A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS
Mentre il mondo affronta una recessione democratica, molte delle spiegazioni più comuni falliscono. Tuttavia, una disamina più attenta delle motivazioni e dei metodi utilizzati dai sempre più numerosi leader nazionali antidemocratici rivela preziose e più precise intuizioni sui diversi tipi di regressione politica e su come i più affermati attori della politica internazionale dovrebbero rispondere. Negli ultimi due decenni, l'arretramento delle democrazie è diventato una tendenza determinante e urgente nella politica globale. Ma, nonostante l'ampia attenzione prestata al fenomeno, c'è sorprendentemente pochissimo consenso su tutto ciò e coloro che spesso lo stanno guidando.
Perché accadono questi avvenimenti…!?
Le spiegazioni più comuni offerte dagli analisti, che vanno dal ruolo della Russia e della Cina e delle tecnologie dirompenti all'ascesa del populismo, alla diffusione della polarizzazione politica e al fallimento delle democrazie, non sono più all'altezza se testate su un'ampia gamma di casi. Un resoconto più persuasivo del regresso si concentra sul ruolo centrale dei progetti e processi politici anti e contro-democratici guidati da leader autocratici e sulla varietà di meccanismi e motivazioni che questi comportano.
In questa sede si identificano e analizzano fondamentalmente tre tipi distinti di componenti politiche di segno regressivo: l’ostilità verso il liberalismo alimentato dal risentimento, l’autoritarismo dei governanti per lo più di stampo opportunistico e il revanscismo di interessi ostinati e non meno radicati. Nei casi di illiberalismo alimentato dal risentimento, una figura politica mobilita un risentimento, afferma che il risentimento viene perpetuato dal sistema politico esistente e pertanto sostiene assertivamente che è necessario smantellare le norme e le istituzioni democratiche per riparare i torti sottostanti. Gli autoritari opportunisti, al contrario, salgono al potere tramite istanze politiche convenzionali, ma in seguito si rivoltano contro la democrazia per amore della sopravvivenza politica del potere personale. In altri casi di deterioramento politico, gruppi di interesse radicati - generalmente si tratta di militari - che sono stati destituiti da una virtuosa transizione democratica utilizzano mezzi antidemocratici per riaffermare – anche con l’uso della violenza - le loro pretese di potere.
Sebbene le motivazioni e le tipologie di prassi politica differiscano a seconda degli sforzi in arretramento, una caratteristica comune tra loro è rappresentata dalla loro incessante attenzione a minare le strutture e funzioni delle controparti istituzionali, governative e non governative, progettate proprio per tenerle sotto diretto controllo. Mentre i sostenitori della democrazia internazionale continuano a perfezionare le loro strategie virtuose di risposta al regresso democratico, sono tenute a distinguere meglio tra i fattori di facilitazione e i settori chiave sui quali intervenire.
Un tale approccio possiede il vantaggio di esercitare una precisa attenzione alla natura dei piani antidemocratici guidati dai leader dittatoriali, identificando modalità adeguate alla creazione di azioni disincentivanti ma efficaci verso i leader che si allontanano e rafforzando allo stesso tempo le istituzioni compensative più determinanti e cruciali. Inoltre, dovrebbero approfondire la loro differenziazione delle strategie per tenere conto delle diverse motivazioni e metodi tra i tre suddetti principali modelli di regressione del sistema democratico. Solo in questo modo costruiranno la necessaria capacità analitica e di soluzioni pratiche per affrontare la formidabile sfida che presenta il regresso della democrazia.
Il dato schiacciante
Il regresso democratico costituisce un fatto eclatante sull’andamento della politica globale contemporanea. Il ritiro della democrazia in alcuni paesi e/o in più regioni ha costretto la pubblica opinione mondiale a fare i conti con nozioni e tendenze un tempo favorevoli sull'inevitabile diffusione della democrazia, il suo fascino intuitivo e il valore economico e di progresso sociale intrinseci ad essa. Poiché la linea di tendenza della recessione democratica globale è diventata più lunga e netta, i circoli e gli analisti politici hanno discusso il fenomeno cercando di venire a patti con tale nuova dura realtà di un mondo che ogni anno manifesta meno democrazia piuttosto che una sua maggiore diffusione.
Le componenti del regresso
Nonostante tutta questa attenzione, i motori dell’involuzione democratico rimangono ancora da conoscere nei loro dettagli e sfumature. Se si chiedesse a un gruppo ragionevolmente eterogeneo di responsabili politici o esperti di politica internazionale per quali motivi tanti paesi hanno recentemente compiuto passi indietro rispetto al sistema democratico, si otterrebbe sicuramente un'ampia gamma di risposte ed uno scarso consenso su conclusioni condivise. Alcuni punterebbero il dito contro Russia e Cina, sostenendo che il loro sostegno al sistema autocratico e gli sforzi per minare i governi democratici costituiscono un solido fattore decisivo.
Altri sottolineano il ruolo geopolitico e talvolta geostrategico della tecnologia, citando la miriade di modalità con le quali gli enormi sviluppi in campo digitale, dalla crescita esponenziale dei social media all'aumento di forme potenziate di sorveglianza sulla società, possono riuscire a destabilizzare l’assetto democratico. Altre volte ancora sono sottolineate le fonti interne del malcontento, evidenziando fattori socio economici importanti ai fini della serenità sociale come, ad esempio, la crescente disuguaglianza e la crescita economica a dir poco anemica. Anche l'ascesa del populismo e l'intensificarsi della polarizzazione politica, quando non la sua radicalizzazione, meriterebbero probabilmente il riconoscimento di non poche responsabilità.
I suddetti fattori e problematiche rivestono tutti uguale rilevanza. Tuttavia, quando vengono esaminati nell’ambito dell'intera gamma dei paesi in arretramento, tali dinamiche tendono a facilitare più le condizioni che i fattori chiave. Piuttosto che concentrarsi su spiegazioni strutturali generali, un resoconto più persuasivo deve concentrarsi sulle motivazioni e sui meccanismi distinti dei progetti politici antidemocratici guidati dai leader che sono al centro del regresso democratico globale.
Il panorama dell’arretramento democratico
Dopo l'ampia espansione della democrazia iniziata negli anni '80 e acquisito un ulteriore slancio dopo la fine della Guerra Fredda, i livelli globali di democrazia sono costantemente diminuiti dalla metà degli anni 2000. Al centro di questa recessione globale c'è il regresso democratico: processi di cambiamento politico in cui i paesi che godono di un certo livello di democrazia diventano significativamente meno democratici.
La recessione democratica include anche due fenomeni correlati:
• In primis, l'inasprimento del sistema autocratico in paesi che sono passati da una qualche forma di autoritarismo parziale o morbido a una forma più dura di autoritarismo (come in Bielorussia e Cambogia negli ultimi anni)
• In secundis, vengono i tremori democratici, laddove l'ascesa di forze illiberali in una democrazia provoca preoccupazione per la salute del sistema, ma non determina i cambiamenti sistemici necessari per eroderlo seriamente (come con l'ascesa dei partiti populisti di destra, in Germania e Svezia).
Per essere riconosciuto in una condizione di regresso democratico, un paese deve soddisfare almeno due condizioni: deve aver raggiunto un livello significativo di esercizio della democrazia e poi aver subito una significativa erosione delle istituzioni democratiche. Sebbene questi due criteri possano sembrare intuitivi, entrambi comportano inevitabilmente giudizi in buona parte soggettivi su ciò che costituisce sia un livello importante di democrazia che un'erosione politica significativa.
Per quanto riguarda il primo, si può adottare un approccio relativamente inclusivo, considerando che un paese ha raggiunto un livello significativo di democrazia quando almeno due importanti indici democratici hanno affermato e descritto il paese almeno come un autentico governo del popolo sotto il profilo della legittimità elettorale.
L’approccio attuale vede ventisette casi di arretramento democratico dall'inizio della recessione democratica globale iniziata nel 2005.
Esaminando questo elenco, emerge un aspetto cruciale del fenomeno del regresso. Il regresso ha avuto luogo quasi interamente nel Sud del mondo e nei paesi ex comunisti, tra cui l'ex Unione Sovietica, l'Europa centrale e orientale e l'ex Jugoslavia. La stragrande maggioranza di questi paesi si è liberalizzata durante la “terza ondata” della democrazia negli anni '80 e '90.
Nonostante le cupe narrazioni sull'arretramento democratico siano diventate un fenomeno mondiale, il suo impatto non è stato fortemente avvertito nelle democrazie dell'Europa occidentale, settentrionale o meridionale; Nord America; Asia orientale oppure Oceania. Sebbene alcuni paesi in queste regioni abbiano sperimentato vari scossoni democratici, solitamente legati all'ascesa di figure politiche e partiti della destra populista, non hanno subito regressi.
Questo netto divario tra dove si è verificato e dove non si è verificato, il regresso è raramente notato nelle discussioni sui problemi globali della democrazia. Invece, il quadro presentato è solitamente quello di un malessere democratico globale che affligge le democrazie un po’ ovunque.
È sicuramente vero che alcuni fenomeni politici associati a problematiche democratiche, come l'accresciuta alienazione dei cittadini dai partiti politici consolidati, si manifestano in ogni regione. Eppure, il vero regresso non c’è stato. In breve, il fenomeno del regresso delle libertà riguarda molto più il fallimento del consolidamento delle democrazie nuove o emergenti piuttosto che il deconsolidamento delle democrazie più “anziane” da lunga data.
Spiegazioni parziali
La rapida diffusione dell'arretramento democratico ha alimentato molte discussioni sui suoi decisori nazionali ed internazionali.
Qui, osservatori ed esperti hanno offerto un'ampia gamma di spiegazioni. Tuttavia, quando si cerca di applicarli all'intero spettro di coloro che si sono allontanati, ognuno fallisce, anche grandemente, in qualcosa.
Fattori esterni
Alcune delle spiegazioni più comuni del regresso democratico sottolineano fattori esterni che stanno sconvolgendo il sistema internazionale e la vita socio economica in tutto il mondo. Il fascino delle spiegazioni esterne è dato dalla loro portata mondiale, che fornisce una potenziale spiegazione del motivo per il quale il regresso è emerso in così tanti paesi più o meno contemporaneamente. Eppure, la ricerca di spiegazioni generali può portare a sopravvalutare l'importanza di questi fattori. In realtà, il regresso democratico è profondamente radicato in certi contesti locali, mentre fattori esterni, tra cui la rinascita di poteri autocratici come in Russia e Cina insieme alla diffusione di tecnologie dirompenti, tendono a contribuire alle dinamiche in alcuni paesi piuttosto che alle forze centrali che alimentano il regresso democratico globale.
È colpa della Russia e della Cina?
Alcuni analisti attribuiscono la colpa dei mali globali della democrazia all'insieme di potenti stati autoritari - in particolare Russia e Cina – entrambi attivi nell’esercitare un'influenza ostile alla democrazia ben oltre i propri confini. Da questo punto di vista, la democrazia e l'autocrazia sono bloccate in un contesto globale e la democrazia sta soffrendo di fronte alla determinazione della Russia, della Cina e di altre autocrazie tutte intese a minare la democrazia stessa.
Questi sforzi vanno dall'applicazione della forza militare e paramilitare agli incentivi economici e all'ingerenza elettorale. La situazione sia democratica che autocratica è in continua evoluzione e darà sicuramente luogo a nuove quanto future analisi e valutazioni che potrebbero vedere in breve tempo una risalita del rating del sistema democratico nel mondo.
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