La crisi politica iraniana affonda le radici nel passato

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  Redazione
  30 November 2022
  5 minutes, 49 seconds

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Le società del mondo arabo e dell’Occidente sono difformi e per certi versi intimamente divise nella propria percezione dei temi che riguardano l’attualità internazionale. Questa diversità si percepisce chiaramente in relazione alle acute tensioni presenti in Iran da alcuni mesi e insorte in seguito alla crudele uccisione di una studentessa per non aver indossato correttamente il velo (Hijab) da parte della “polizia religiosa” all’università di Teheran.

L’Iran di oggi

L’ assetto moderno della società iraniana vede profonde divisioni nell’intimo della collettività.

In seno ad essa convivono una minoranza più moderna dotata di un ottimo livello d’istruzione ed una maggioranza sempre più risicata di educazione conservatrice più legata ad un miscuglio di religioni, a prevalenza mussulmana sciita. Si trova prevalente nel mondo contadino e tra gli strati più poveri e emarginati delle città.

Come ha dimostrato la “Rivoluzione Verde” in occasione delle elezioni presidenziali del 2009, milioni di iraniani vogliono un Iran più liberale, moderno e in via di sviluppo.

Molti altri, tuttavia, che in passato hanno sostenuto le "riforme" rivoluzionarie di Khomeini, credono ancora in uno stato più conservatore e legato strettamente ai principi e precetti del Corano (il testo sacro dell’Islam e fonte primaria del Diritto mussulmano) e vedono l'Occidente e l'Arabia Saudita (sunnita) come una minaccia alla propria esistenza a livello strategico.

Il cambiamento delle regole democratiche

Finora, tuttavia, il regime agendo con prudenza è riuscito a limitare legislativamente e costantemente l'opposizione politica modernista.

Contro ogni regola democratica è stato persino in grado di restringere la gamma dei candidati presentabili alle elezioni. Il risultato finale è l'emergere di quella che è più un’ipocrita facciata di democrazia piuttosto che la realtà di una società democratica che vuole cambiare in tutti gli aspetti della vita civile.

Negli ultimi anni il governo degli ayatollah si è concentrato sullo sviluppo socio-economico interno e la stabilità politica dell'Iran, ma i suoi sostenitori sono paradossalmente una palla al piede dell’azione politica generale in quanto sono difensori della linea dura ispirata ad una rivoluzione religiosa conservatrice.

Essi sostengono anche l’espansione dell’Iran per espandere la propria influenza politica in quel bollente teatro regionale asiatico.

È importante ricordare che mentre molti iraniani potrebbero desiderare una società più liberale e più "occidentale", tutti gli iraniani nutrono sentimenti di diffidenza nei confronti degli Stati Uniti, Russia, Europa e dei loro vicini arabi.

Questi atteggiamenti sono stati modellati con il contributo della memoria storica legata al sostegno che gli Stati Uniti hanno dato al regime dello Scià sino alla sua rapida fuga nel 1979 a seguito della rivoluzione khomeinista.

L’opinione odierna

La più diffusa cultura mentale iraniana odierna vede l’intero Occidente come un temibile avversario quando non – ad esempio verso gli Stati Uniti - come un autentico nemico.

Gli Stati Uniti erano definiti allo stesso modo sotto il regime di Khomeini. Erano il “grande Satana”, così come veniva raffigurato in numerose gigantografie esposte nelle vie e piazze principali delle città iraniane.

Nei libri scolastici di storia si studia tuttora che l’Iran è stato vittima dell’”imperialismo “ occidentale che a sua volta risale al monopolio britannico del tabacco del 1890-1892 e alla concessione petrolifera di D'Arcy del 1901.

Sulla stessa linea è succeduto l’ingresso nell’area della Anglo-Persian Oil Company che poco dopo divenne la British Petroleum Company (BP) nel 1933. Che diede alla Gran Bretagna il controllo de facto sulla principale fonte di valuta e industria iraniana almeno fino alla metà degli anni 1950.

Senza dover ricorrere alla storia passata, gli iraniani hanno ragioni ancora più attuali per diffidare dell’Occidente.

Di queste e altre analoghe situazioni conflittuali dovrebbero tenere conto i politici e gli analisti perché se non si conoscono insieme la storia e le intenzioni dell’avversario (o nemico) è del tutto superfluo iniziare una seria analisi geopolitica utile per assumere delle decisioni.

Nella sanguinosa guerra Iran-Iraq del 1988-1990, l’appoggio europeo e delle nazioni arabe sunnite dato a Saddam Hussein è stato unanime e totale. E si potrebbero citare altri episodi critici ed ambigui in materia di rapporti internazionali come la guerra delle petroliere del 1987 e sul fatto che nessuno si sia battuto per fermare l'uso di gas venefici utilizzati da Saddam Hussein durante il conflitto con l’Iran.

Negli anni seguenti è cresciuta la tensione tra la repubblica iraniana e il mondo arabo che ha favorito una massiccia corsa agli armamenti contribuendo a spingere l'Iran verso lo sviluppo di un arsenale nucleare.

Nel contempo l’Iran cerca d’influire militarmente e minacciosamente sulla maggior parte degli stati arabi, schierando missili a lungo raggio e schierando importanti forze militari adeguandole all’esercizio della guerra asimmetrica – ovvero non di tipo convenzionale – nell’area del Golfo Persico

L’estremismo religioso

L'ascesa dell'estremismo confessionale violento nel mondo islamico ha anche indotto gli estremisti sunniti ad attaccare l’ala sciita e altre sette definendoli come “non credenti” e, insieme all'estremismo filo-sciita della rivoluzione iraniana, ha portato a costanti tensioni, ora in fase di crescita tra l'Iran e i paesi limitrofi.

E’ bene precisare che ciò non significa che la maggior parte degli iraniani sostenga gli sforzi della Guida Suprema e dell'IRGC per espandere l'influenza e il controllo dell'Iran nella regione.

L’IRGC è il potente “Corpo delle guardie della rivoluzione islamica”, più noto come “Guardiani della rivoluzione” o pasdaran. Esso è un organo militarizzato istituito in Iran dopo la rivoluzione islamica del 1979.

Sono per giuramento assolutamente fedeli alla dottrina dell’Islam e alla Guida Suprema. Dispone di circa 120,000 uomini.

Le recenti manifestazioni di piazza hanno chiarito che un numero significativo di iraniani vuole che il regime sia di maggiore e migliore tolleranza, specie verso le donne, e si concentri maggiormente sullo sviluppo sociale dei rapporti interni oltre che sul progresso dell’economia rivolta a beneficio di tutti gli strati della popolazione.

Allo stesso tempo, molti iraniani ritengono che le azioni dell'Iran non siano semplicemente aggressive o il risultato delle sue velleitarie ambizioni, ma siano anche difensive.

Conclusione

Un aspetto interessante delle attuali perduranti e vaste proteste di piazza è dimostrato dalla soppressione decisa dal governo di alcuni tra i maggiori social network.

Ovvero, la Guida Suprema - la massima carica religiosa e amministrativa prevista dalla Costituzione iraniana - ha reagito interrompendo piuttosto istericamente gli attuali strumenti di comunicazione su Internet. Valga per tutte il divieto dell'insegnamento della lingua inglese nelle scuole primarie quale mezzo di comunicazione dell’odiato Occidente.

Non è chiaro quanto durerà questo regime così tirannico, ma gli avvenimenti attuali dimostrano alcuni aspetti della capacità delle due parti: la prima modernista tesa verso il futuro e l’innovazione anche personale, mentre la seconda aspira a mantenere la società iraniana nell’ambito degli angusti ambiti legati alla stretta osservanza sia religiosa che di regime.

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Iran rivoluzione