Lo scorso 30 maggio, circa trenta Paesi si sono uniti alla Cina per firmare la Convenzione istitutiva dell’Organizzazione Internazionale per la Mediazione (OIMed), che avrà sede ad Hong Kong e dovrebbe diventare pienamente operativa entro la fine dell’anno. Spicca la totale assenza dei Paesi occidentali tra i Paesi firmatari, mentre la presenza di numerosi stati del Sud globale riflette l’influenza che Pechino esercita su questi Paesi, tra cui Pakistan, Indonesia, Cuba e Bielorussia. Ad ogni modo, la nuova organizzazione si propone come un meccanismo complementare rispetto a quelli già esistenti, quali la Corte Internazionale di Giustizia e la Corte Permanente di Arbitrato dell’Aia, e si baserà sulle disposizioni della Carta delle Nazioni Unite. Sebbene l’OIMed si dichiari formalmente conforme al sistema delle Nazioni Unite, va sottolineato che l’ONU non ha avuto alcun ruolo nella sua creazione.
L’OIMed si configura come un’organizzazione internazionale intergovernativa, basata sulla risoluzione volontaria — e dunque non vincolante — di controversie internazionali di natura politica ed economica tramite mediazione legale. L’organizzazione tratterà tre tipologie di casi: dispute tra Stati, controversie in materia di investimenti internazionali e dispute commerciali transnazionali. La prevalenza di casi a carattere economico delinea con chiarezza il profilo operativo dell’organizzazione, che appare particolarmente funzionale agli interessi cinesi, soprattutto in relazione alla gestione delle controversie che potrebbero sorgere nel quadro della Belt and Road Initiative (BRI).
Nel giustificare la creazione di una nuova organizzazione internazionale, la Cina ha evidenziato l’insufficiente rappresentanza del Sud globale all’interno dell’attuale sistema giuridico internazionale. L’OIMed si configurerebbe, quindi, come il contributo dei Paesi emergenti ad esso. Secondo i media ufficiali cinesi, l’istituzione dell’organizzazione dimostrerebbe l’impegno di Pechino a favore di un ordine internazionale fondato sul diritto e il dialogo, contrapposto alla logica a somma zero che, a loro avviso, caratterizzerebbe l’approccio occidentale. In questa prospettiva, la mediazione legale promossa dall’OIMed rappresenterebbe un passo verso un ordine internazionale caratterizzato da maggiore flessibilità, armonia e cooperazione.
La creazione dell’OIMed si inserisce nel più ampio tentativo della leadership cinese di promuovere una riforma della governance globale, una direttrice che ha segnato l’intera presidenza di Xi Jinping. L’organizzazione si affianca così ad altre iniziative promosse da Pechino con finalità analoghe, sebbene dalla maggiore portata mediatica, come la BRI e la Asian Infrastructure Investment Bank.
Queste iniziative nel loro complesso sollevano interrogativi sulle fondamenta normative dell’ordine liberale, senza tuttavia metterne in discussione l’esistenza. L’OIMed, infatti, non si pone in esplicita contrapposizione ai principi liberali, al contrario, i leader cinesi ne evidenziano la piena conformità al sistema delle Nazioni Unite. Questo processo di contestazione si inserisce in un clima diffuso di insoddisfazione, condiviso da molti Paesi al di fuori della Cina, nei confronti dell’ordine globale esistente. La Cina intende sfruttare queste criticità per promuovere una riorganizzazione dell’ordine internazionale che favorisca i suoi interessi. Attraverso organizzazioni come l’OIMed e altre iniziative analoghe, Pechino non si limita a incentivare la cooperazione, ma persegue anche un obiettivo più ampio: socializzare i Paesi partner al proprio modello di governance, diffondendo progressivamente norme e pratiche ispirate alla sua visione dell’ordine internazionale.
Questo processo di socializzazione si traduce in una crescente convergenza politica dei suddetti Paesi con Pechino, visibile ad esempio nei voti espressi dai Paesi del Sud globale in sede ONU, spesso allineati con le posizioni della Repubblica Popolare. In altri termini, il rafforzamento degli strumenti multilaterali promossi da Pechino — dall’OIMed alla BRI, passando per BRICS+ e le piattaforme di cooperazione regionale — non solo contribuisce a consolidare la sua presenza economica, ma aumenta anche la sua legittimità e credibilità a livello internazionale, in particolare tra i Paesi emergenti. In questo contesto, la Cina si presenta come un partner privilegiato per molte economie in via di sviluppo e ciò le consente di favorire la penetrazione delle proprie imprese nei mercati locali in crescita, accrescendo ulteriormente la sua influenza e rafforzando al contempo la diffusione del proprio modello di governance globale. Ciò che colpisce dell’impegno della Cina all’interno delle organizzazioni internazionali e meccanismi minilaterali, di cui è promotrice, è che si tratta sistematicamente di contesti da cui gli Stati Uniti sono esclusi. Questo permette a Pechino di orientarne l’agenda in modo autonomo, perseguendo i propri interessi senza subire pressioni dirette da Washington.
In conclusione, sebbene la creazione dell’OIMed difficilmente avrà un impatto paragonabile a quello di iniziative come la BRI o la AIIB, e resti da valutare il suo effettivo impatto sul sistema legale internazionale, è comunque importante apprezzarne il valore come parte di un più ampio fenomeno di contro istituzionalizzazione promosso dalla Cina, che sfida l’ordine internazionale vigente in specifici ambiti. Particolarmente significativo è il modo in cui la Cina legittima questa strategia: facendo leva sulla retorica della limitata rappresentanza in sede internazionale del Sud globale. Si presenta dunque come portavoce e difensore degli interessi dei Paesi in via di sviluppo che si sentono trascurati o insoddisfatti dall’attuale sistema internazionale. In questo modo, Pechino non solo si propone come alternativa all’ordine esistente, ma attribuisce alle proprie iniziative un valore normativo positivo, dipingendole come risposte necessarie e giuste alle esigenze di una larga parte del mondo che reclama maggior equità e rappresentanza. Questo contribuisce a creare consenso e legittimità attorno alla sua visione, distinguendola nettamente dallo status quo percepito come inadeguato.
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L'Autore
Francesco Oppia
Autore di Mondo Internazionale Post
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Organizzazione Internazionale per la Mediazione controversie internazionali riforma della governance globale processo di socializzazione contro istituzionalizzazione Cina Sud Globale