La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti sta mettendo in discussione catene di valore e di produzione globali, portando sempre più attività multinazionali non solo a dover alzare i prezzi di vendita dei loro prodotti, ma soprattutto a dover delocalizzare le proprie attività. Specialmente le multinazionali americane con stabilimenti produttivi in Cina, in particolare, dopo l’introduzione dei super dazi trumpiani su tutti i loro prodotti manifatturieri provenienti dalla Paese del Dragone, si sono messe all’opera per cercare altri terreni fertili su cui poter stabilire la loro produzione a costi inferiori.
In questo contesto, l’India viene vista come una valida alternativa alla Cina per la delocalizzazione delle produzioni delle grandi multinazionali, statunitensi e mondiali. Il Paese, infatti, per quanto riguarda soprattutto il settore IT, può porsi come una valida alternativa alla Cina, con uno stabilimento delle produzioni nel Paese, che vanta una comprovata expertise e competitività anche in potenziali settori quali lo sviluppo di software e il supporto all'intelligenza artificiale.
Tra le multinazionali americane colpite dai dazi cinesi e in cerca di una possibile alternativa produttiva in Cina troviamo anche Apple. Il colosso di Cupertino, precedentemente all’entrata in vigore dei dazi, aveva già organizzato il trasferimento di cinque voli cargo carichi di iPhone e altri dispositivi dagli stabilimenti in India e Cina verso gli Stati Uniti.
Questa imponente operazione logistica, svolta nell’arco di tre giorni alla fine di marzo, era stata pensata per assicurare una disponibilità di scorte sufficiente a mantenere stabili i prezzi al dettaglio nel breve termine. Tuttavia, si trattava di una misura temporanea e chiaramente non sostenibile nel lungo periodo.
Osservando il lungo periodo infatti, Apple, come riportato dal Financial Times, sta progettando di spostare proprio in India l’assemblaggio di tutti gli Iphone destinati al mercato americano, attualmente assemblati in Cina.
Infatti, il gigante di Cupertino produce e assembla in Cina l'80% dei 60 milioni di iPhone venduti negli Stati Uniti. A causa dell’imposizione dei dazi al 145% sulle merci importate negli Stati Uniti, Iphone compresi, dunque, rivolgersi all’India come Paese sostituto per produzione e assemblaggio, aiuterebbe a mitigare i costi.
Secondo l'agenzia di stampa Reuters, Apple, starebbe discutendo con i produttori con cui lavora in India, tra cui Foxconn e Tata Group, per poter delocalizzare nel Paese la produzione e l’assemblaggio degli smartphone.
Infatti, nonostante gli USA abbiano imposto dazi anche all’India, con tariffe reciproche del 26%, queste al momento rimangono sospese per 90 giorni. Al momento, quindi, per le merci importate negli Stati Uniti dall’India rimangono in vigore solo le tariffe universali del 10%, di gran lunga inferiori a quelle imposte ai prodotti di origine cinese. L’india, inoltre sta negoziando un accordo commerciale bilaterale con gli USA, portando un segnale di fiducia per il futuro del commercio bilaterale tra i due Paesi.
Anche il Primo Ministro indiano guarda con favore agli sviluppi industriali e all’interesse mostrato dalle multinazionali statunitensi nel Paese. Per incentivare ulteriormente la creazione di nuovi impianti produttivi, all’inizio dell’anno il governo ha abolito i dazi su alcuni componenti utilizzati nella fabbricazione di telefoni cellulari, un chiaro segnale di apertura e fiducia verso aziende come Apple.
Tuttavia, la produzione di IPhone in India è più costosa del 5-8% rispetto alla Cina e anche i piani di Apple spostare completamente in India l'assemblaggio dei telefoni statunitensi potrebbero costare all'azienda 30-40 miliardi di dollari.
Il passaggio di produzione dalla Cina all’India, dunque benché fattibile e vantaggioso, non sarà esente da ingenti costi per l’azienda, né di aumenti di prezzi dei prodotti destinati al mercato del consumo, con i consumatori che dovranno rassegnarsi in ogni caso ad un probabile aumento di prezzi dei loro amati dispositivi con la mela.
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L'Autore
Elisa Modonutti
Studentessa di Scienze internazionali e diplomatiche, amante della lettura, dei viaggi e con una curiosità innata di scoprire il mondo che ci circonda
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