È recente la notizia dell’uscita dal carcere dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, coinvolta nel noto scaldalo europeo definito Qatargate. Il caso che ha sconvolto le Istituzioni europee ha determinato il più serio e diffuso caso di corruzione dalla fondazione dell’Unione Europea, coinvolgendo numerose personalità di spicco della scena politica europea e nazionale, in particolare italiane; oltre ad esponenti di ONG operanti a Bruxelles. La questione che ha costituito un vero e proprio terremoto, incrinando non solo la fiducia verso le Istituzioni europee, ma soprattutto verso gli esponenti politici, a tal punto da definire la vicenda “italian job”[2], è risultato un colpo da K.O. per i S&D, formazione che raggruppa i partiti di sinistra a livello europeo.I domiciliari di Kaili, dopo due mesi di carcere, non sono però l’unica notizia rilevante; anche un altro soggetto coinvolto nella questione come Tarabella all’inizio della settimana, dopo alcuni mesi di sospensione, è ufficialmente tornato a partecipare alle sedute del Parlamento europeo. Dettagli che hanno fatto propendere una parte dell’opinione pubblica a definire che lo scandalo si stia progressivamente sgonfiando. Teoria che tutto sommato non convince pienamente, soprattutto se viene tenuto conto che, in concomitanza con le prossime elezioni europee del 2024, si aprirà il processo. Un aspetto che nel peggiore delle ipotesi potrebbe sancire la crisi definitiva per il gruppo dei S&D[3]. Allo stesso tempo lo scandalo ha spinto ad un serio dibattito interno relativo ai rapporti etici che dovrebbero governare il Parlamento e le altre Istituzioni europee. Da questo impulso la promozione da parte della Presidente del Parlamento Metsola di un Piano in 14 punti che garantisse maggiori presidi relativi alla trasparenza, partendo proprio da un impegno più capillare da parte degli stessi rappresentanti parlamentari nel rendicontare e rendere pubblici i propri incontri.Un impegno analogo che dovrebbe essere adottato anche dai portatori di interessi, che sono già di fatto obbligati ad aderire al Registro per la trasparenza[4], ma che vedono l’introduzione di maggiori obblighi, soprattutto, per i rappresentanti di Paesi terzi[5]. La proposta definitiva verrà comunque presentata probabilmente entro giugno, anche se al momento i lavori procedono con il massimo riserbo. Nonostante questo, numerose sono le perplessità sulla riuscita del piano, ritenuto troppo ambizioso e, soprattutto, a rischio di essere snaturato o peggio ancora adottato, ma con caratteristiche non consone. La situazione sicuramente merita attenzione, soprattutto, perché dopo un periodo di sovraesposizione mediatica ha subito un progressivo eclissamento; ragioni che però non possono in nessun modo creare disillusioni su una questione fondamentale, essenziale per garantire un processo di riforma quanto mai necessario in un momento di profonda maturazione del sistema.
Fonti consultate:
https://pixabay.com/it/photos/parlamento-europeo-strasburgo-1265254/[1] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/qatargate-terremoto-alleuroparlamento-36993
[2] https://www.politico.eu/article/italy-belgium-document-qatargate-monica-bellini-andrea-cozzolino/
[3] https://www.ilpost.it/2023/05/24/qatargate-conseguenze/
[4] https://commission.europa.eu/about-european-commission/service-standards-and-principles/transparency/transparency-register_it
[5] https://www.ilpost.it/2023/01/12/piano-parlamento-europeo-corruzione/
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L'Autore
Tiziano Sini
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Organizzazioni internazionali Qatergate Eva Kaili qatargate Istituzioni europee corruzione europarlamentari Unione Europea #European Parliament corruzione etica