana in Gibuti si veda https://www.limesonline.com/cartaceo/che-cosa-fa-litalia-nel-piccolo-grande-gibuti.

[19] Gad E., Egyptian - European Relations: From Conflict to Cooperation, in The Review of International Affairs, Vol. 3, No. 2, 2007, p. 173. Emad Gad è ricercatore in Relazioni Internazionali e consulente presso il Centro Al-Ahram per gli studi politici e strategici al Cairo.

[20] Ibidem.

[21] Cfr. Aliboni R., A cura di, Europa e Africa: per una politica di cooperazione, Il Mulino, Bologna, 1969; Rabou A. A., EU Policies towards Egypt: the Civil Security Paradox, in Global Policy, Vol. 8, 2017, pp. 94-99; Saleh A. S. E., Egypt and the EU: An Assessment of the Egyptian Euro-Mediterranean Partnership, in Topics in Middle Eastern and African Economies, Vol. 15, No. 1, May 2013, pp. 39-63.

[22] Grassetti C., Il canale di Suez nel regime internazionale: con una premessa sulle vicende storiche del taglio dell’istmo, STEDIV, Padova, 1937; Perrone A., Mare nostrum e geopolitica. Il mito imperiale dei geografi italiani, in Diacronie, Vol. 25, No. 1, 2016.

[23] Ghafar A. A., The European Union and North Africa: Prospects and Challenges, Brookings Institution Press, Washington, 2019; Aliboni R., A cura di, Europa e Africa: per una politica di cooperazione, Il Mulino, Bologna, 1969; Rabou A. A., EU Policies towards Egypt: the Civil Security Paradox, in Global Policy, Vol. 8, 2017, pp. 94-99; Saleh A. S. E., Egypt and the EU: An Assessment of the Egyptian Euro-Mediterranean Partnership, in Topics in Middle Eastern and African Economies, Vol. 15, No. 1, May 2013, pp. 39-63.

[24] Bobba S., et al. Critical Raw Materials for Strategic Technologies and Sectors in the EU: A Foresight Study, European Commission, Brussels, 2020.

[25] https://single-market-economy.ec.europa.eu/sectors/raw-materials/areas-specific-interest/critical-raw-materials_en.

[26] Cfr. Rolla L., Fernandes L., Le terre rare, Zannichelli, Bologna, 2019.

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