Libia: terra contestata e bramata

La situazione politica in Libia rimane fortemente instabile dall’uccisione di Gheddafi nel 2011 e la comunità internazionale condanna le ingiustizie che si procurano nel paese. Allo stesso tempo, la precarietà della situazione offre un ampio margine di influenza alle potenze internazionali che usano questa terra divisa per favorire i propri interessi. Tutto ciò mette in non poca difficoltà l’Unione Europea.

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  Ilde Mattei
  04 May 2023
  6 minutes, 33 seconds

La situazione politica attuale

Dopo l'uccisione del dittatore Gheddafi da parte delle forze NATO nel 2011, la situazione politica è tornata ad essere fortemente instabile. Dopo qualche anno di governo dei Fratelli musulmani (un gruppo appoggiato da terroristi jihadisti), con il supporto della comunità internazionale nel 2014 si sono tenute delle elezioni che hanno portato alla formazione di un governo di unità nazionale con sede a Tripoli. Purtroppo, il potere decisionale del primo ministro è risultato poco democratico e molto debole sia rispetto ai terroristi presenti in varie regioni, sia rispetto al generale Haftar. Quest’ultimo si occupava, e continua tuttora, di cercare di arginare l’operato dei gruppi terroristici e formare un altro governo con sede a Tobruk, il governo di stabilità nazionale (Gns).

Nonostante gli sforzi di riconciliazione, il paese è rimasto diviso e dal 2019 la spaccatura si è accentuata anche a livello internazionale. Da un lato la Turchia a sostegno dei governi di unità nazionale che si sono susseguiti fino ad oggi, dall’altro Egitto, Russia e Arabia Saudita in supporto del generale Haftar e, centralmente, l’ONU e l’Unione Europea, con insufficienti tentativi di riportare la pace nel paese. Solo recentemente Cina e Stati Uniti sono tornati a interessarsi della situazione politica nazionale.

Dopo conflitti armati, proteste cittadine e tentativi di colpi di stato falliti nei confronti del governo di Tripoli durante l’estate 2022, ad oggi la situazione politica rimane invariata.

In questo clima di continuo conflitto che si protrae da più di 10 anni, e considerando la vicinanza geografica e l’importanza dei rapporti commerciali, sorprende come l’Unione stia giocando un ruolo così marginale, mentre altre potenze risultino molto più attive nel paese.

L’interesse internazionale

Da qualche mese, il governo di unità nazionale sta cercando di rafforzare i rapporti con gli USA sperando di poter godere di un supporto per rafforzare la propria posizione politica interna, avere più influenza all’interno della comunità internazionale e ricevere più finanziamenti. Al contempo, gli Stati Uniti hanno riacquisito un interesse nel paese in funzione anti-Russia. A gennaio, infatti, il direttore della Cia ha incontrato a Tripoli il premier libico per parlare di approvvigionamento energetico e delle relazioni internazionali del paese, è la visita ufficiale più importante dell’amministrazione statunitense dall’attacco contro il consolato americano a Bengasi nel 2012.

Nonostante la guerra in Ucraina e la lontananza geografica, anche la Russia sta ufficialmente reinstaurando la propria presenza nel paese. Già presente indirettamente tramite i mercenari del Gruppo Wagner (società privata utilizzata ufficiosamente dal governo di Mosca), il viceministro degli esteri russo ha annunciato l’intenzione di riaprire l’ambasciata a Tripoli, segnando un cambiamento di strategia importante. Putin è stato tra i primi leader a riconoscere il Gns e il gruppo Wagner è sempre stato presente (e lo è ancora) tra le fila delle forze del Generale Haftar. Eppure, probabilmente a causa dei fallimentari tentativi del Gns di conquistare la capitale e pur di rafforzare la propria influenza nel paese, Mosca è pronta a passare dalla parte del governo di unità nazionale ed adottare una strategia più diplomatica e meno militare.

La Cina ha già iniziato a intraprendere la stessa strada da una decina d’anni investendo in progetti infrastrutturali, energetici e nelle telecomunicazioni. Nel 2018 ha raggiunto un Memorandum d’Intesa con il governo di Tripoli per inserire il paese nella Belt and Road Initiative, accordo che ha fatto aumentare il giro di affari sino-libico in maniera esponenziale.

Il disinteresse europeo

Ci sono due ragioni che spiegano il rinnovato interesse internazionale nel paese. La prima è economica: la Libia, oltre ad essere un terreno fertile per costruire infrastrutture che da un lato stimolano l’economia dei paesi finanziatori, e dall’altro rafforzano i legami diplomatici, è un petrostato (il 98% delle entrate pubbliche proviene dalla vendita di petrolio). É inutile specificare l’importanza che questa risorsa ha assunto negli ultimi tempi.

La seconda causa, rilevante per le potenze non-UE, è la compresenza di due elementi: l’ampio spazio di influenza che i continui conflitti interni e la debolezza dei due governi hanno creato, insieme alla vicinanza geografica ed i collegamenti strategici che il paese ha con l’Unione, soprattutto attraverso l’Italia. In questo senso, la Libia si può definire un nuovo campo di battaglia geopolitico in cui Russia, Cina e Stati Uniti (ma anche Emirati Arabi Uniti, Turchia e Arabia Saudita) si scontrano indirettamente influenzando le politiche europee.

Ciò è risultato chiaro nell'estate del 2022 quando l’Italia ha mostrato interesse nell’aumentare le importazioni di gas naturale dalla Libia per ridurre quelle dalla Russia, invece le immissioni di gas nel circuito italiano sono state ridotte. In geopolitica il Caso agisce raramente, e sicuramente non in questa istanza dato che la maggioranza delle risorse di gas libico sono controllate dal Gruppo Wagner.

Nella stessa estate, dopo la caduta del governo Draghi, si è rilevato un forte aumento degli sbarchi sulle coste italiane, soprattutto di imbarcazioni partite da porti prima “dormienti” controllati dalle forze di Haftar tra le cui fila vi sono tra 2000 e 5000 uomini del Gruppo Wagner. Questo meccanismo fa pensare alle divisioni tra i paesi membri createsi a fine 2021 quando la Bielorussia, alleata di Putin, ha spinto gruppi di richiedenti asilo a varcare illegalmente i confini con Lettonia, Polonia e Lituania.

L’influenza che queste dinamiche hanno sull’unità europea e il suo prestigio a livello internazionale è enorme. A titolo esemplificativo, a fine marzo 2023, un rapporto delle Nazioni Unite ha condannato l’operato di Bruxelles in quanto responsabile di finanziare le autorità libiche che si occupano di gestire i migranti. Infatti, è dimostrato e risaputo che le procedure messe in atto dalla Libia non rispettano i diritti umani e il diritto internazionale.

La Libia risulta un’arma a doppio taglio per l’Unione Europea. Da un lato, il costante conflitto e le forti influenze straniere rappresentano un grande rischio per l’unità dell’UE. Dall’altro, gli stretti rapporti storici e commerciali che il paese intrattiene con alcuni stati membri può far sì che queste dinamiche stimolino la stabilità dell’Unione. La chiave sta nel saper cogliere questa opportunità. I paesi membri dovrebbero concordare su una politica estera unitaria che miri ad agire sulla globalità della situazione (la tensione politica interna, il contesto geopolitico, la gestione dei flussi migratori e le risorse energetiche) e non sulle singole problematiche con strategie nazionali.

Si spera che il risveglio geopolitico europeo rispetto alla guerra in Ucraina faccia aprire gli occhi agli stati membri anche sull’urgenza della situazione libica e le sue conseguenze sulla stabilità europea.

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https://www.quotidianosociale.it/gli-occhi-dei-servizi-segreti-usa-nella-libia-flagellata-dalla-guerra-civile/

https://www.true-news.it/politics/la-cina-ha-messo-gli-occhi-sulla-libia-per-litalia-un-partner-ingombrante

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/libia-un-governo-bicefalo-un-paese-diviso-37050

https://www.atlanteguerre.it/conflict/libia/

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https://it.wikipedia.org/wiki/Libia#Il_Paese_diviso

https://www.changethefuture.it/informazione/guerra-libia/

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L'Autore

Ilde Mattei

Laureata in Philosophy, International and Economic Studies all’Università Ca’Foscari di Venezia, sta collaborando con un’organizzazione no-profit francese a Strasburgo per creare ed implementare progetti volti alla sensibilizzazione dei giovani sull’importanza di essere cittadini europei.

Si interessa principalmente di migrazione e all’ambiente con l’intento di rendere accessibili a tutt* queste tematiche.

All’interno di Mondo Internazionale è autore per l’area tematica di Organizzazioni Internazionali.

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