L’era Trump 2.0 è iniziata e non solo per gli Stati Uniti, ma tutti i paesi del mondo – chi positivamente, chi negativamente – ne risentiranno.
I paesi dell’ASEAN, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, che nel corso del XX secolo hanno avuto un rapporto di tira e molla con gli USA, guardano con attenzione ai propositi e alle decisioni prese dal neo-Presidente già nelle prime ore del suo incarico.
Gli Stati Uniti si sono spesso intromessi, infatti, plasmando il funzionamento e la struttura di quest’organizzazione volta a rafforzare la cooperazione, la sicurezza e l’economia regionale: si può notare questo atteggiamento statunitense a partire dal TAC - Trattato di Amicizia e Cooperazione – che, con l’inserirsi di figure come (tra gli altri) la Russia, la Cina, l’UE e gli USA stessi tra i firmatari, da promotore di risoluzione pacifica dei conflitti è evoluto in uno strumento diplomatico di portata globale.
Il Giappone, uno dei paesi parte dell’ASEAN, nel corso della storia si è spesso posto sotto la protezione dell’ala USA; nonostante ciò, negli ultimi decenni grazie, soprattutto, alle varie amministrazioni Abe che hanno promosso una reinterpretazione delle leggi sull’uso della forza previste dalla Costituzione del paese, il Giappone ha reinventato poco a poco le proprie policies e concezioni di sicurezza rendendole più solide e autonome dagli USA di cui sentiva di non potersi più fidare ciecamente.
Il timore di essere manipolati e influenzati da potenze esterne quali gli USA si diffuse nell’intera associazione ASEAN in materia di cooperazione economica, in particolare in seguito all’organizzazione del forum interregionale a guida statunitense APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation). Recentemente, i paesi BRICS hanno espresso l’ambizione di creare un ordine internazionale alternativo a quello attuale liberale partendo proprio dal distacco dagli USA tramite la dedollarizzazione: l’Indonesia - paese parte sia dell’ASEAN che dei BRICS -, la Thailandia e la Malesia – paesi ASEAN e aspiranti BRICS – hanno accolto con entusiasmo questa prospettiva.
L’atteggiamento riluttante nei confronti degli USA è stato alimentato dall’atteggiamento di indifferenza ed opportunismo di quest’ultimi di fronte alle economie dell’ASEAN in difficoltà, dimostrando che l’amicizia USA-ASEAN è spesso stata “di convenienza”.
In quest’era Trump 2.0 gli ASEAN sono preoccupati ripensando a quanto accaduto nell’era Trump 1.0: l’atteggiamento di disinteresse nei confronti del multilateralismo da parte degli USA e il loro ritiro dalla Trans-Pacific Partnership furono mosse deludenti per gli ASEAN che speravano in un ravvicinamento intelligente con il paese nordamericano. Nonostante ciò, gli ASEAN ebbero comunque modo di trarre qualche vantaggio da quell’era grazie alla guerra commerciale USA-Cina che spinse quest’ultima a trasferire alcuni dei propri sistemi produttivi nei paesi dell’Associazione per evitare i dazi sulle importazioni cinesi nel mercato USA, mossa che rinforzò gli scambi commerciali USA-ASEAN.
Ora, nonostante molti paesi ASEAN sperino in un ricongiungimento pacifico con gli USA, dovranno prepararsi con disillusione a un allontanamento del paese a stelle e strisce con il probabile abbandono dell’Indo-Pacific Economic Framework e l’interruzione di accordi bilaterali con i paesi ASEAN considerati doppiogiochisti perché intenti a promuovere le esportazioni cinesi nel mercato USA.
Ci sono, comunque, paesi come l’India che vedono il ritorno di Trump come un’opportunità per promuovere i propri interessi considerato l’approccio deciso del neo-Presidente nei confronti della Cina: Modi, infatti, vorrebbe sfruttare la situazione per rafforzare partnerships strategiche con gli Stati Uniti in ambito tecnologico, delle infrastrutture e della difesa.
I paesi dell’ASEAN si trovano spesso schiacciati tra i muscoli delle due grandi potenze, Cina e USA, che spesso giocano a “braccio di ferro” nella regione: affidarsi agli uni o all’altra per assicurarsi un margine di sicurezza e protezione è quindi una tappa obbligata, ma scegliere a chi dei due affidarsi è una mossa delicata che in entrambi i casi porta conseguenze.
Se si pensa che l’obiettivo della creazione dell’ASEAN era garantire la sicurezza contro l’influenza sovietica e contenere l’espansione del comunismo nella regione, si è fatta molta strada ora che la priorità dei paesi dell’associazione è cercare di destreggiarsi nell’ingarbugliata relazione con USA e Cina.
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L'Autore
Chiara Croci
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