Cosa succede quando uno Stato va in default?

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  Federico Quagliarini
  12 January 2023
  3 minutes, 37 seconds

Nel corso della Storia si è assistito di frequente al fallimento di una nazione e questo anche nelle diverse epoche. Gli esempi sono molteplici: la Francia nel 1789 dopo la Rivoluzione del 14 luglio oppure la Repubblica di Weimar nel 1922, quando l’economia tedesca reduce della Prima Guerra Mondiale fu colpita da una forte iperinflazione. Il paese che è andato più volte in default è l’Argentina: la crisi più nota è quella del 2001, ma il paese latinoamericano non è stato in grado di ripagare il proprio debito per ben 9 volte.

Recentemente si è assistito al caso della Russia, la quale è entrata in una situazione d’insolvenza nei confronti dei creditori internazionali, dopo essere stata colpita da una serie di sanzioni dopo a seguito dell’invasione ucraina del 24 febbraio 2022. A differenza però di quanto succede nel caso di un fallimento imprenditoriale, il default di una nazione (detto anche default sovrano) ha degli effetti totalmente diversi da quelli di un’attività imprenditoriale.

Lo Stato può fallire?

Quando si parla di fallimento di un’attività imprenditoriale, quest’ultima fallisce e cessa di esistere e di operare come tale. Questo effetto invece non avviene nel caso di un default sovrano. Quando una nazione dichiara il fallimento, lo Stato in questione continua ad esistere e ad operare con tutti i suoi apparati.

Il fallimento di una nazione infatti non viene decretato da un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria (di un tribunale ad esempio), ma viene accertato di fatto, principalmente quando lo Stato in questione smette di onorare i propri debiti nei confronti dei creditori internazionali.

Un’altra sostanziale differenza che si riscontra tra il fallimento di uno Stato e quello di un’impresa è la legge applicabile. Tutti gli ordinamenti giuridici del mondo hanno al proprio interno una procedura legata al fallimento, ma nel diritto internazionale non esiste una procedura fallimentare. Si intuisce facilmente come la mancanza di una legge applicabile possa creare problemi ai creditori internazionali, visto che questi ultimi potrebbero ritrovarsi insoddisfatti.

L’assenza di una corte fallimentare internazionale

La motivazione principale per cui non esiste una legge applicabile risiede per l’appunto nell’ assenza di una una corte fallimentare internazionale, fondamentalmente perché la creazione di una corte del genere risulterebbe alquanto complessa e non è detto che la maggior parte degli Stati si propensa ad aderirvi.

Una possibile soluzione era stata proposta dall’ex First Deputy Managing Director del Fondo Monetario Internazionale Anne Krueger, che nel 2002 (proprio a seguito dell’ennesimo default argentino) propose l'istituzione del Sovereign Debt Restructuring Mechanism (SDRM) cioè un meccanismo di procedura fallimentare molto simile a quello dell’ordinamento americano. La proposta del SDMR venne tuttavia scartata dopo un anno, poiché considerata troppo sbilanciata a favore dei paesi debitori (cioè quelli sottoposti a procedura fallimentare).

La gestione della crisi viene quindi risolta attraverso diversi procedimenti, il cui più utilizzato è quello della rinegoziazione, ovvero quando gli strumenti finanziari, facenti riferimento al debito sovrano, vengono scambiati con nuovi strumenti aventi carattere legale e finanziario diversi da quelli emessi.

Il caso della Russia

Le sanzioni che hanno maggiormente influito sul default sono state il blocco delle riserve monetarie che la Russia deteneva presso le banche centrali straniere e l’estromissione dello stato più vasto al mondo dall’accesso del credito nei mercati finanziari. Ad essere precisi non è la prima volta che la Russia si trova in uno stato d’insolvenza: i precedenti risalgono al 1918 e, esattamente ottant’anni dopo, al 1998.

In ogni caso la Russia, come qualsiasi altro paese al mondo nel corso della Storia, non cesserà di esistere per il semplice fatto di non aver ripagato il proprio debito. Le conseguenze di questo default si vedranno semmai nell’economia (in particolar modo nelle importazioni che sono calate nel 2023 dell’8%) e nella reputazione che il governo russo dovrà difendere sui pochi canali di finanziamento internazionali ai quali ha ancora accesso.

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L'Autore

Federico Quagliarini

Classe 1994, laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Milano, Federico Quagliarini è al contempo vice-direttore di Mondo Internazionale POST nonché caporedattore per l'area Società.

Da sempre appassionato di politica e relazioni internazionali, in Mondo Internazionale si occupa principalmente di questioni legali soprattutto inerenti al diritto internazionale.

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