Le prospettive di Hezbollah

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  Redazione
  30 September 2024
  9 minutes, 13 seconds

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale Post

Gli Stati Uniti possono rafforzare la politica della moderazione in Medio Oriente. Nelle ultime settimane, un conflitto totale tra Israele e il gruppo militante libanese Hezbollah ha iniziato ad apparire sempre più probabile.

Ultimamente, il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha affermato che il paese potrebbe “usare mezzi militari” estesi al territorio libanese per reprimere le forze di Hezbollah e, ​​secondo i resoconti dei media locali, l’esercito israeliano ha elaborato piani operativi per l’effettuazione di un assalto di terra limitato per imporre una “zona cuscinetto” posta al confine settentrionale di Israele con il Libano.

Sia il ministro delle finanze di estrema destra di Israele, Bezalel Smotrich, sia il ministro della sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, hanno apertamente propugnato in parlamento (Knesset) un’ invasione del Libano. I leader e gli analisti esterni tendono a concentrarsi su Israele comel’attore le cui politiche provocano o possano evitare la guerra. Ma dato il successo limitato che Washington ha dimostrato nell’influenzare la strategia del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu nella guerra con Hamas nella Striscia di Gaza, coloro che cercano una via per la de-escalation devono esaminare più attentamente le valutazioni effettuate da Hezbollah.

L’organizzazione si trova di fronte a un dilemma che limita le sue scelte. Infatti, da un lato, deve primariamente ripristinare la sua capacità di esercitare un effetto deterrente verso Israele. Hezbollah ha perso buona parte di quella capacità nei mesi successivi all’attacco di Hamas del 7 ottobre: subito dopo l’offensiva, Hezbollah ha lanciato missili contro Israele in una limitata dimostrazione di sostegno ad Hamas, e Israele ha risposto con una campagna di attacchi personalizzati verso alcuni dirigenti di Hamas residenti in Libano, inclusa un’importante roccaforte dell’organizzazione sita nella periferia meridionale di Beirut.

Tuttavia, a causa della fragilità della politica interna del Libano, Hezbollah vuole nonostante tutto evitare un conflitto senza limiti con Israele. Un cessate il fuoco permanente tra Israele e Hamas probabilmente impedirebbe un’escalation in Libano: Hezbollah rimane impegnato a fermare le ostilità se Israele raggiungesse un accordo di cessate il fuoco con Hamas a Gaza. Che per il momento non c’è. E in mezzo alla lunga guerra lì e alle crescenti tensioni in Cisgiordania, Israele preferirebbe probabilmente una risoluzione diplomatica alle tensioni sul suo confine settentrionale.

Un inviato speciale degli Stati Uniti, Amos Hochstein, ha fatto una mezza dozzina di viaggi in Libano da ottobre per cercare di negoziare la fine del conflitto tra Hezbollah e Israele. Il suo piano di gioco è stato quello di chiedere a Hezbollah di fare pressione su Hamas affinché accettasse un cessate il fuoco per rompere la situazione di stallo nella regione.

Sebbene Hezbollah abbia pubblicamente negato di accettare la richiesta di Hochstein, la recente flessibilità di Hamas nei negoziati con Israele suggerisce che la sua proposta ha avuto un certo impatto. Ma è improbabile che un accordo di cessate il fuoco a Gaza arrivi prima che le tensioni al confine israelo-libanese aumentino ulteriormente. Hezbollah potrebbe accettare un accordo di cessate il fuoco prima di Hamas ed evitare un’invasione israeliana, ripristinando al contempo la normalità in Libano.

Ma non sarebbe una scelta facile.

Un accordo con Israele che ignorasse il destino dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania potrebbe porre fine molto temporaneamente alla violenza al confine israelo-libanese e agli attacchi di Israele in Libano, ma non impedirebbe certamente una riproposizione tra un anno o due. Inoltre, lo status di Hezbollah sia in Libano che nella regione più ampia si basa sul ruolo di primo piano che svolge nell’asse di resistenza sostenuto dall’Iran.

Inoltre, perderebbe credibilità nei confronti dei suoi alleati palestinesi e mediorientali, soprattutto perché il movimento Houthi, uno dei partner del Hezbollah, ha subito attacchi aerei israeliani in Yemen. E Israele vuole rompere proprio quell’alleanza. La credibilità non sarebbe l’unica perdita di Hezbollah in un simile accordo: un cessate il fuoco potrebbe evidenziare le vulnerabilità dell’organizzazione. Durante il suo conflitto con Israele, Hezbollah ha schierato nuove capacità tecniche , tra le quali l’utilizzo dei droni e missili di precisione e armi anticarro, per mettere in guardia Israele da una costosa invasione terrestre. Con la giusta pressione esercitata su di esso da attori esterni come l’inviato speciale degli Stati Uniti, il gruppo ha abbastanza influenza per innescare un conflitto regionale più ampio, o aiutare a evitarne uno.

La situazione rimane fluida

Nel corso di decenni di conflitto, Hezbollah e Israele hanno elaborato un complesso insieme di regole di ingaggio che hanno per la maggior parte impedito una guerra su vasta scala. Dal 1996 al 2000, il cosiddetto accordo di aprile tra Israele e il gruppo militante ha fornito una certa protezione ai libanesi stabilendo che qualsiasi attacco israeliano ai civili libanesi avrebbe spinto Hezbollah a bombardare le città nel nord di Israele.

Queste regole di ingaggio si sono temporaneamente interrotte nel 2006 dopo che Hezbollah ha rapito soldati israeliani per forzare il rilascio dei prigionieri libanesi in Israele. La guerra che ne è derivata ha lasciato almeno 1.100 libanesi e 165 israeliani, vittime delle ostilità.

Entro la metà del 2023, Hezbollah aveva trascorso anni a ricostruire le sue capacità di difesa e deterrenza. Aveva accumulato un arsenale di oltre 100.000 razzi. Un decennio di esperienza di combattimento nella guerra civile siriana (durante la quale il gruppo sostenne il regime di Bashar al-Assad) aveva rafforzato le sue unità di forze speciali.

L’organizzazione vantava nuove capacità aeree e navali e aveva stabilito un’alleanza regionale con gruppi iracheni, palestinesi, siriani e yemeniti per garantire una risposta coordinata se uno di loro fosse stato attaccato, rafforzando sostanzialmente la sua deterrenza contro Israele.

Con questa alleanza, e la relativa pace stabilita al confine tra Israele e Libano, Hassan Nasrallah, l’eloquente e carismatico leader di Hezbollah vittima di un potente bombardamento israeliano, era diventato il volto più affermato della rete iraniana nel Medio Oriente arabo.

L’organizzazione è cresciuta fino a diventare un attore decisivo regionale, intervenendo militarmente non solo in Siria ma anche in Iraq, dove ha fornito armi e forze speciali alle milizie sciite. Secondo quanto viene riportato dai media degli Emirati Arabi Uniti, sta anche supervisionando parte del budget e l’addestramento delle forze Houthi nello Yemen. Questi interventi hanno messo a dura prova le relazioni storicamente cordiali del Libano stese con altri governi arabi, ma sembrava che il vantaggio per Hezbollah valesse quel prezzo da pagare.

Dal 2019, Nasrallah ha costretto Israele a smettere di uccidere gli operativi di Hezbollah nelle sue operazioni siriane minacciando un assalto dal territorio libanese, riaccendendo essenzialmente le tensioni su quello che era stato un confine tranquillo.

Sebbene Hezbollah sia al di sotto dell’Iran nel cosiddetto asse della resistenza, Israele ha evitato di attaccare i membri di Hezbollah in Siria, anche se lì ha ucciso soldati iraniani, sottolineando la crescente influenza regionale del gruppo. Anche il Libano è diventato un quartier generale per gli incontri dell’asse della resistenza.

Equilibrio instabile

In seguito all’attacco di Hamas, Israele ha infranto le sue consuete regole di ingaggio con Hezbollah assassinando l’esponente Arouri nella periferia meridionale di Beirut, uccidendo quadri e combattenti di Hezbollah nei principali centri urbani del Libano meridionale e della valle della Bekaa nord-orientale e lanciando attacchi con aerei da caccia e droni senza pilota, arrivati ​​fino al nord-est del Libano.

Hezbollah non ha potuto immediatamente reagire con gli stessi mezzi a causa della sua posizione incerta in patria, dove i libanesi comuni affrontavano condizioni politiche e di vita sempre più difficili. Secondo le stime della Banca Mondiale, il tasso di povertà del Libano è più che triplicato dal 2012 al 2022. Il quarantaquattro percento della popolazione del paese vive ora in povertà. A partire dal 2019, l’economia libanese ha iniziato una spirale discendente ancora più drammatica, con il tasso di inflazione che ha raggiunto le quattro cifre e il PIL che si è contratto di oltre la metà.

L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha lasciato Hezbollah in trappola. Ma Hezbollah non può nemmeno rischiare di essere visto come troppo debole. I leader di Hamas hanno apertamente criticato Hezbollah per la natura limitata della sua partecipazione al conflitto scoppiato dopo il 7 ottobre, costringendo Nasrallah a dedicare parti dei suoi recenti discorsi al significato degli attacchi di Hezbollah su Israele. Per ripristinare la deterrenza e sollevare il morale dei suoi sostenitori, Hezbollah ha lanciato sciami di droni suicidi contro Israele, ha utilizzato missili terra-aria per abbattere droni israeliani nel Libano meridionale e ha completato due missioni di ricognizione aerea su Israele, raccogliendo filmati di potenziali obiettivi nel caso in cui iniziasse una guerra più sostanziale.

Queste operazioni hanno ripristinato un po’ di fiducia tra la base popolare dell’organizzazione. Ma mentre Israele continua a sfidare le regole di ingaggio di Hezbollah, ad esempio con i suoi recenti attacchi aerei nel Libano meridionale, l’organizzazione potrebbe sentirsi sotto pressione per espandere ulteriormente i suoi attacchi nel territorio israeliano.

Dal punto di vista di Hezbollah, la conclusione più favorevole alla guerra tra Israele e Hamas sarebbe la sopravvivenza di Hamas e la negoziazione di un accordo di cessate il fuoco duraturo. Una tale risoluzione preserverebbe l’asse della resistenza e potrebbe benissimo causare il crollo del governo di Netanyahu, attirando l’attenzione della politica israeliana verso l’interno. Ma è improbabile che Netanyahu e la sua coalizione vengano estromessi nel breve termine.

Il ritiro dignitoso

Se Israele dovesse organizzare un’operazione di terra contro Hezbollah per stabilire una zona cuscinetto e impedire ulteriori attacchi da parte del gruppo, il conflitto sarebbe quasi certamente allargato e prolungato.

Hezbollah, tuttavia, sa che una guerra su vasta scala con Israele metterebbe a repentaglio il suo futuro e il suo status regionale, come dimostrato dalla sua risposta moderata alle recenti provocazioni di Israele.

Un conflitto di quelle dimensioni potrebbe anche danneggiare ulteriormente la reputazione interna di Hezbollah perché il Libano sarebbe messo alle strette per la sua ricostruzione successiva.

Mentre i negoziati proseguono, la scommessa migliore di Hezbollah è quella di astenersi da azioni che provochino una guerra a tutti gli effetti con Israele. Quindi il gruppo continuerà probabilmente a scegliere moderazione e de-escalation, soprattutto perché le operazioni israeliane a Gaza diventano meno intense.

Hochstein e altri attori devono concentrarsi sulla limitazione degli attacchi israeliani ai centri urbani del Libano meridionale come Nabatiyah e Tiro, poiché gli attacchi a questi obiettivi richiederebbero molto probabilmente a Hezbollah di intensificare la sua risposta secondo modalità che in realtà non desidera.

Finora, la moderazione di Hezbollah ha impedito una guerra totale. Il calcolo dell’organizzazione è pragmatico, come è stato anche evidente nel suo sostegno dell’ottobre 2022 a un accordo di demarcazione marittima tra Israele e Libano.  Se si può evitare un conflitto militare totale nel breve termine, lo stesso tipo di sforzi di mediazione che hanno portato al patto marittimo potrebbe aprire un processo per risolvere le controversie più spinose sui confini terrestri dei due paesi e potenzialmente porre fine in modo più duraturo al conflitto tra Israele e Hezbollah.

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