Brevi riflessioni sul femminismo "social" di oggi

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  Redazione
  27 August 2020
  7 minutes, 5 seconds

A cura di Fabio Di Gioia

Il Femminismo è definito dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, come “movimento di rivendicazione dei diritti economici, civili e politici delle donne; in senso più generale, insieme delle teorie che criticano la condizione tradizionale della donna e propongono nuove relazioni tra i genitori nella sfera privata e una diversa collocazione sociale in quella pubblica”.

Come Team di TrattaMI Bene ci troviamo spesso ad analizzare dibattiti del nostro tempo e a confrontarli con quelli che sono gli studi di nostra competenza; di frequente riflettiamo su come venga percepito oggi il femminismo, su come venga diffuso sui media, sui suoi impatti reali e su come le politiche e la comunicazione del fenomeno possano essere migliorate.

I fattori in gioco sono veramente innumerevoli e sarebbe quantomeno riduttivo riuscire a semplificarli tutti. Si inizia con una questione portata alla luce dalla Responsabile del Team, la Dott.ssa Sofia Abourachid, specializzata in diritti umani, che afferma: “spesso ci si pone il fine di far emergere i diritti delle donne ma contro quello degli uomini, cosa assai sbagliata. Il movimento dovrebbe fondarsi sull'idea di valorizzare la donna in un mondo dove è ancora spesso sminuita, ma tutto ciò in una chiave di uguaglianza con gli uomini e mai contro di essi. Puntare alla valorizzazione della donna e all'uguaglianza tra i due sessi, ma senza negare che uomini e donne rappresentino due mondi e due essenze diverse. Non si tratta di un controsenso, ma di un semplice dato di fatto, motivo per cui si può puntare sì all'uguaglianza, ma mai dimenticandosi delle diversità che caratterizzano e che rendono speciali uomini e donne.” Sullo stesso concetto continua l’analisi la Dott.ssa Simona Destro Castaniti: “penso che in tempi recenti si sia persa di vista quella che è l'essenza vera e propria dei movimenti femministi, che sono movimenti che nascono con l'ideale di riportare la parità di diritti e di doveri tra uomo e donna. Ultimamente, anche attraverso un uso distorto delle tematiche femministe sui social media, si tende a imporre una sorta di supremazia della figura della donna, dipingendola forzatamente come «migliore» rispetto all'uomo, con ciò, però, intensificando ancora di più il gap che c'è tra uomo e donna.” Rebecca Scaglia, allo stesso modo, sostiene: “penso sarebbe bello far notare quante premesse debbano essere fatte prima di poter affrontare certi temi. Frequentemente, su questo tema, è facile essere fraintesi, anche sui social, perdendo così di vista la complessità di un fenomeno troppo spesso banalizzato. Ognuno di noi sembra avere un'idea di quello che dovrebbe essere il femminismo «giusto», riconoscendo automaticamente un «femminismo sbagliato». Il problema della questione femminista è sociale: riguarda tanto gli uomini quanto le donne. Questo significa che gli uomini dovrebbero interessarsene, ma anche che ad essere educati alla sensibilità e al rispetto dell'altro dovrebbero essere sia maschi sia femmine. Insieme, non in separata sede”. È corretto che gli uomini imparino a rispettare le donne (e tutti gli altri, uomini compresi!) e che le donne imparino a rispettare le altre donne e sé stesse (e tutti gli altri, uomini compresi!)”.

Questa vastità di punti di vista, che spesso confonde, è stata studiata e ricondotta a due correnti di pensiero femminista odierno: la teoria degli studi di genere, di origine anglosassone e il pensiero della differenza, di origine francese. Fondamentalmente, e in estrema sintesi, la teoria degli studi di genere si basa sul raggiungimento dell’uguaglianza dei diritti sociali e politici senza rinunciare alla specificità della singola appartenenza di genere e mantenendo la struttura sociale e valoriale che conosciamo oggi, ma migliorandola. Qui troviamo il femminismo liberale, il femminismo marxista, il femminismo radicale, il femminismo socialista, il femminismo nero, l’ecofemminismo, il femminismo lesbico e il cyber-femminismo. Per contro, la teoria della differenza vuole riscrivere la simbologia considerata come forgiata dal maschile perché non reale e narrata attraverso parole non proprie delle donne. Tuttavia, fa delle specificità legate al genere punti di forza. In questo filone ritroviamo l’essenzialismo, il quale si pone lo scopo di valorizzare la cultura specifica femminile ritenendo essenziale la differenza biologica e sessuale; e il decostruzionismo che mira a smontare la costruzione storico-sociale da cui nasce l’idea dei due generi.

La sociologa Dott.ssa Marwa Fichera sostiene: “credo fortemente che quando si tratta delle vite degli esseri umani sia difficile racchiudere in un termine o in un movimento tutte le sfaccettature delle nostre esperienze. Tuttavia, penso che si debba riconoscere che nel mondo esista la supremazia di certi gruppi e l’oppressione di altri. Questo vale per tanti contesti e può essere applicato a quasi tutto nella nostra struttura sociale, dove le cose prendono il loro valore in relazione ad altre. Quando si accetta che nel mondo esistono supremazie e oppressioni, le reazioni posso essere due: o si cerca di cambiare per il meglio o si ignora la situazione. Per cambiare serve che la maggioranza veda il problema come reale, e coloro che hanno la supremazia dovrebbero accettare di dover lasciare la loro posizione di vantaggio per il bene comune. Per arrivare alla parità, bisogna prima evidenziare e accettare che esiste un problema reale e deve esistere un desiderio universale di risolverlo. Il concetto di parità è attraente in teoria, ma non ne andrebbero a beneficiare tutti, perché la decostruzione del sistema patriarcale rimuoverebbe i privilegi di certi gruppi”.

Da qui si continua con l’analisi della poca chiarezza del termine, sottolineando come, a volte, venga rifiutato per un preconcetto riguardante l’accento sul richiamo al femminile. La psicologa, Dott.ssa Sara Bergamini, approfondisce: “la querelle relativa al nome stesso di femminismo (se sia appropriato o meno, se sia necessario sostituire il termine o integrarlo) potrebbe essere sterile in quanto risulta evidente che quando si tratta di questo tema ciascuno ha pareri discordanti riguardo a quali possano essere i suoi confini. Un movimento così variegato è difficile da ricondurre ad un unico termine, quale che sia, e il perché sta proprio nella sua ragion d'essere: in quanto «movimento» subisce una continua evoluzione legata agli aspetti sociologici e culturali in gioco”. E Francesca Oggiano: “femminismo in senso ampio ritengo che sia comunque una parola usata da chi davvero la sente sua, con accezione assolutamente positiva, e volta al miglioramento delle condizioni della donna per la parità, per questo non penso sia una parola sessista”. La Dott.ssa Valeriana Savino ricorda poi come “femminismo è molto di più di una lotta per l’uguaglianza di genere perché il concetto di femminismo ormai non riguarda più solo le donne ma riguarda tutti: comunità LGBTQ, minoranze religiose, minoranze etniche, tutti coloro che vengono discriminati, isolati e esclusi e riguarda anche tutti quelli che, invece, non subiscono alcuna discriminazione”.

Infine si arriva ai nuovi modi e strumenti comunicativi di oggi, con pro e contro. Interviene qui Elena Pavan: “credo che il femminismo oggi sia una questione in gran parte commercializzata e accolta dal marketing a braccia aperte. Sono convinta che i suoi valori siano ancora quelli a cui si sono ispirate le donne prima di noi, una vera e propria uguaglianza tra donna e uomo, tuttavia il femminismo oggi è trasmesso in modo sbagliato, estremo, banalizzato a volte. Non si tratta del costo di un rasoio rosa o di uno blu, ma di vere e proprie condizioni che ancora oggi, nel ventunesimo secolo, sono espressione di pura disparità.” La dott.ssa Licia Signoroni evidenzia “come si possa cadere facilmente in luoghi comuni a causa dell’estremo utilizzo del termine femminismo. Ad esempio, le convinzioni per cui non fare la ceretta o utilizzare gli asterischi quando ci si riferisce al genere rendano più femministi, sono a mio avviso insensate”.

Se infatti siamo figli del nostro tempo e conosciamo la potenza della rete, sappiamo come sia facile perdervisi, creare bolle di realtà o far interpretare messaggi in maniera più o meno diversa da quel che erano le intenzioni in origine. La sensazione è che il movimento femminista oggi si ritrovi ad affrontare la sfida dei rapidissimi fenomeni sociali e culturali esplosi dopo la digitalizzazione globale di inizio millennio; gli stessi che hanno travolto in pochi anni i nostri stili di vita. È vitale studiare, analizzare, approfondire gli aspetti che stanno dietro questi cambiamenti per dibatterne e confrontarsi con punti di vista differenti, per migliorarci e correre insieme verso un futuro e un pianeta migliore. Trattiamoci Bene.


Fonti consultate per il presente articolo:

http://www.treccani.it/enciclopedia/femminismo/#:~:text=femminismo%20Movimento%20di%20rivendicazione%20dei,collocazione%20sociale%20in%20quella%20pubblica.

F.Sartori, Differenze e disuguaglianze di genere, il Mulino, Bologna, 2009

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