Pena di morte: numeri preoccupanti e violazioni dei diritti umani

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  Laura Rodriguez
  10 June 2023
  6 minutes, 45 seconds

Sono 883 le persone giustiziate nel corso del 2022, una cifra che segna un aumento del 53% rispetto agli ultimi dati del 2021. Si tratta del più alto numero di esecuzioni giudiziarie che si sia registrato a livello globale negli ultimi cinque anni e la cosa più preoccupante è che nei calcoli fatti da Amnesty International mancano i dati di alcuni Paesi, così che le vittime potrebbero in realtà essere molte di più.

Il report

Quasi 900 persone fatte fuori, 81 di loro in un solo giorno in Arabia Saudita, sembra tutto un film dell'orrore e invece è una triste realtà. Le uccisioni ordinate dai poteri statali hanno raggiunto il loro record storico dal 2017, con i più noti boia del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale che hanno compiuto una serie di massacri violando il diritto internazionale e rivelando un insensibile disprezzo per la vita umana. A darne notizia è stata l'organizzazione non governativa Amnesty International nella sua revisione annuale sulla pena di morte pubblicata il 16 maggio 2023.

I numeri hanno rivelato un totale pari a 883 persone giustiziate in 20 Paesi, con un aumento di oltre il 50% rispetto al 2021. Questo picco di esecuzioni, che non include le migliaia che si ritiene siano state eseguite in Cina lo scorso anno, è stato guidato dai Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, dove le cifre registrate sono passate da 520 nel 2021 a 825 nel 2022.

Il numero di persone private della vita è aumentato in maniera drammatica in tutta la regione, con uccisioni sempre più frequenti, giustificate da diverse "necessità". Ne è un esempio quanto successo di recente in Iran dove, nel disperato tentativo di porre fine alla rivolta popolare, diversi civili sono stati uccisi semplicemente per aver esercitato il loro diritto di protesta.

I tre maggiori carnefici (oltre alla Cina)

Come ha sottolineato Agnès Callamard, Segretario generale di Amnesty International, è inquietante notare che il 90% delle esecuzioni note al di fuori della Cina sono imputabili a soli tre Paesi: Iran, Egitto e Arabia Saudita. Le uccisioni ordinate dal governo in Iran sono passate da 314 nel 2021 a 576 nel 2022. Secondo il rapporto della Ong, qui almeno cinque minori sarebbero stati uccisi per impiccagione o lapidazione. Il Codice penale iraniano è molto chiaro e non lascia dubbi di interpretazione: tutti i maschi sopra i 15 anni e tutte le femmine sopra i 9 sono passabili di condanna a morte.

In Arabia Saudita, le cifre sono invece triplicate, passando da 65 nel 2021 a 196 nel 2022 (il maggior incremento segnalato da Amnesty negli ultimi 30 anni). Questo inasprimento della giustizia è coinciso con una prolungata repressione del dissenso che ha interessato tutto il regno autoritario di re Salman e del principe ereditario, Mohammed bin Salman, saliti al potere nel 2015. Dalla presa del trono, le esecuzioni nel Paese hanno registrato una crescita pari all’82%.

Quanto all'Egitto, pur rimanendo uno dei maggiori carnefici, è stato l'unico a far registrare un calo, con 24 persone giustiziate rispetto alle 83 del 2021.

Sebbene questi numeri basterebbero già per comprendere la gravità e la rilevanza della situazione, i dati raccolti da Amnesty non includono tutte quelle "morti silenziose" avvenute in Paesi come la Cina, la Corea del Nord o il Vietnam, dove l'uso della pena di morte è rimasto avvolto nella segretezza e di cui è ancora difficile raccoglierne traccia. È ormai ben noto che si tratta di attori internazionali che ricorrono di frequente alle esecuzioni e il che significa che la vera cifra globale riportata dalla Ong sarebbe molto più alta di quella citata in apertura.

In merito alla Cina, nonostante non si conosca il numero preciso delle persone uccise, è certo che il colosso asiatico sia rimasto il più prolifico esecutore al mondo, seguito a ruota da Iran, Arabia Saudita, Egitto e Stati Uniti. Anche in America, pur non essendo così rilevante come negli altri Paesi orientali, si è verificato un aumento: 18 individui condannati a morte rispetto agli 11 dell'anno prima.

Secondo il resoconto annuale, ci sono inoltre cinque Paesi che, pur avendo limitato la pratica o addirittura pur avendola eliminata quasi del tutto negli anni passati, hanno ripreso le esecuzioni nel corso del 2022. Si tratta di Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Stato di Palestina e Singapore.

I reati

Da quanto si evince dall'analisi di Amnesty, il numero di persone giustiziate per reati legati alla droga è più che raddoppiato nel 2022 rispetto al precedente report annuale. Tra le tante motivazioni che possono essere addotte per giustificare il ricorso alla pena di morte, quest'ultima segna una chiara violazione della legge internazionale sui diritti umani, secondo la quale si dovrebbe ricorrere alla sentenza capitale solo per i "crimini più gravi", vale a dire quelli che comportano un'uccisione intenzionale.

Le uccisioni legate al traffico di stupefacenti sono state perlopiù registrate in Cina, Arabia Saudita (dove ammontano a 57), Iran (255) e Singapore (11) e costituiscono il 37% delle esecuzioni totali registrate a livello globale dall'organizzazione. Non compare il Vietnam in questa lista di Paesi, poiché le cifre riguardo a questa tipologia di reati che vengono puniti con la pena di morte continuano a rimanere un segreto di Stato.

In maniera simile a quanto accade quando si parla di altre violazioni dei diritti umani, anche nel caso della pena capitale le vittime sono spesso persone che provengono da ambienti più svantaggiati, le quali si vedono colpite in modo sproporzionato da una punizione che appare sempre più insensibile e ingiustificata. A tal proposito, Agnès Callamard ha voluto sollecitare i governi e le Nazioni Unite affinché aumentino la pressione sui responsabili di queste palesi violazioni dei diritti umani e garantiscano l'introduzione di misure di salvaguardia a livello internazionale.

C'è però un barlume di speranza

In questo scenario alquanto desolante, si vede una piccola luce in fondo al tunnel. Sono sei i Paesi che, nel tentativo di garantire la salvaguardia dei diritti umani, hanno deciso di abolire la pena di morte in toto o solamente in parte. Kazakistan, Papua Nuova Guinea, Sierra Leone e Repubblica Centrafricana hanno scongiurato le esecuzioni per qualsiasi tipo di reato, mentre la Guinea Equatoriale e lo Zambia si sono limitati a farlo solo nei casi legati a reati ordinari.

Guardando alla situazione generale nel mondo, i dati riportati da Amnesty hanno rivelato che a dicembre 2022 erano 112 i Paesi che avevano abolito la pena di morte per tutti i crimini e nove quelli che l'avevano fatto solo per i reati ordinari.

Lo slancio positivo è proseguito poi con l'adozione da parte della Liberia e del Ghana di misure legislative volte ad eliminare definitivamente la pratica, mentre le autorità dello Sri Lanka e delle Maldive hanno dichiarato che non ricorreranno all'esecuzione delle sentenze capitali. All'interno di questo sforzo comune, anche il Parlamento malese ha presentato proposte di legge volte ad imporre il divieto di pena di morte nel Paese.

Proprio commentando questa scia di iniziative positive, Callamard è stata molto critica nei confronti di quegli Stati che sembrano essere rimasti fermi nella storia, sottolineando che la Cina, in primis, ma anche altri come la Corea del Nord o il Vietnam, "dovrebbero urgentemente mettersi al passo con i tempi, proteggere i diritti umani ed eseguire la giustizia piuttosto che le persone".

Nonostante dei primi (piccoli) passi avanti, i dati raccolti dalle Nazioni Unite contano già almeno 209 vittime solamente in Iran, con una media di 10 morti a settimana. Il governo di Teheran si sta rivelando a tutti gli effetti il "massimo esecutore al mondo", ha dichiarato Volker Türk, a capo della sezione Diritti umani all’Onu.

Le fonti utilizzate per la stesura dell’articolo sono consultabili ai seguenti link:

https://d21zrvtkxtd6ae.cloudfront.net/public/uploads/2023/05/Rapporto-pena-di-morte-2022_web.pdf

https://www.amnesty.org/en/latest/news/2023/05/death-penalty-2022-executions-skyrocket/

https://www.today.it/mondo/record-pena-morte-mondo.html

https://www.geopop.it/quali-pa...

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Diritti Umani

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Death penalty Cina diritto alla vita persone giustiziate