L'elefante nella stanza

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  Matteo Gabutti
  13 June 2022
  7 minutes, 29 seconds

L’espressione di origine inglese “l’elefante nella stanza” viene utilizzata metaforicamente per indicare una verità spesso problematica che, seppur sotto gli occhi di tutti, viene ignorata o minimizzata. Lo scorso mese, tuttavia, è stata adoperata in senso decisamente più letterale, almeno da quando in un’aula di tribunale si è aperto il caso di Happy, un’elefantessa del Bronx Zoo. Quest’ultimo è stato infatti accusato dall’organizzazione per i diritti degli animali Nonhuman Rights Project (NhRP). Il motivo? Detenzione illegale di Happy. L’argomentazione? Legalmente, l’elefantessa sarebbe da considerarsi come una persona.



Happy

Durante la Guerra del Vietnam, dalla Thailandia arrivarono negli Stati Uniti sette cuccioli di elefante, che vennero chiamati come i nani di Biancaneve. Dopo diversi spostamenti, Happy (Gongolo) e l’inseparabile Grumpy (Brontolo) furono venduti al Bronx Zoo di New York nel 1977. Mammiferi di eccezionale intelligenza e socialità, in natura gli elefanti vivono in mandrie matriarcali. Eppure, dalla morte di Grumpy, Happy non ha potuto interagire significativamente con altri esemplari per anni, e adesso, cinquantenne, vive sola in un acro di terreno, divisa da un recinto da Patty, l’altro elefante dello zoo.

La sua condizione ha suscitato la compassione di molti, che ne hanno richiesto il rilascio a colpi di tweet e di petizioni. La NhRP, dal canto proprio, promotrice della campagna #FreeHappy, ha presentato la questione alla Corte d’appello di New York, con l’obiettivo di trasferire Happy in un’area protetta per elefanti, dove possa avere più spazio e interazione con i suoi simili.



Habeas corpus et nosce te ipsum

La strategia della NhRP consiste nel far riconoscere lo status di persona di Happy, per liberarla sulla base dell’inviolabilità personale sancita dalla norma di habeas corpus. Quest’ultima è un cardine del sistema giuridico di common law, ben radicata nella giurisprudenza anglo-americana, ma trova espressione anche nella Costituzione Italiana (Art. 13), nonché nella Dichiarazione universale dei diritti umani (Art. 3). Concretamente, rappresenta uno strumento fondamentale per la tutela della libertà individuale contro azioni arbitrarie ed illecite da parte dello Stato, spesso adoperato negli Stati Uniti per verificare dinanzi ad una corte la legalità della reclusione di un detenuto.

L’organizzazione aveva già preso questa strada nel 2013, quando tentò di liberare due scimpanzé sostenendo che fossero giuridicamente delle persone, ovvero soggetti titolari di diritti e obblighi. In quello come nei casi successivi, tuttavia, la corte rispose negativamente. Ora, i rappresentanti legali di Happy asseriscono che la sua intelligenza ed autonomia le darebbero diritto alla libertà personale, come provato dal test dello specchio. Quest’ultimo venne condotto nel 2005 dall’etologo Joshua Plotnik sugli elefanti del Bronx Zoo, e consiste nel porre un animale dinanzi ad una parete riflettente per verificare se sia in grado di riconoscersi. Happy e compagni passarono il test a pieni voti, un traguardo finora raggiunto da poche specie, come le grandi scimmie e i delfini.



Lex lata, lex ferenda

A dire il vero, per essere riconosciuti come persona in senso giuridico, non bisogna necessariamente essere come una persona in senso colloquiale. Per esempio, secondo il diritto statunitense, una corporazione o una nave possono essere “persone,” indipendentemente da quanto stabilito dai Padri costituenti. La Costituzione del 1787, infatti, non solo non menzionava donne e bambini, ma escludeva i nativi americani e definiva gli schiavi come “tre quinti di tutte le altre persone.” In tal senso, la storia del Paese è segnata dall’inserimento nell’ordine costituzionale di categorie di persone, diritti ed obblighi inizialmente assenti, soprattutto attraverso degli emendamenti costituzionali.

Tuttavia, a partire dagli anni ’70, ricorrere a tali emendamenti è divenuto pressoché impossibile, e la Costituzione appare quasi immodificabile. Inoltre, neanche il diritto internazionale sembra poter fare la differenza in certi ambiti, come dimostrato dalla maggioranza dei trattati di tematica ambientale, rimasti non vincolanti o non implementati. Per questo la NhRP è ricorsa alla common law, ispirandosi agli abolizionisti che utilizzarono petizioni di habeas corpus per stabilire lo status di persona degli schiavi ed ottenerne così la libertà.



Caveat

Come evidenziato dalla Professoressa Jill Lepore in un articolo per The Atlantic, la questione Happy, definita come “il più importante caso sui diritti degli animali del ventunesimo secolo,” porta con sé diverse complicazioni.

In primis, per le implicazioni giuridiche del riconoscimento dello status di persona dell’elefantessa da parte della Corte. Nei sistemi di common law, infatti, il precedente giurisprudenziale – la pronuncia immutabile di una corte su un determinato caso – costituisce un fonte primaria del diritto in base al principio di stare decisis, che vincola i giudici a conformarsi a pronunce già rese su fattispecie analoghe. In tal senso, se un giudice concedesse ad un animale lo status di persona giuridica in grado d'intentare una causa legale, sarebbe logico estendere il riconoscimento all’intero regno animale. Il rischio sarebbe dunque di rendere probabilmente illegali gli zoo, la sperimentazione sugli animali e persino il consumo di carne. A tal proposito, alla domanda se il caso riguardasse anche altri esemplari, gli avvocati di Happy hanno dichiarato che “sarebbe ipocrita non pensare che questo diverrebbe un precedente per un altro elefante.”

La problematicità del caso, inoltre, non è meramente legale, come evidenziato dal Dr. Plotnik, lo stesso dell’esperimento dello specchio. Innanzitutto, nonostante la condotta, almeno in passato, non integerrima da parte dello zoo – gestito dalla Wildlife Conservation Society, associazione leader negli sforzi di ripristino della popolazione di elefanti e nella lotta al bracconaggio –, e l’innaturalità dell’isolamento di Happy, l’etologo consiglia cautela nell’affermare di sapere cosa sia meglio per l’elefantessa. Il concetto giuridico di persona, infatti, non va confuso con quello etologico di personalità. Il secondo fa riferimento all’unicità di ciascun individuo animale, secondo cui Happy, pur ergendosi a rappresentante di tutti gli elefanti, mantiene dei bisogni propri, che potrebbero non beneficiare di cambiamenti radicali dopo mezzo secolo di cattività.

Infine, il Dr. Plotnik mette in guardia sugli effetti dirompenti che una decisione sullo status di persona di un elefante potrebbe avere sul benessere e la conservazione della specie a livello globale, nonché su quelle popolazioni che coesistono con i pachidermi in un delicato equilibrio da tempo immemore, come in Thailandia. Quello che certi attivisti occidentali tendono a sottovalutare, infatti, sono le conseguenze che campagne mal gestite di salvaguardia degli elefanti potrebbero avere sulla popolazione contadina thailandese.

Dunque, una lettura manichea del caso Happy appare superficiale e persino dannosa. A prescindere dagli hashtag su Twitter, la questione non è riassumibile in uno scontro tra bianco e nero, ma è piuttosto sfumata e grigia, come la pelle della sua protagonista. Nell’attesa che la Corte di New York si esprima nei prossimi mesi, occorrerà riflettere a fondo, senza fuggire dalla complessità e senza ignorare l’elefante nella stanza.

Fonti consultate per il presente articolo

Breaking Italy, ‘Un Animale Può Essere Legalmente Una Persona?’ (www.youtube.com19 May 2022) <https://www.youtube.com/watch?v=ISisfxzvm1k> accessed 9 June 2022

Brulliard K, ‘Chimpanzees Are Animals. But Are They “Persons”?’ (Washington Post16 March 2017) <https://www.washingtonpost.com/news/animalia/wp/2017/03/16/chimpanzees-are-animals-but-are-they-persons/>

Brulliard K and Koh J, ‘A Horse Was Neglected by Its Owner. Now the Horse Is Suing.’ (Washington Post13 August 2018) <https://www.washingtonpost.com/news/national/wp/2018/08/13/feature/a-horse-was-neglected-by-its-owner-now-the-horse-is-suing/>

Guarino B, ‘Another Point for Elephant Intelligence: They Know When Their Bodies Are in the Way’ Washington Post (12 April 2017) <https://www.washingtonpost.com/news/speaking-of-science/wp/2017/04/12/another-point-for-elephant-intelligence-they-know-when-their-bodies-are-in-the-way/>

Iati M, ‘Is Happy the Zoo Elephant Legally a Person? A Court Will Decide.’ Washington Post (18 May 2022) <https://www.washingtonpost.com/nation/2022/05/18/happy-zoo-elephant-person/>

Legal Information Institute, ‘Habeas Corpus’ (Cornell Law School11 June 2017) <https://www.law.cornell.edu/wex/habeas_corpus> accessed 9 June 2019

Lepore J, ‘The Elephant Who Could Be a Person’ (The Atlantic16 November 2021) <https://www.theatlantic.com/ideas/archive/2021/11/happy-elephant-bronx-zoo-nhrp-lawsuit/620672/> accessed 12 May 2022

Oyen T, ‘Stare Decisis’ (Cornell Law School5 June 2017) <https://www.law.cornell.edu/wex/stare_decisis>

Constitution of the United States 1787

Costituzione della Repubblica Italiana 1947

Universal Declaration of Human Rights 1948

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L'Autore

Matteo Gabutti

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Matteo Gabutti è uno studente classe 2000 originario della provincia di Torino. Nel capoluogo piemontese ha frequentato il Liceo classico Massimo D'Azeglio, per poi conseguire anche il diploma di scuola superiore statunitense presso la prestigiosa Phillips Academy di Andover (Massachusetts). Dopo aver conseguito la laurea in International Relations and Diplomatic Affairs presso l'Università di Bologna, al momento sta conseguendo il master in International Governance and Diplomacy offerto alla Paris School of International Affairs di SciencesPo. All'interno di Mondo Internazionale ricopre il ruolo di autore per l'area tematica Legge e Società, oltre a contribuire frequentemente alla stesura di articoli per il periodico geopolitico Kosmos.

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Matteo Gabutti is a graduate student born in 2000 in the province of Turin. In the Piedmont capital he has attended Liceo Massimo D'Azeglio, a secondary school specializing in classical studies, after which he also graduated from Phillips Academy Andover (MA), one of the most prestigious preparatory schools in the U.S. After his bachelor's in International Relations and Diplomatic Affairs at the University of Bologna, he is currently pursuing a master's in International Governance and Diplomacy at SciencesPo's Paris School of International Affaris. He works with Mondo Internazionale as an author for the thematic area of Law and Society, and he is a frequent contributor for the geopolitical journal Kosmos.

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