Il diritto all’istruzione in Afghanistan

  RAISE
  Rebecca Scaglia
  28 March 2021
  3 minutes, 49 seconds

Il rapporto Preserving Hope in Afghanistan: Protecting children in the world’s most lethal conflict dell’UNICEF (United Nations International Children’s Emergency Fund), datato dicembre 2019, racconta che:

- 3,8 milioni di bambini afghani hanno bisogno di assistenza umanitaria;

- 1 ragazza afghana su 3 si sposa prima di compiere 18 anni;

- 3,7 milioni di bambini afghani in età scolare sono fuori dal sistema educativo;

- 600.000 bambini afghani sotto i 5 anni soffrono di grave malnutrizione;

- il 30% dei bambini afghani è coinvolto nel lavoro minorile;

- ogni anno 400.000 giovani afghani entrano nel mercato del lavoro, ma in gran parte privi delle competenze professionali richieste.

Gli obiettivi che l’UNICEF si è prefissata per arginare e, con il tempo, eliminare gli effetti indiretti, ma altrettanto disastrosi, della lacerante guerra quarantennale combattuta nelle terre dell’Afghanistan riguardano l’istruzione, la salute, la malnutrizione e l’acqua potabile.

Per quanto concerne l’istruzione, all’incirca la metà dei bambini afghani – 3.7 milioni – tra i sette e i diciassette anni non sta frequentando la scuola.

Per la prima volta dal 2002, nel 2018 il numero di bambini che si sono allontanati dalla scuola è aumentato e ciò per molteplici ordini di ragioni: a causa del conflitto tuttora in corso e del complessivo peggioramento delle condizioni di sicurezza nel Paese; in conseguenza alla povertà dilagante; e, purtroppo, anche a fronte delle discriminazioni di genere profondamente radicate in tutto il territorio afghano, in particolare nelle regioni di Kandahar, Helmand, Wardak, Paktika, Zabul e Uruzgan. Dallo studio condotto dall’UNICEF, infatti, è emerso che le ragazze rappresentano ben il 60% della popolazione minorile esclusa dal sistema scolastico e che, nelle province più colpite dal fenomeno discriminatorio, fino all’85% delle bambine non sta frequentando la scuola.

Peraltro, anche sfollamenti e matrimoni precoci contribuiscono a sgretolare le opportunità educative dei bambini afghani. Matrimoni precoci che, ancora una volta, colpiscono con una frequenza decisamente maggiore le bambine. Infatti, una ragazza afghana su tre si sposa prima di compiere i diciotto anni.

Tuttavia, sebbene i dati soprariportati siano obiettivamente preoccupanti, è confortante sapere che il governo afghano ha cercato di promuovere l’istruzione nel Paese, quanto meno quella di base, tramite l’iniziativa “Community-Based Education” (CBE). Il progetto ha lo scopo di adibire all’insegnamento alcuni luoghi, tra cui strutture comunitarie, moschee e abitazioni, in modo tale da permettere anche ai bambini che vivono nelle aree più vulnerabili del Paese – cioè, più spesso, le zone rurali – di frequentare la scuola.

Risulta infatti necessario promuovere nuove opportunità di apprendimento precoce, valorizzando un'istruzione basata sulle comunità e dei programmi di studio rapido.

In particolare, la possibilità di svolgimento delle lezioni presso le abitazioni sarebbe di grande aiuto agli studenti, a maggior ragione alle bambine: si ridurrebbe, così, l’insicurezza connaturata al compimento del percorso verso la scuola, imputabile sia all’eventualità del verificarsi di incidenti legati al conflitto, sia al pericolo di subire molestie o abusi.

Altri obiettivi di fondamentale importanza ai fini di garantire il diritto all’istruzione delle bambine e ragazze afghane sono:

  • l’utilizzo di strutture educative femminili conformi agli standard minimi di sicurezza e di salute, dunque provviste di bagni e acqua potabile;
  • l’assunzione di un numero maggiore di insegnanti donne.

Le condizioni in cui versano le studentesse afghane, infatti, sono ormai insostenibili.

A riguardo, a titolo esemplificativo, si ricorda che agli inizi del mese di marzo di quest’anno il governo afghano aveva emanato il divieto, nei confronti delle studentesse afghane di età superiore ai dodici anni, di cantare in pubblico e, nello specifico, di fronte all’insegnante di canto, qualora fosse un uomo.

È agghiacciante che, nell’ambito di un sistema scolastico già fortemente discriminatorio come quello afghano, sia stato lo stesso governo ad emanare tale provvedimento. Tuttavia, le ragazze afghane si sono rifiutate di subire tale abuso e, in massa, hanno postato su Twitter una grande quantità di video in cui cantavano, lanciando l’hashtagIAmMySong”. In pochi giorni, il divieto è stato ritirato.

Nonostante il contesto ostile, sono stati rilevati anche progressi importanti. I tassi di abbandono scolastico sono piuttosto bassi: l’85% dei bambini e delle bambine che iniziano la scuola primaria arrivano a completarne il percorso e addirittura il 94% dei ragazzi e il 90% delle ragazze completano tutti gli anni della scuola secondaria inferiore.

Inoltre, il tasso di alfabetizzazione dei giovani del Paese, aventi tra i quindici e i ventiquattro anni, è aumentato del 54% rispetto al 2017.

Fonti liberamente consultabili:

- Afghanistan, ancora quasi metà dei bambini senza scuola | UNICEF Italia

- 1607938918-afg-report-oocs2018.pdf (datocms-assets.com)


A cura di Rebecca Scaglia

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