Il cambiamento climatico: detonatore di diseguaglianze

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  Redazione
  21 April 2021
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In passato si è a lungo dibattuto di quali fossero stati gli effetti del capitalismo a livello di diseguaglianze. Gli studi erano divisi tra chi riteneva che questo modello di organizzazione avesse portato il mondo ad una diminuzione in termini di diseguaglianze, e chi invece era convinto dell’esatto contrario.

A livello statistico, una risposta è stata data attraverso l’utilizzo del famoso Indice Gini, sviluppato dallo statistico e sociologo italiano Corrado Gini. Questo indice, infatti, è in grado di creare una misurazione delle differenze in termini di reddito e ricchezza. La situazione di ogni Paese viene misurata in un range che va da 0 ad 1, con lo 0 che rappresenta una perfetta distribuzione delle ricchezze ed 1 che invece rappresenta l’esatto contrario. Ciò che emerge attraverso un’analisi di questo indice, reperito attraverso World in Data, è che nei Paesi che hanno per primi sperimentato l’avvento del capitalismo a partire della rivoluzione industriale si è osservata una costante diminuzione del valore, indice di diseguaglianze sempre minori. È possibile apprezzare un lieve aumento in concomitanza con la fine degli anni ’90, periodo durante il quale si è manifestato un aumento nel numero di crisi economiche. Nei Paesi con uno sviluppo più lento, ad esempio India e Cina, si è assistito a questa stessa dinamica solo con l’inizio della loro fase di espansione economica. In termini puramente statistici, dunque, abbiamo assistito ad una diminuzione delle diseguaglianze.

Uno degli obiettivi delle Nazioni Unite, forse quello più ambizioso, è la creazione di un piano che vada a ridurre le diseguaglianze attualmente esistenti sia tra nazioni differenti ma, allo stesso tempo, all’interno delle stesse nazioni. Infatti, lo stesso indice Gini ha evidenziato che nonostante il generale calo delle diseguaglianze mondiali, con Paesi un tempo considerati terzo mondo (come India e Cina) in fase di crescita, all’interno degli stessi si stia osservando un aumento della disparità a seconda delle diverse velocità di sviluppo interne. All’interno di un articolo pubblicato su Eticaeconomia (https://www.eticaeconomia.it/a... Cina è stata suddivisa in tre macro-aree differenti: emerge come l’area orientale, quella dei grandi centri urbani, sia la più ricca e di quanto quella orientale, meno sviluppata e ancora di stampo rurale, sia estremamente più povera. Metà del 10% dei redditi più ricchi in Cina, infatti, è situato ad Oriente del Paese.

Un evidente impatto sulle disuguaglianze, anche se apparentemente poco influente, è dovuto al cambiamento climatico. Negli ultimi anni, sempre più studi hanno posto al centro delle loro ricerche l’influenza che il cambiamento climatico avrebbe avuto sulla crescita della popolazione. Quanto emerso e raccolto in un articolo pubblicato da Il Sole 24Ore, è che il cambiamento climatico agisce in maniera disomogenea sui Paesi. Per quelli più ricchi, ovvero quelli che hanno abbracciato prima la crescita economica, seppur in valore numerico le perdite economiche siano state rilevanti, a livello di variazione di PIL hanno subito danni irrilevanti. Totalmente all’opposto è invece l’analisi sui Paesi che hanno sperimentato ritardi sullo sviluppo.

Anche in questo ambito si è vista la realizzazione di un indice, l’ND-Gain, che si pone come obiettivo la misurazione del tasso di vulnerabilità dei Paesi ai cambiamenti climatici. Anche qui emerge come i Paesi a basso reddito siano quelli che sperimentano le conseguenze peggiori del riscaldamento climatico.

Un approfondimento in grado di spiegare concretamente questo fenomeno è stato fornito da Medici per l’Africa. In un loro report, realizzato in concomitanza dell’impatto del ciclone Idai in Mozambico, viene utilizzato un termine estremamente pertinente per il cambiamento climatico. Se ne parla infatti utilizzando il termine “detonatore”, ed è esattamente quanto avviene. Un impatto che inizialmente crea danni esclusivamente di carattere naturale, è in grado di creare impatti indiretti sulla qualità dell’aria o delle acque. In territori con forte diseguaglianza, è fondato il dubbio che questi impatti si propaghino e vadano a colpire le fasce più povere della popolazione, quelle meno preparate e strutturate per reagire immediatamente a fenomeni di questo tipo. Gli stessi flussi migratori - tra l’altro - nascono proprio in risposta ad una vita perennemente in bilico.

Da questa breve analisi risulta evidente come il cambiamento climatico, in particolare il riscaldamento, sia l’emergenza che ciascun Paese debba puntare a risolvere. Quello al quale assistiamo è un impatto su più fronti, dal puro fattore ambientale ad uno più economico.

A cura di Gianluca Penza

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Sono stati consultati i seguenti articoli:

[1] (https://www.infodata.ilsole24ore.com/2020/02/12/dobbiamo-leggere-cambiamento-climatico-le-lenti-delle-disuguaglianze-sociali/

[2] https://www.mediciconlafrica.org/wp-content/uploads/2019/07/SeS_78_giu19_p16.pdf?fbclid=IwAR3qh0YTqD1hZgA4NcEbcu9vcSUFgQF2ZFWo_VmofKmqmWMH4mSKwd9oWCg)

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