A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS
Donald Trump ha già radicalmente ritrattato la sua affermazione secondo la quale avrebbe risolto il conflitto in Ucraina entro 24 ore dal suo insediamento, come se avesse una bacchetta magica che gli permettesse di risolvere complicati conflitti internazionali con uno schiocco di dita.
Proprio come una volta affermò che avrebbe risolto ancora più facilmente la crisi dell’assistenza sanitaria negli Stati Uniti, salvo poi fare anche qui una rapida marcia indietro e affermare che "nessuno sapeva che l'assistenza sanitaria fosse così complicata", i consiglieri politici e militari di Trump hanno ora ammesso che la guerra in Ucraina non può essere facilmente negoziata. L'arte dell'accordo di Trump non sembra funzionare davvero bene nel mondo reale della concreta risoluzione dei conflitti.
Il piano originale di Trump era – per sua diretta affermazione – quella di dare all'Ucraina ulteriori rifornimenti militari per costituire un deterrente credibile verso un'ulteriore comportamento aggressivo da parte della Russia. Ciò avrebbe incentivato la sua presenza al tavolo delle trattative. Un'altra possibile tattica sarebbe stata quella di bloccare gli aiuti all'Ucraina per convincerla a negoziare.
Una volta iniziati i colloqui di pace, Trump avrebbe esortato l'Ucraina a capitolare sul territorio e a creare una zona “cuscinetto” demilitarizzata di circa 800 miglia, eventualmente da sorvegliare con truppe NATO o comunque europee. Sulla questione della NATO, Trump è solidale con il punto di vista del presidente russo, Vladimir Putin, secondo il quale l'adesione dell'Ucraina alla Nato rappresenti una minaccia letale per la sicurezza russa. Pertanto, l'Ucraina dovrebbe abbandonare i suoi sogni di entrare a far parte di tale blocco di sicurezza di teatro regionale.
La Russia a sua volta otterrebbe un importante alleggerimento delle sanzioni economiche da parte dei proventi derivanti dai dazi sulle esportazioni di energia russe che verrebbe assegnata all'Ucraina.
Il piano di pace di Trump è stato esposto dall'inviato speciale deputato per Russia e Ucraina, Keith Kellogg, un pluridecorato generale a tre stelle, che ha recentemente annullato un imminente viaggio a Kiev. Nonostante ciò, Trump ha segnalato di voler impegnarsi in colloqui diplomatici diretti con Putin per "finire la guerra" .
Sebbene il piano continui ad incontrare molti intralci, l'ostacolo più grande che viene ipotizzato è che la strategia segreta di Putin sia quella di non concludere alcun tipo di accordo. A ottobre scorso la Russia le perdite russe assommavano a 1.500 soldati al giorno e il paese stava, e sta ancora, lottando strenuamente per reclutarne di altri.
L'economia russa ha dovuto sopportare un peso molto elevato per via delle sanzioni occidentali, mentre è stata costretta a spendere decine di miliardi di dollari per la propria difesa sottraendoli ai servizi sociali più importanti dello Stato. Eppure questi avvenimenti non hanno manifestato alcuna importanza in quanto Putin è come ossessionato dal pensiero dell’Ucraina e dalla preoccupazione di non riuscire ad ottenere una irrinunciabile vittoria totale. Si ritiene anche che le élite attualmente al potere in Russia non gli perdonerebbero un accordo stretto proprio con gli “odiati” americani. La Russia potrebbe persino trovarsi ad affrontare una recessione - come viene già previsto dagli enti economici internazionali per il 2025 – e che se questo accadimento dovesse avvenire non sarebbe comunque sufficiente per accettare un accordo nel quale il Cremlino dovrebbe comunque accondiscendere totalmente ad alcune rilevanti condizioni altrui.
I piani di Donald Trump per l'Ucraina sono sotto analisi.
Il fattore che ostacola maggiormente la trattativa di Putin è che semplicemente non vuole che l'Ucraina sia e ancor peggio rimanga una nazione sovrana. Egli vuole esplicitamente distruggerla oppure controllarla strettamente. Un'Ucraina più debole o inesistente non sarebbe solo una provvidenziale manna per l'eredità e il destino politico di Putin, inteso come “uomo forte” in Russia, ma secondariamente sarebbe anche un duro colpo – non solo d’immagine - per il ruolo e prestigio del potere globale americano.
Pertanto non sorprende che la Russia abbia già respinto queste proposte, pure se non ancora ufficiali degli Stati Uniti, visto che non gli è stato presentato alcun documento formale del governo USA su tale questione. Putin preferisce essere un presidente in tempo di guerra e molti russi sono disposti a vivere in questa nuova normalità quando sono minacciati dalla repressione e motivati dal patriottismo.
La mancanza di compromessi della Russia
Una larga parte della classe governante russa, per lo più le élite di Mosca e San Pietroburgo, non pensa ancora di dover scendere a compromessi. Putin sa che è molto più impegnato a conquistare territorialmente l'Ucraina di quanto l'Occidente non lo sia a difenderla. Ci sono da considerare certamente anche alcuni segnali di stanchezza in Europa per garantire un sostegno politico e rifornimento di materiali bellici all'Ucraina a tempo indeterminato.
C'è una qualche fiacchezza persino negli Stati Uniti tra i legislatori e l’opinione pubblica. Quindi, la fornitura di armi aggiuntive all'Ucraina potrebbe incontrare resistenza al Congresso, che ora è completamente controllato dal partito repubblicano di Trump. Il sostegno all'Ucraina ha già incontrato l'opposizione repubblicana USA nel 2023, che ha portato a sensibili ritardi procedurali.
E mentre l'amministrazione Biden, prima delle elezioni presidenziali, ha annunciato - e non ritirati da Trump - una nuova tranche di aiuti militari pari a circa 500 milioni di dollari - parte di un totale di 175 miliardi di dollari dall'invasione del 2022 - c'è stato un calo del sostegno al mantenimento dei livelli di aiuti materiali all'Ucraina tra i repubblicani al Congresso. In definitiva, è probabile che non ci sarà un accordo di pace in tempi brevi , poiché a Trump non importa molto dell'Ucraina ed egli deve ancora acquisire numerosi dati ed aspetti decisionali relativi alla politica estera USA.
Sembra più che Trump si preoccupi maggiormente di impressionare Putin (o di essere visto come un mediatore fondamentale) che di sostenere la sovranità dell'Ucraina. Il suo vicepresidente, JD Vance, è stato più diretto a tale riguardo, affermando: "Devo essere onesto, non mi interessa davvero cosa accadrà all'Ucraina in un modo o nell'altro". Questa visione al netto dell’effetto psicologico potrebbe avere un effetto devastante sulla volontà e l'impegno a negoziare per davvero.
Secondo le valutazioni degli analisti di geopolitica e geostrategia, senza il consistente aiuto degli Stati Uniti l'Ucraina perderà la guerra difensiva entro i prossimi 12-18 mesi. Tuttavia, per ogni due Km quadrati guadagnati dalla Russia, le perdite assommerebbero finora a circa 40 uomini, un prezzo ancora molto grave da pagare.
Dunque, le prime dichiarazioni secondo le quali Trump avrebbe risolto la crisi ucraina in 24 ore sono risultate solo fanfaronate elettorali, che dimostravano la scarsa comprensione della natura irrisolvibile del conflitto russo-ucraino e delle sfide legate alla creazione di una nuova amministrazione a Washington.
Qualche settimana fa, Trump ha dichiarato che parte del suo piano "è una sorpresa", laddove l'elemento sorpresa non è limitato solo al pubblico e senza avere mai chiarito in che cosa questa consista. Forse neanche Trump possiede attualmente una chiara idea di quale condotta seguire in relazione alle sue prossime mosse allorché si tratterà di porre fine concretamente a questo conflitto.
E se questo elemento insieme alla paventata “sorpresa” potrebbe giocare un ruolo fondamentale nella effettiva e duratura risoluzione del conflitto.
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