I “nemici” di Mosca: alleanze del Cremlino contro Europa e Occidente

Colpi e contraccolpi economici di una guerra geopolitica imperiale

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  Giuliana Băruș
  11 maggio 2024
  5 minuti, 7 secondi

In reazione al sequestro di 300 miliardi di asset russi in Europa, da utilizzare per finanziare gli aiuti occidentali all’Ucraina, Mosca ha risposto prontamente: con la nazionalizzazione di Ariston e della tedesca Bosch, già firmata dal presidente russo.

La risposta di Mosca all'ipotesi della Casa Bianca di smobilitare gli interessi generati dagli asset russi sotto sequestro in Europa (stimati in circa 3 miliardi nel solo 2024) non si è fatta attendere. E così il 26 aprile, Vladimir Putin ha firmato l'esproprio (di nostalgico stampo sovietico) delle filiali russe di Ariston e della tedesca Bosch, temporaneamente trasferite al gruppo statale Gazprom. Una nazionalizzazione coatta che rientra nella strategia di Mosca per contrastare le sanzioni internazionali dopo l’inizio dell'invasione russa in Ucraina: dal 24 febbraio 2022 a oggi, sono oltre 180 le imprese passate sotto il controllo diretto del Cremlino.

Di fronte alla prospettiva di altri espropri forzati di imprese straniere ancora in territorio russo, i leader delle sette economie globali riuniti in sede di G7 a presidenza italiana – hanno scelto la cautela: il summit starebbe ora infatti valutando misure alternative per ricavare i fondi da inviare a Kyiv, al fine di sostenerne sia lo sforzo bellico, sia la ricostruzione post-conflitto. Questo per il timore di possibili, e altamente probabili, ritorsioni da parte del Cremlino.

Nel frattempo però a Bruxelles, tra i Rappresentanti Permanenti dei 27 Stati membri UE, è stato raggiunto un preliminare accordo di principiosui profitti ricavabili dai beni finanziari degli oligarchi russi: il 90% dei fondi verrà infatti utilizzato per gli aiuti militari da destinare al sostegno di Kyiv, con il restante 10% diretto invece a finanziare progetti umanitari in Ucraina. Con la speranza di un'approvazione finale entro la fine di giugno: dal primo luglio la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea sarà assunta dall’Ungheria, il Paese europeo più filorusso, e perciò ostile a nuovi aiuti all’esercito ucraino, già da mesi in estrema difficoltà nel contenere l’avanzata russa a est, dopo il fallimento della controffensiva dell'estate scorsa.

L'accordo di compromesso raggiunto in sede europea riguarderà esclusivamente gli interessi maturati dai conti correnti bloccati (e non anche gli stessi conti correnti, come voluto invece dagli Stati Uniti che da mesi ne chiedono la definitiva confisca). In verità, sulla legalità della confisca dei beni russi congelati nelle Banche europee, lo scetticismo non è mai mancato: “passare dal congelamento degli asset, alla loro confisca e al conseguente smaltimento potrebbe comportare il rischio di rompere l’ordine internazionale che si vuole invece proteggere” oltre a danneggiare la credibilità finanziaria di alcuni Stati dell’Unione. E questo segnerebbe un precedente forse troppo pericoloso per l'Occidente da accettare: in un sistema legale internazionale privo di una forza di polizia o di un'equivalente autorità capace di garantire l'esecuzione della giustizia – l'equilibrio si basa davvero unicamente sul reciproco rispetto dei principi del diritto internazionale da parte di tutti i suoi attori fondamentali. Equilibri(sm)o labile e assai imperfetto.


Ordine mondiale in evoluzione

Dopo due anni resta costante nella società russa il sostegno per l'invasione dell'Ucraina. Sostegno rafforzato dall'ulteriore allontanamento della Russia dall'Occidente. Impegnata in una guerra per la sopravvivenza della propria gloria e retorica, Mosca punta su natalità e pedagogia imperiale.

Ma non sono solo i pericoli insiti nella propaganda moscovita a insidiare i governi occidentali. Agenzie di intelligence europee avvertono infatti dell'aumentato rischio di atti di sabotaggio in Europa preparati da Mosca. Negli ultimi anni, agenti del Cremlino hanno già lanciato attacchi sporadici sul continente; adesso però, aumentano le prove di uno sforzo più aggressivo e concertato, con un elevato potenziale di danno a siti militari e logistici (come dimostra il recente arresto di due cittadini russo-tedeschi in Baviera, con l'accusa di aver complottato per attaccare punti strategici in Germania per conto della Russia).

Mosca utilizza inoltre Belgrado per penetrare il continente europeo, puntando sul panslavismo dei serbi. Qui, nei Balcani occidentali, è soprattutto il suo soft power sulla Serbia che si rifiuta di applicare le sanzioni , piuttosto che la potenza militare russa, a preoccupare le cancellerie europee. Nei prossimi anni, l'inquilino del Cremlino vorrà tenersi stretto il fedele alleato serbo, da usare come cavallo di Troia per infiammare la polveriera balcanica.

E la retorica antioccidentale del Cremlino sta conquistando anche l'Africa. Mosca è già, direttamente o indirettamente, padrona della fascia saheliana, e ora sta puntando al Senegal in chiave antifrancese:

la Russia, ovunque può, mira a destabilizzare il fragile ordine mondiale. Un ordine sempre più in bilico tra le grandi potenze del pianeta, in lotta imperiale ed esistenziale fra loro.



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L'Autore

Giuliana Băruș

Studi in Giurisprudenza e Diritto Internazionale a Trieste.
Oltre che di Diritto (e di diritti), appassionata di geopolitica, giornalismo – quello lento, narrativo, che racconta storie ed esplora mondi fotoreportage, musica underground e cinema indipendente.

Da sempre “permanently dislocated un voyageur sur la terreabita i confini, fisici e metaforici, quelle patrie elettive di chi si sente a casa solo nell'intersezionalità di sovrapposizioni identitarie: la realtà in divenire si vede meglio agli estremi che dal centro. Viaggiare per scrivere soprattutto di migrazioni, conflitti e diritti e scrivere per viaggiare, alla ricerca di geografie interiori per esplorarne l’ambiguità e i punti d’ombra creati dalla luce.

Nel 2023, ha viaggiato e vissuto in quattro paesi diversi: Romania, sua terra d'origine, Albania, Georgia e Turchia.
Affascinata, quindi, dallo spazio post-sovietico dell'Europa centro-orientale; dalla cultura millenaria del Mediterraneo; e dalle sfaccettate complessità del Medio Oriente.

In Mondo Internazionale Post è autrice per la sezione Organizzazioni Internazionali”.

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