A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS
Oggi viviamo in un mondo nel quale l'Ucraina ha (contro)invaso la Russia fino ad occupare, al momento, una superficie di territorio russo che supera di poco i 1000 Km2, ovvero un territorio vasto all'incirca quanto l’intera città di New York e dintorni. Politici ed analisti non conoscono ancora il completo significato militare dell'incursione Ucraina nell'Oblast di Kursk, che sottolinea per la prima volta che truppe di un’altra nazione occupano territorio russo dai tempi della Seconda guerra mondiale. Ma a giudicare dalla risentita risposta iniziale del Cremlino, nella quale il presidente russo, Vladimir Putin, e altri alti funzionari del governo russo hanno condannato e minimizzato l'offensiva definendola riduttivamente come un "attacco terroristico" e/o una "provocazione armata". Le ricadute politiche promettono invece di essere di enorme levatura nel medio tempo. Questo accade in quanto l'invasione e l'occupazione di territori dell'Oblast di Kursk rappresentano la terza e grande umiliazione militare subita dal Mosca da quando ha lanciato il suo assalto su vasta scala all'Ucraina nel febbraio 2022.
La prima umiliazione: febbraio-settembre 2022
In primis, in questa data, si è verificata la rotta delle forze russe nella battaglia di Kiev nella fase iniziale dell'invasione dell'Ucraina da parte di Putin.
Ha fatto scalpore l'imbarazzante ritiro delle forze russe giunte alla quasi periferia della capitale ucraina nel marzo 2022, rapidamente seguito da ulteriori umiliazioni militari, quali l'affondamento della grande nave ammiraglia della flotta russa del mar Nero, la Moskva, nell'aprile 2022. E qualora si pensasse che non potesse andare peggio per la Russia che perdere la sua nave ammiraglia in una guerra in prevalenza terrestre a favore di un paese praticamente privo di una marina militare, ci si sbagliava grandemente anche qui.
A settembre e ottobre 2022, l'Ucraina ha lanciato alcune controffensive lampo per liberare ampie fasce di territorio occupato dai russi nelle regioni di Kharkov e Kherson. Il risultato di queste prime umiliazioni fu, in mancanza di un termine migliore, l’isolamento politico di Putin nel vasto ambito internazionale.
Quando la Russia lanciò la sua invasione all'inizio del 2022, la maggior parte degli analisti riteneva che la guerra sarebbe finita nel giro di poche settimane. Ma alla fine del 2022, la macchina da guerra russa non sembrava più di natura invincibile, anzi, sembrava piuttosto fallibile e battibile. E Putin sembrava valere molto meno come leader e stratega in politica.
La pessima performance delle Forze armate russe nel 2022 ha indebolito Putin a livello nazionale e ha diviso l'élite russa in falchi, che non volevano altro che la completa conquista di Kiev, e cleptocrati, che volevano tornare allo status quo prebellico. Le forze ucraine hanno impedito la completa conquista della Russia, mentre Putin ha continuato a isolare e impoverire il suo paese, e quindi nessuno dei due gruppi poteva considerarsi soddisfatto. Il quale ha preparato il terreno per la successiva umiliazione di Putin.
La seconda umiliazione: giugno-agosto 2023
La seconda grande umiliazione militare di Putin non è arrivata per mano dell'Ucraina, ma all'interno della sua cerchia ristretta.
L'ammutinamento del giugno 2023 da parte di Yevgeny Prigozhin e del suo esercito mercenario collegato al Cremlino, il Wagner Group, ha esposto profonde crepe nell'élite politica russa, nonché la vacuità e la degenerazione della linea di comando e gestione interna delle Forze armate russe. Il fatto che Prigozhin, amico intimo di Putin sin dagli anni Novanta, abbia lanciato un’azione di ribellione contro il Cremlino ha illustrato i pericoli della " politica estera del capitale di rischio" di Putin, che esternalizza compiti militari e di sicurezza chiave ad improbabili attori del settore privato.
Evidentemente, tali reti informali di patronato interno, nelle quali Putin è l'arbitro supremo, funzionano bene solo quando il leader russo è forte. Quando invece Putin è debole, può portare a eventi come il pericoloso ammutinamento del Wagner Group.
E un dato di fatto - sconvolgente che accada in una nazione sovrana come la federazione Russa - che Prigozhin sia riuscito ad assumere il comando e controllo della città di Rostov sul Don, accolto nientemeno che da eroe, e a marciare con i suoi mercenari Wagner verso nord, fino alla periferia di Voronezh, a circa trecento miglia a sud di Mosca, ha ulteriormente indebolito, anche di fronte ai suoi, l'aura di onnipotenza che ufficialmente circondava Putin.
Prigozhin ha pagato un prezzo elevatissimo per il suo ammutinamento: è morto a seguito di un incidente aereo insieme ad altre nove persone, tra i quali il co-fondatore di Wagner, Dmitry Utkin, il 23 agosto 2023.
L'incidente non è stato un incidente, ma, secondo alcune credibili fonti di intelligence occidentali, un assassinio in piena regola organizzato da Nikolai Patrushev, storico collaboratore di Putin.
La seconda umiliazione di Putin non ha solo approfondito le divisioni all’interno delle élite al potere in Russia ed evidenziate dall'invasione dell'Ucraina. Ha anche messo in luce la debolezza fondamentale delle forze armate nello svolgimento della loro missione principale, che rimane quella di proteggere la propria patria.
E questo, a sua volta, ha preparato il terreno per la più recente umiliazione di Putin.
La terza umiliazione: agosto 2024
L'invasione dell'Oblast di Kursk da parte delle Forze armate ucraine, concepita, pianificata ed eseguita in assoluta segretezza, è stata uno shock per il Cremlino e ha trasformato all'istante l’intera narrazione della guerra.
Dalle rese di massa delle truppe russe impreparate e in inferiorità numerica, all'evacuazione caotica dei civili, fino alla continua avanzata delle forze ucraine in territorio russo, l'operazione Kursk ha messo in luce la debolezza non solo delle Forze armate russe, ma anche le strutture stesse dello Stato russo.
Il contratto di Putin con i cittadini
Nel corso del suo governo durato più di due decenni, il contratto sociale del regime di Putin con la società russa si è basato sul ripristino della grandezza politica perduta e sul ristabilimento dell'”impero”.
Ma oggi sembra aver fallito nel raggiungere la più elevata responsabilità di uno stato ovvero quella di proteggere il suo territorio e i suoi cittadini dall'invasione straniera.
Si aggiunga la voce che Putin abbia incaricato una delle sue ex guardie del corpo, Aleksei Dyumin (che alcuni canali Telegram russi hanno soprannominato il "ministro ombra della difesa" della Russia), di porre fine all'offensiva transfrontaliera dell'Ucraina, suggerisce che il panico è già nell'aria e che il ministro della Difesa di recente nomina, Andrei Belousov, potrebbe non essere all'altezza del proprio compito.
L’audacia degli ucraini
Le ricadute militari dell'audace invasione della Russia da parte dell'Ucraina non sono ancora del tutto chiare.
Attualmente l'Ucraina avrebbe alcune opzioni raggiungibili:
- può provare a mantenere il territorio che ha conquistato
- può ritirarsi in posizioni più difendibili all'interno della Russia
- può ritirarsi in Ucraina dopo aver messo in forte imbarazzo il Cremlino.
Putin, nel frattempo, deve affrontare la difficile scelta se spostare le truppe dal fronte meridionale dell'Ucraina orientale per cercare di riprendersi il territorio russo nella regione di Kursk.
Conclusione
Indipendentemente da come questo potrà svolgersi militarmente, il danno politico è definitivamente fatto, ed è radicato nella natura stessa della politica russa. Sotto Putin, lo stato russo è diventato, in sostanza, una sorta di sindacato del “crimine organizzato”. La sua logica interna, i suoi processi istituzionali, la sua struttura di incentivi e il suo comportamento assomigliano molto a quelli di una famiglia mafiosa. E il momento più pericoloso e destabilizzante per un sindacato del malaffare accade quando il proprio capo è o appare debole, come lo è Putin in questo momento.
"VIRTVS SVDORE ET SANGVINE COLENDA EST"
La virtù si coltiva con il sudore e il sangue
Seneca
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