L’impatto ambientale del cibo

  Articoli (Articles)
  Valeria Fraquelli
  02 September 2022
  3 minutes, 57 seconds

Quando pensiamo a mangiare, pensiamo prima di tutto a cosa preparare per pranzo e per cena, a quello che piace, a cosa ci piacerebbe consumare, a quali sono i nostri piatti preferiti che ordiniamo sempre al ristorante. Di certo non sempre pensiamo subito al fatto che le nostre abitudini hanno un preciso impatto ecologico.

Infatti, non è particolarmente noto che la maggior parte dell'anidride carbonica (CO2) responsabile del cambiamento climatico venga emessa nell'atmosfera dagli allevamenti intensivi. Inoltre, non si ragiona spesso sul considerevole spazio che serve per coltivare il foraggio di cui gli animali si nutrono e per costruire stalle in cui vivono. L’intero ciclo di produzione dall’allevamento al nostro piatto impatta l'ambiente con vaste emissioni, acqua e risorse nutritive in grandi quantità. A questo proposito, è noto che la carne rossa sia la prima causa di deforestazione in tutto il nostro pianeta.

Secondo l'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), se mangiassimo più alimenti di origine vegetale potremmo ridurre del 21% le emissioni di gas a effetto serra che stanno provocando ingenti danni al nostro pianeta, tra i quali, la riduzione dell’83% della varietà di animali selvatici. Oltre ad interrogativi sul cambiamento climatico, la situazione apre questioni etiche relative al fatto che le specie d'allevamento - mucche, polli e maiali - sono esseri senzienti, destinati a diventare il nostro cibo a scapito di altre specie che non sono state ritenute abbastanza redditizie ed edibili. Anche nel nostro paese, nonostante le eccellenze alimentari di cui ci possiamo vantare, il modello di business relativo al cibo si basa largamente su allevamenti intensivi e grandi batterie di galline ovaiole.

Ma anche l’impatto ambientale dell’agricoltura è enorme. Basti pensare che per fare posto alle coltivazioni di soia, riso, grano, sono state totalmente deforestate aree bellissime piene di alberi secolari che rappresentavano un vero e proprio polmone verde per il nostro pianeta. Per coltivare cereali che per noi sono utili e buoni da mangiare perdiamo invece terreni splendidi e paesaggi impossibili da ricreare. L’agricoltura è stata un’invenzione geniale per permettere all’umanità di crescere e svilupparsi ma allo stesso tempo ha causato grandissimi danni ambientali. Con la grande crescita demografica degli ultimi anni ci troviamo a produrre cibo per sempre più persone e dobbiamo a questo punto capire qual è l’impatto ecologico del nostro processo produttivo e, di conseguenza, come rendere la nostra agricoltura più sostenibile. I nostri consumi non sono infatti più sostenibili per il nostro pianeta, e non possiamo pensare che potremo andare avanti così a lungo.

In termini pratici, i cibi precotti sono, per esempio, da evitare, sia per i danni all'ambiente che per quelli verso noi stessi e la nostra salute. Le caratteristiche nutrizionali di questi cibi sono infatti molto limitate e spesso anche la qualità è piuttosto scarsa, il tutto unito all’impatto ambientale di questi alimenti che è davvero devastante. Bisogna anche limitare gli sprechi e comprare il più possibile alimenti di origine vegetale, una piccola regola per capire che non tutti i cibi hanno la stessa impronta ecologica ma che ci sono prodotti più e meno dannosi per l’ambiente. L'educazione delle nuove generazioni è in questo senso fondamentale, perché è facile spiegare anche ai più piccoli quali sono i cibi che fanno bene e quali no.

Ridurre la carne ad una sola volta a settimana, per esempio, aiuterebbe ad avere una dieta più varia e allo stesso tempo a fare del bene al nostro pianeta riducendo gli sprechi. In questo senso, si pensi che un terzo del cibo prodotto finisce in pattumiera senza essere neanche stato consumato e che potremmo produrre ben quattro volte il cibo che servirebbe per sfamare coloro che soffrono la fame. Non possiamo più girarci dall’altra parte, dobbiamo capire che il problema degli alimenti sprecati è serio ed è veramente il momento di fare qualcosa di concreto. Un quarto delle calorie prodotte viene sprecato, ma in modo diseguale, poiché si crea un mondo in c’è chi ha problemi per un eccesso di alimentazione e chi invece per una carenza.

In conclusione, possiamo salvare il mondo solo pensando bene a cosa preparare da mangiare, specialmente alternando la carne ad altre fonti proteiche.

Share the post

L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

Tag

cibo sostenibile cibi precotti impronta ecologica diseguaglianze povertà eccesso di cibo