Il terrorismo nei conflitti moderni

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  Redazione
  18 July 2024
  9 minutes, 57 seconds

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Il terrorismo è antico quasi quanto la civiltà umana. Tuttavia, a differenza del passato, i terroristi di oggi usano la violenza su una scala senza precedenti. In molti casi mostra la sua specificità regionale, che varia a seconda dell'area culturale e di civiltà nelle quali nasce e si sviluppa.

Le motivazioni per ricorrere al terrorismo possono essere varie: un bisogno di libertà, di protezione del proprio patrimonio, il senso del danno fatto dall'occupante, il bisogno di esprimere insoddisfazione per il sistema politico in atto o per i cambiamenti apportati, o, infine, il semplice desiderio di attirare l'attenzione internazionale sui problemi dei paesi e società che non sono ancora state notate o sono state ignorate dall'opinione pubblica. Non in ultimo, anche la religione è un motivo frequente per ricorrere al metodo terroristico.

Il terrorismo contemporaneo è rappresentato ed esercitato come metodo di lotta politica principalmente dal radicalismo islamico e si basa sostanzialmente sullo scontro di due Culture. Oggi, esso costituisce una minaccia globale e oggi chiunque può diventarne una potenziale vittima. Numerosi segnali dell'emergere di nuovi, finora organizzazioni sconosciute dimostrano che in futuro, purtroppo, si dovrà tenere conto dell'escalation divenuta reale di questo fenomeno.

Introduzione

Nella storia dell'umanità, sono state contate finora circa 15.000 sanguinosi conflitti armati, tenendo conto che il conflitto armato come inteso oggi è in realtà un concetto ancora più ampio. Dopo la Seconda guerra mondiale, secondo l’ONU, si sono verificati circa 2.500 grandi conflitti, ovvero di dimensioni interstatali, cioè azioni armate intraprese da uno Stato contro un altro, e conflitti interni, i quali sono stati ispirati e sostenuti anche dall'esterno e che talvolta hanno generato guerre civili.

Secondo valutazioni più ottimistiche dalla fine del secondo conflitto mondiale i giorni di pace sono stati soltanto 26. Secondo le valutazioni delle Nazioni Unite, attualmente sono attivi ben nove fronti conflittuali: Nord Africa, Sud Africa, America del Sud e Centrale, Nord-ovest della Cina, Asia orientale, Afro-Asiatica, Est europea e Nord-Irlandese.

Le cause più comuni di tali conflitti armati includono le rivendicazioni territoriali e controversie nazionali, fattori sociali e politici, la ricerca della superiorità militare nella regione e l'interferenza speculativa e opportunistica di Stati stranieri, il desiderio di dominio economico e la concorrenza spietata per le materie prime e le risorse naturali, i processi di sviluppo naturale della nazione, insopportabili pregiudizi di ordine razziale, nonché conflitti di natura ideologica e religiosa.

Tutto ciò spiega le ragioni per le quali la conflittualità mondiale persevera la propria esistenza anche nel corso di periodi universalmente riconosciuti come tempi di “pace globale”, conflitti armati locali o regionali al fine di raggiungere gli obiettivi di vari gruppi di persone mediante l’uso programmato della violenza, non solo da parte delle forze armate ufficiali, ma anche da parte di altri gruppi organizzati e armati.

Nonostante gli incessanti sforzi internazionali, il rischio di ulteriori i conflitti sono di fatto in aumento. Allo stesso tempo, confrontando le aree con aumento dei conflitti armati e implicazioni di segno terroristico, si può osservare una distribuzione del fenomeno molto simile a quello delle semplici minacce. Assumendo l'estensione geografica dei conflitti come criterio di una suddivisione sistematica e analitica , si possono distinguere diversi tipi di conflitti: locali, sub-regionali, regionali, sovraregionali o addirittura globale.

Si verificano classicamente tra due o più parti a causa di una differenza che riguarda i loro interessi. Quando sussiste un conflitto in un paese, c'è sicuramente un conflitto di interessi interstatali tutti riconoscibili. Tuttavia, quando c'è un ampio e acceso disaccordo tra gli Stati, può svilupparsi anche un conflitto internazionale. Oppure un numero elevato e significativo di conflitti interni può diventare internazionale in caso di coinvolgimento di terzi operanti in forma di sostegno materiale o aiuto militare indiretto a qualcuno dei belligeranti.

Come riconoscere i gruppi terroristici ?

Fino a non molto tempo fa, due Stati si potevano distinguere sulla base delle dottrine di guerra impiegate, sia di guerra che di pace. Al giorno d'oggi, il mondo è orientato verso il riconoscimento di un terzo stato definito come “intermedio” all’interno del quale il conflitto può manifestarsi sotto forma di azioni differenti da quelle tradizionali.

La guerra “obliqua”

Non ci sono frontali aperti e riconoscibili, rumorose battaglie armate tra eserciti e un avversario disarmato che agisce in modo completamente diverso ed alternativo, conducendo magari una forma di lotta cosiddetta “obliqua”. In questo caso si tratta di aderenti e i loro sodali che operano in piccoli gruppi e attaccano di sorpresa, spesso compiendo persino attacchi suicidi. A tale proposito, negli anni '80 l'attività dei movimenti terroristici è stato percepito come una sorta di guerra per procura. Secondo tale concetto e struttura operativa, ogni gruppo aveva i suoi capi vuoi al Cremlino come alla Casa Bianca.

Il mondo veniva visto attraverso il prisma della Guerra Fredda tra gli Stati Uniti e l'URSS e la continua competizione per l'influenza tra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica, i due poteri riconosciuti. Oggi, nella fase successiva dell'evoluzione di tal fenomeno, la linea tracciata fra terrorismo e guerra resta ancora abbastanza poco definito e pertanto ancora confuso e di difficile interpretazione. Considerato una piaga del 21° secolo, il terrorismo è persino definito come la “Terza Guerra Mondiale” in una forma decisamente strisciante.

La revisione della letteratura, nonché alcuni atti di diritto internazionale e le fonti traibili dal Web hanno facilitato e permesso di stabilire collegamenti tra i conflitti nel mondo contemporaneo ed i metodi terroristici ampiamente applicati. Trarre conclusioni è stato possibile grazie all’uso di metodi teorici di impiego tra cui analisi, sintesi, induzione, deduzione, confronto, analogia nelle conclusioni. Questo lavoro mira a descrivere approfonditamente entrambi i fenomeni e i legami eventualmente vigenti tra di loro.

Questioni di metodo

I conflitti armati non possono essere condotti secondo alcuna regola. Essi sono considerati e abbondantemente citati nelle leggi del diritto umanitario, in cui i diritti e gli obblighi dei partecipanti sono determinati e dettagliatamente elencati. I metodi di combattimento armato che causano sofferenze inutili o di perdite in vite umane eccessive per l'ambiente (armi chimiche o biologiche) richiedono l'obbligo di distinguere i partecipanti ad un conflitto armato dai civili che loro malgrado vengono in gran numero coinvolti. Per cui gli attacchi armati dovrebbero mirare solo ad obiettivi militari.

Una guerra è un fenomeno socio-politico...?

La Storia dell’umanità dimostra che la guerra costituisce una parte integrante, quasi connaturata, delle attività umane poiché l'inizio dell'organizzazione sociale con il suo scopo in espansione inizia in sintonia con il progresso dello sviluppo tecnologico. Mentre un certo numero di minacce contemporanee sono di segno sovrastatale. Inoltre riguarda un potenziale bersaglio di un attacco che non sempre deve essere da parte di uno Stato o dei soldati di un esercito nemico.

Al giorno d'oggi l’obiettivo include sempre più spesso civili disarmati i quali vengono così minacciati, terrorizzati, costretti ad arrendersi, a cambiare preferenze politiche o culturali, o addirittura ad essere sterminati. È in tale momento che appare il terrorismo nelle sue connotazioni più autentiche, che in molti casi dimostra la sua specificità regionale, che varia a seconda dell'area culturale e di civiltà in cui è nato e si è sviluppato. Il terrorismo ha le sue radici sia nelle condizioni interne di un determinato paese, sia nei cambiamenti nella mentalità delle società, così come nella percezione razionale o anche irrazionale dell'ambiente e della realtà circostante. Il fenomeno del terrorismo è antico quasi quanto la civiltà. Ma a differenza del passato, i terroristi contemporanei utilizzano la violenza su un ambiente prima inimmaginabile sia in termini di minacce convenzionali che di pericoli completamente nuovi, natura sconosciuta e con conseguenze verosimilmente imprevedibili. Hanno principalmente lo scopo di intimidire il più possibile un gruppo sociale, nazionale o religioso che però è molto più grande di quello direttamente attaccato (effetto deterrente).

I risvolti di Diritto Internazionale

Il divieto assoluto dell'attività terroristica come forma di lotta armata è una delle parti essenziali del vasto diritto internazionale e pertanto non vi si può derogare. Da questo importante principio giuridico derivano sia le disposizioni della Convenzione internazionale per la protezione delle persone civili in tempo di guerra che i dettagliati e numerosi protocolli aggiuntivi stipulati dalle convenzioni di Ginevra. Tuttavia, la validità del Diritto nel contesto dei conflitti armati (ius in bello), detto anche diritto dei conflitti armati, e il Diritto Internazionale Umanitario (DIU) costituiscono un insieme di numerosi regolamenti accettati dalle autorità che descrivono le modalità di conduzione dei conflitti armati, la protezione delle loro vittime e di tutti i partecipanti comunque siano coinvolti.

I gruppi terroristici ricorrono pertanto a metodi violenti che violano per intero le norme giuridiche DIU esistenti al fine di raggiungere specifici obiettivi politici, sociali e/o economici. Tale azioni sono spesso complementari ai conflitti armati e talvolta hanno contribuito al successo militare finale di una delle parti.

La ragione per ricorrere a metodi terroristici potrebbe essere il bisogno insopprimibile di libertà da parte di una nazione conquistata, la necessità di proteggere il proprio patrimonio, il senso del male fatto da parte dell'occupante, la necessità di esprimere la propria insoddisfazione nei confronti del sistema politico o i cambiamenti apportati, come nel caso dei terroristi di sinistra, marxisti o neonazisti (Rote Armee Fraktion, Brigate Rosse, organizzazione francese OAS che protesta contro l'indipendenza dell'Algeria e così via ) e, infine, il semplice desiderio di attirare l'attenzione sulle problematiche dei paesi e delle società che finora sono passati inosservati o ignorati dall'opinione pubblica.

La religione è stata una motivazione frequentemente assunta da tali gruppi per ricorrere all’azione terroristica. Valga per tutti l’esempio dei fondamentalisti islamici i quali in questo modo desiderano stabilire il primato dei canoni religiosi islamici per affermare la sovranità teocratica della religione sulla vita e natura secolare dello Stato.

Fino alla fine degli anni '60, le forme di questo fenomeno erano troppo spesso considerate nella misura di una minaccia del tutto marginale, che assume la forma di un qualsiasi terrorismo in funzione anticoloniale. In pratica, l’azione militare sul territorio di paesi selezionati mirava esclusivamente a liberarli dalla presenza del colonialismo. In tale caso il terrorismo stesso era percepito unicamente come un problema interno di singoli paesi, su scala quindi molto più piccola.

Gli anni '70 non sono stati soltanto un periodo eccezionale di attività di tutti i gruppi estremisti, ma anche l'inizio di un fenomeno chiamato terrorismo internazionale. La facilità di spostamento individuale e trasporto di denaro e di armi nei paesi democratici, sovente col sostegno simultaneo dei paesi totalitari, nonché la libertà dei gruppi terroristici di ottenere quanto occorreva loro in fatto di armamenti e sostegno logistico, consentivano frequenti contatti tra gruppi terroristici di paesi diversi e continenti.

Inoltre, non mancava la costante assistenza reciproca nelle azioni e lo scambio operativo di esperienze. Così come ferveva la cooperazione tra gruppi terroristici, anche con ideologie molto diverse il cui unico obiettivo comune era la distruzione del sistema democratico e più in generale del mondo borghese.

Il terrorismo oggi

Il mondo moderno sta sperimentando molte forme di terrorismo, ma le più spettacolari e simbolici, e quindi più clamorosi, restano gli atti di violenza causati in primis da estremisti islamici. Nel corso degli ultimi secoli, il terrorismo e la religione hanno svolto un ruolo determinante: le motivazioni sono state spesso combinate. Tuttavia, è proprio nel secolo scorso che questo fenomeno è aumentato significativamente di forza ed efficacia, e al posto dei grandi conflitti internazionali che hanno posto fine, prendono luogo conflitti locali di minori dimensioni.

Nel contesto internazionale l'ONU ha sviluppato grandemente le proprie attività, le nazioni hanno acquisito maggiore coscienza della propria sovranità per diventare rapidamente membri accettati e legittimi della comunità internazionale. Di conseguenza, non c'è più l’esigenza “tecnica” che gli atti terroristici manifestino pienamente le loro richieste insurrezionali.

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