Nel cuore dell’Asia, le grandi città crescono a ritmi vertiginosi. Ma dietro lo sviluppo economico si nasconde un intreccio sempre più fragile tra urbanizzazione, crisi climatica e disuguaglianze sociali.
Nel corso degli ultimi quattro decenni, le economie in via di sviluppo dell’Asia hanno registrato una notevole crescita economica, accompagnata da un’urbanizzazione di portata e velocità senza precedenti.
Terreni agricoli, zone costiere e aree ecologicamente fragili sono stati sacrificati per fare spazio a nuovi insediamenti. La cementificazione massiccia altera gli equilibri idrologici, aumentando la vulnerabilità a inondazioni e ondate di calore. La crescita urbana, anziché essere pianificata, spesso segue logiche speculative che accentuano le disparità territoriali.
Allo stesso tempo, sul fronte demografico, queste città sono il polo di attrazione di forti flussi migratori interni, alimentati da promesse di lavoro e progresso. Tuttavia, l’afflusso costante di nuovi abitanti si scontra con una realtà fatta di occupazione precaria, salari bassi e condizioni di vita spesso degradate. Le periferie si gonfiano di insediamenti informali dove la pressione demografica esaspera l’impatto ambientale: mancanza di servizi igienico-sanitari, gestione inefficiente dei rifiuti e vulnerabilità estrema agli eventi climatici.
Questa combinazione di degrado ambientale e tensioni demografiche genera un circolo vizioso: più cresce la popolazione urbana, più si consuma suolo e si deteriorano le risorse naturali, mentre l’assenza di pianificazione sostenibile amplifica le disuguaglianze e riduce la qualità della vita.
In particolare, Tokyo, Delhi, Shanghai e Dhaka sono città che rappresentano il cuore pulsante dello sviluppo economico dell’Asia, ma dietro le quali si celano sfide sempre più complesse legate al cambiamento climatico, all’invecchiamento della popolazione e allo sviluppo urbano non pianificato. Secondo un nuovo rapporto della Commissione Economica e Sociale per l’Asia e il Pacifico (ESCAP) delle Nazioni Unite, le megalopoli asiatiche rischiano di passare da simboli di progresso a fattori di retrocessione economica.
Tra i sintomi più evidenti della crisi climatica vi è il caldo estremo che colpisce le metropoli asiatiche. L’“urban heat island effect”, l’effetto isola di calore, trasforma interi quartieri in forni soffocanti, con impatti devastanti per gli anziani e chi vive in insediamenti informali.
Nel solo periodo 2000–2019, quasi la metà delle morti globali legate al calore si è verificata in Asia e nel Pacifico. E la situazione è destinata a peggiorare. Con sempre meno spazi verdi e temperature in aumento, le città rischiano di diventare invivibili.
Alcune, però, provano a reagire. A Shanghai, ad esempio, è stato introdotto un sistema di monitoraggio in tempo reale delle inondazioni in un’area di oltre 1.200 km², per migliorare la risposta delle autorità locali.
Contrariamente alla narrativa che descrive l’Asia come una regione giovane e dinamica, molte delle sue grandi città stanno invecchiando rapidamente. In Giappone, Corea del Sud e Cina, il calo della natalità e l’aumento dell’aspettativa di vita stanno modificando radicalmente la demografia urbana.
Entro il 2050, si stima che il numero di over 60 nell’area Asia-Pacifico raggiungerà 1,3 miliardi. Questo impone sfide complesse: adattare i trasporti pubblici, garantire servizi sanitari adeguati, e proteggere economicamente una popolazione sempre più vulnerabile.
Il problema è reso ancora più urgente dal fatto che il 40% degli anziani non riceve alcuna forma di pensione, una condizione che colpisce soprattutto le donne, spesso escluse dal lavoro formale. Molti anziani sono così costretti a lavorare oltre l’età pensionabile, spesso in settori informali e privi di tutele.
Inoltre, mentre il centro si espande, le periferie esplodono. L’aumento dei prezzi delle abitazioni, combinato a salari stagnanti, sta spingendo milioni di persone verso insediamenti informali. Questi quartieri, spesso esclusi dalla pianificazione ufficiale, mancano di infrastrutture, servizi essenziali e protezione contro gli eventi climatici estremi.
Le disuguaglianze urbane non sono solo sociali, ma ambientali: chi vive nelle aree più povere è anche il più esposto ai rischi.
Le grandi città asiatiche sono specchi anticipatori del futuro urbano globale. Se ignoriamo i segnali di stress attuali, ambientali, demografici e sociali, ci troveremo a fronteggiare crisi sempre più difficili da contenere. Ma le soluzioni esistono: innovazione urbana, pianificazione sostenibile, inclusione sociale.
Con le giuste scelte, queste città possono diventare laboratori di resilienza. Senza, rischiano di trasformarsi da motori di crescita a epicentri di instabilità.
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L'Autore
Adele Mutti
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Megalopolis Sustainable cities città sostenibili SDGs isole di calore Pollution invecchiamento demografico