L’accusa dell’ONU contro Pechino: “possibili crimini contro l’umanità”

  Articoli (Articles)
  Chiara Cecere
  11 September 2022
  4 minutes, 40 seconds

Secondo l’ultimo rapporto della Commissione per i Diritti Umani dell’ONU, la Cina è responsabile di “serie violazioni di diritti umani” per la detenzione degli uiguri e di altri musulmani nella regione dello Xinjiang.

Il rapporto dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) sulla Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang (XUAR), ha dichiarato che sono state commesse “gravi violazioni dei diritti umani” contro gli Uiguri e “altre comunità prevalentemente musulmane”. Il rapporto, pubblicato mercoledì 31 agosto 2022, dopo la visita dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, avvenuta a maggio, conferma che “le accuse di modelli di tortura o maltrattamento, tra cui trattamenti medici forzati e condizioni di detenzione avverse, sono credibili, così come le accuse di singoli episodi di violenza sessuale e di genere”. Il rapporto si è infatti basato sulla revisione del materiale documentale a disposizione dell’Ufficio, la cui validità è stata valutata secondo la metodologia standard dei diritti umani: sono state dunque tenute in considerazione leggi, politiche e dichiarazioni di governo. Inoltre, l’OHCHR ha avviato un dialogo con la Cina per tutto il processo, in cui ha richiesto informazioni e con cui ha avuto scambi a livello tecnico.

Pubblicato l’ultimo giorno del mandato quadriennale di Bachelet, il rapporto stabilisce che le violazioni sono avvenute nel contesto della volontà del governo cinese di voler attuare una strategia anti-estremismo, colpendo i terroristi della minoranza Uigura, tramite l’uso di campi di rieducazione, anche chiamati Centri di istruzione e formazione professionale (VETC). Il rapporto di 48 pagine di inchiesta però non fa riferimento ad atti di “genocidio” – accusa sostenuta dagli Stati Uniti – ed è arrivato dopo settimane di pressioni su Bachelet, pubblicato appunto a poche ore dalla scadenza del mandato.

Inoltre, nell’analisi complessiva della situazione, l’OHCHR ha dichiarato che la politica del governo della regione dello Xinjiang negli ultimi anni ha sviluppato dei “modelli interconnessi di restrizioni gravi e indebite su un’ampia gamma di diritti umani”. Dunque, nonostante il sistema dei campi VETC sia stato ridotto – o chiuso, le leggi e le politiche che lo sostengono rimangono in vigore, mantenendo vivo un contesto di ampia discriminazione contro gli Uiguri e altre minoranze. Le suddette leggi includono restrizioni di vasta portata, arbitrarie e discriminatorie, che hanno provveduto a separare le famiglie, interrompendo i contatti e producendo “modelli di intimidazioni e minacce” contro la parte di diaspora uigura che ha parlato e condannato le condizioni in patria.
Queste restrizioni sono state dichiarate arbitrarie e discriminatorie sui diritti umani e sulle libertà fondamentali, in violazione delle leggi e degli standard internazionali sulla libertà religiosa, diritto alla privacy e al movimento. Il governo cinese deve, secondo l’Ufficio, assicurare che tutte le leggi e le politiche siano conformi al diritto internazionale, ed è stato richiamato ad indagare sulle violazioni dei diritti umani, per assicurare la responsabilità dei colpevoli e fornire riparazioni alle vittime.

Nella valutazione finale del rapporto, l’OHCHR ha affermato duramente che la situazione delle detenzioni arbitrarie nei confronti degli Uiguri e di altre persone, nel contesto di “restrizioni e privazioni più in generale dei diritti fondamentali, goduti individualmente e collettivamente, possono costituire crimini internazionali, in particolare crimini contro l’umanità”.
Il rapporto invita dunque Pechino ad intraprendere una revisione legale completa delle sue politiche di sicurezza nazionale e antiterrorismo per renderle conformi al diritto internazionale in materia di diritti umani, nonché si richiede il rilascio di tutte le persone arbitrariamente imprigionate nelle XUAR – campi e centri di detenzione, e aiutare le famiglie a riunirsi stabilendo canali di comunicazione sicuri.

Alla richiesta di una rapida indagine governativa sulle accuse delle violazioni dei diritti umani nei campi di detenzione – accuse che comprendono: torture, violenze sessuali, maltrattamenti, trattamenti medici forzati, nonché lavori forzati e segnalazioni di morti in custodiala Cina ha replicato che le accuse di discriminazione politica sono senza fondamento. Inoltre, ribattendo alle accuse di soppressione delle minoranze etniche, il governo cinese ha dichiarato che le politiche di antiterrorismo e de-radicalizzazione della regione dello Xinjiang sono state condotte sulla base dello “stato di diritto”.
Sulla questione del sistema dei campi VETC, Pechino ha affermato che i centri “sono strutture di apprendimento istituite in conformità con la legge e destinate alla de-radicalizzazione” e non “campi di detenzione” – smentendo dunque le accuse di lavoro forzato.
Liu Yuyin, portavoce della missione permanente cinese ONU a Ginevra, invita la comunità internazionale ad essere imparziale sulla verità della campagna antiterrorismo dello Xinjiang, ma soprattutto di andare oltre le “motivazioni maligne delle forze anti-Cina negli Stati Uniti e in Occidente, che cercano di usare la situazione degli Uiguri in Xinjiang per contenere la Cina” – chiedendo che le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali indaghino sulle violazioni dei diritti umani causati dagli Stati Uniti e da altri paesi Occidentali, sia nel territorio nazionale che all’estero.

Nonostante le rivelazioni e le accuse fossero già emerse in altre inchieste internazionali, la pubblicazione del rapporto OHCHR è rilevante in quanto le accuse a Pechino portano il sigillo dell’ONU. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, alla luce del rapporto che sottolinea l’importanza dell’indipendenza dell’OHCHR, augura vivamente che il governo cinese accolga le raccomandazioni formulate nella valutazione; il Segretario dichiara che la Cina rimane un partner molto prezioso e auspica che questa cooperazione continui, sottolineando che è molto importante vedere la risposta cinese al rapporto dettagliato.

Share the post

L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

Tag

Cina Uiguri xinjiang OHCHR ONU